di Vincenzo Paliotto
Mai nessuna storia nel mondo del calcio fu più
triste di quella di Hector Cuper. Nessun copione drammatico avrebbe prospettato
mai un finale così traumatico per l’allenatore di calcio che ebbe nel destino
di giungere sempre 2°. Triste, solitario
y finàl direbbe alla sua maniera Osvaldo Soriano. Ed il tecnico argentino
Cuper rispettò pienamente questa consegna. Arrivò all’Inter nell’estate del
2001 dal Valencia, ma in oltre dieci anni di carriera in precedenza aveva già
raggiunto numerose volte il 2° posto. Nel ’98 era giunto alla finale della Copa
del Rey perdendola alla guida del Maiorca, quindi nel ’99 fu battuto nella
finale della Coppa delle Coppe per mano della Lazio sempre con la squadre delle
Baleari e giunse 2° anche nella finale della Champions League per ben due volte
al timone del Valencia, battuto dal Real Madrid nel 2000 e ai rigori dal Bayern
Monaco nel 2001. In precedenza era stato per quattro anni sulla panchina
dell’Huracan Avellaneda (giungendo 2° nel Clausura del ’94) e per altre quattro
stagioni su quella del Lanùs, prima di approdare in Europa. Con il Lanùs aveva
vinto nel ’96 il suo unico trofeo, la Copa COMNEBOL.
Nato a Chabas in argenitna nel ’55, risucì
comunque ad impostare la sua Inter con il piglio tattico giusto. I
nerazzurri risultarono a lungo la
squadra più equilibrata del campionato, pur soffrendo in parte la marcia della
roma e l’exploit del Chievo Verona. Tuttavia, alla 28esima battendo per 3-1 la
Roma a San Siro, l’Inter ancora una volta andò in testa in solitaria in
campionato e quel primato sembrava essere al sicuro. Ma un’incredibile
sconfitta interna con l’Atalanta ed un pareggio subito all’ultimo minuto al
Bentegodi dal Cheivo sembrò vanificare il tutto. Nel frattempo era rientrato anche
Ronaldo e nella partita interna della
33esima la squadra di Cuper battè 3-1 il Piacenza, con gol di Cordoba, Ronaldo
e Recoba, dopo il momentaneo pareggio di Matuzalem.
Nell’ultimo turno del 5 maggio del 2002
l’Inter conservava il suo piccolo vantaggio sulla Juventus e sulla Roma e
doveva essere ospite della Lazio a Roma. In una gara tra tifoserie e squadre
gemellate, per cui l’Inter era ormai sicura del titolo. Gli stessi tifosi
laziali non volevano vincere e festeggiare quel titolo con un’altra tifoseria
di destra a loro cara, quella dell’Inter appunto. Questa volta Cuper non
avrebbe centrato il 2° posto. Quel titolo era meritato. Infatti, l’Inter due
volte andò in vantaggio con Vieri e con Di Biagio, ma due volte fu ripresa nel
risultato da un giocatore che aveva ancora tanto da dire e non si sa perché a
quel campionato. Il ceko Karel Poborsky segnò due volte e l’Inter andò in
crisi. Infatti, nella ripresa l’ex di turno Simeone e poi Simone Inzaghi
rifinirono incredibilmente il risultato in favore della Lazio. Finì 4-2 per i
capitolini e lo Scudetto andò alla Juve, che nel frattempo aveva vinto ad
Udine. Cuper ancora una volta arrivò 2° tra lo sconforto dei suoi giocatori e
dei suoi tifosi. Tutti gli interisti passarono quel 5 maggio in lacrime. Cuper
continuò ad allenare l’Inter per una stagiuone ancora, poi finì per peregrinare
per il mondo. Questa volta quel 2° posto lo aveva segnato per sempre.
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