di Vincenzo
Paliotto
Si
gioca una bella fetta di credibilità il calcio italiano nel turno preliminare
che potrebbe spalancare ad un’altra formazione della Serie A le porte della
Champions League. Dopo il buon comportamento in Europa dei nostri club nella
passata stagione, si attende in qualche modo una nostra conferma. Anche se dopo
il tonfo nei preliminari di Europa League della Sampdoria, la Lazio di Pioli
pare attesa ad un compito ancora più arduo, quello di sbarrare la strada ai
tedeschi del Bayer Leverkusen, squadra abituata ai palcoscenici internazionali
ed in buona saluta dal punto di visto tecnico ed economico, dettaglio di non
poco conto per le dimensioni del calcio attuale.
Plastic
club. Fondato
nel 1904, il club di Leverkusen ha sempre vantato il suffisso di Bayer, in
quanto da sempre è la squadra di una delle più note case farmaceutiche al
mondo. Per questo negli ambienti della Bundesliga ha spesso subito la scomoda
etichetta di “plastic club”, nel senso di club senza troppa tradizione
calcistica. Ma, a differenza di un franchising calcistico in piena regola come
quello instaurato di tori della Red Bull a Salisburgo e a Lipsia, l’attività
calcistica del Bayer nacque effettivamente come supporto ludico e sportivo agli
operai della casa farmaceutica, così come avvenne in casi analoghi per la
Philips ad Eindhoven e per la Peugeot a Sochaux. Il Bayer ha sfiorato 5 volte
il titolo, arrivando secondo, ha perso una finale di Champions League nel 2002
contro il Real Madrid, e si consola con una Coppa UEFA alzata al cielo nel 1988
ed una Coppa di Germania vinta nel 1993. Tuttavia, questi resteranno dettagli
al momento di scendere in campo. Il nuovo allenatore Roger Schimdt, 46enne
arrivato nel 2014 dalla Red Bull di Salisburgo, vanta un passato agonistico di
poco conto, con diffuse presenze nel Verl, il Lippstadt ed il Paderborn. Poi ha
iniziato ad allenare nel 2004 il Delbrucker, passando poi al Preussen Munster,
al Paderborn, prima di approdare in Austria, vincendo campionato e coppa nel
2014. Al primo anno a Leverkusen ha raccolto un buon 4° posto.
Giulio Donati |
La
storia di Giulio.
Il 25enne italiano Giulio Donati è una delle colonne di questa squadra, ma già
dal 2013. Costituisce una delle storie più strane e contorte del nostro calcio.
Non a caso questa storia curiosa appartiene all’Inter, società in grado di
scoprire talenti per poi farseli clamorosamente sfuggire. Nato nell’Inter,
Donati però non ha mai trovato spazio, se non nel Lecce, il Padova ed il
Grosseto, dove quelli della Bayer andarono a prelevarlo. Con 26 presenze nell’Under
21 italiana, i tedeschi ne scoprirono talento e caratteristiche e quando
qualcuno penso di riportarlo in Italia, il suo cartellino costava già
tantissimo.
Il
precedente.
La Lazio ha già affrontato i farmaceutici nella sua storia europea. Era nel
primo girone della Champions League del 1999/2000. Era una Lazio strepitosa:
Sven Goran Eriksson in panchina, uno svariato numero di campioni in tutte le
zone del campo (Salas, Boksic, Mihajlovic, Simeone, Nesta, Stankovic, Mancini etc.)
e soprattutto i soldi, tantissimi, di Sergio Cragnotti, che fece della Lazio
uno dei terminali del suo impero economico. I biancocelesti rimediarono due
pareggi, entrambi per 1-1. In Germani segnarono Neuville e Mihajlovic, mentre a
Roma Nedved e Kirsten. Anche il Bayer Leverkusen era un’altra squadra, con il “puma”
brasiliano Emerson e quell’Ulf Kirsten, che dopo caterve di gol dall’altra
parte del Muro, approfittò del professionismo per fare tanti gol in Bundesliga.
C’era anche Gresko, ma meglio non ricordarlo agli interisti. La Lazio comunque
passò il turno, mentre il Bayer fu relegato in Coppa UEFA.
Pioli indica la via per l'Europa |
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