di Vincenzo Lacerenza (www.calciofuorimoda.blogspot.com)
Heart-Hibernian 0-7 (Edimburgo, 01/01/1973, diciannovesima giornata, Prima Divisione scozzese)
Heart: Garland, Clunie, Jefferies, Thomson, Annderson, Wood, Park, Brown, Ford, Carruthers (Lynch), Murray. All. Bobby Seith
Hibernian: Herriot, Brownlie, Schaedler, Stanton, Black, Blackley, Edwards, O'Rourke, Gordon, Cropley, Duncan. All. Eddie Turnbull
Marcatori: O' Rourke 9', 56', Gordon 15', 75', Duncan 26', 37', Cropley 35'.
Con Glasgow epicentro del calcio scozzese, timidamente incalzata dalla sola Aberdeen, ad Edimburgo, capitale politica e amministrativa delle terre al di quà del Vallo di Adriano, restano da spartire, almeno calcisticamente parlando, soltanto le briciole. Nel torneo '71-72, manco a dirlo, monopolizzato dal Celtic, al settimo trionfo consecutivo, le compagini capitoline devono ancora una volta accontentarsi: l'Hibernian si rende protagonista di un'ottima stagione e chiude al quarto posto, mentre per gli Hearts of Midlothian, i trentanove punti affastellati e la sesta piazza occupata al termine delle ostilità, sono anche più di quanto si potesse desiderare in avvio. L'anno successivo qualcosa sembra poter cambiare: i Celts, ingordi di successi, appaiono meno cinici e devastanti rispetto al passato. Non di rado incappano in scivoloni, permettendo alle inseguitrici di assottigliare i margini, favorendo così una maggiore partecipazione alla lotta per lo scettro scozzese.
Ad inserisi nella corsa al titolo, per la stagione 1972-73, ci sono anche gli Hibs: acquisti mirati, fame di vittorie e gambe che girano a mille all'ora, sono gli ingredienti della ricetta biancoverde per tentare di rivoluzionare i rapporti di forza con Glasgow. Non restano a guardare nemmeno gli Hearts: i Maroons, l'altra faccia della medaglia edimburghese, veleggiano a metà classifica, al riparo dalle burrasche e dalle ansie della zona retrocessione. Il giorno di Capodanno del 1973, il calendario mette di fronte Hearts ed Hibernian. Si gioca al Tynecastle Park, la tana dei Maroons. Il terreno di gioco è ai limiti della praticabilità: la pioggia scrosciante che , da alcuni giorni, cade sulla capitale senza soluzione di continuità, ha reso il prato del Tynecastle simile ad un acquitrino. Sugli spalti però, a sfidare le inclementi condizioni atmosferiche, ombrellino in mano e impermeabile indosso, ci sono quasi trentaseimila cuori. Tra il fango e le pozzanghere, Hibs e Marron si guardano negli occhi.
La gloria cittadina questa volta fa solo da sfondo. Per i cattolicissimi di Edimburgo la sfida rappresenta uno snodo cruciale della stagione: solo uscendo dal Tynecastle Park con in tasca il bottino pieno, gli Hibs possono continuare a far sentire il proprio fiato sul collo del Celtic. Hanno progetti diversi gli uomini di Bobby Seith, ex tecnico del Preston North End alla guida degli Hearts dal 1970: i Jambos, consapevoli dell'importanza dell'incontro, sognano il clamoroso sgambetto ai rivali di sempre. Non andrà così. La buccia di banana, tanto bramata dai supporters degli Hearts, rimarrà confinata ad una proiezione onirica: basteranno infatti nove giri di lancette al precoce [1] Jimmy O'Rourke per ammutolire il pubblico di casa. Purtroppo per i Jam Tards, il sigillo di O'Rourke, fa solo da apripista: prima dell'intervallo trovano il bersaglio grosso anche Alan Gordon, grande ex della sfida, James Cropeley, mediano dallae belle speranze che si farà uomo in Inghilterra alla corte di Arsenal e Aston Villa, e Arthur Duncan, personaggio entrato nel gotha nel club [2], che addirittura si concede il bis.
Non paghi dell'ampia dimostrazione di forza, offerta nella prima frazione, gli uomini di Eddie Turnbull, coach che da giocatore aveva fatto parlare di sè per esser stato il primo pedatore britannico ad aver realizzato una rete in Coppa Europa, infieriscono sui ruderi dei Maroons: prima O'Rourke e poi, nel finale, Gordon, quell'anno laureatosi capocannoniere con ventisette reti, aggiornano il conto del pallottoliere, rimpinguando, se ancora ce ne fosse bisogno, il già corposo bottino. Alla fine se ne contano sette: è la sconfitta più avvilente patita dai Maroons nella stracittadina con gli Hibs. I calciatori dei Maroons sono affranti. Alcuni nascondono il viso all'interno della maglia, altri si gettano a terra, stremati e in preda allo sconforto. Hanno il morale sotto i tacchi. Qualcuno degli Hibs, in uno slancio d'umanità, prova a consolarli. Pacche sulle spalle, mani tese e qualche parolina di conforto bisbigliata nell'orecchio. Il pubblico, nonostante la pesante umiliazione subita, da esempio di cultura sportiva e applaude: si è persa una partita mica la dignità.
Eddie Turnbull invece è soddisfatto. Ma non lo da troppo a vedere: probabilmente avverte il particolare momento umano che si sta vivendo dall'altra parte. Niente urla o festeggiamenti sopra le righe. Si complimenta con i suoi ragazzi, una stretta di mano fugace con Bobby Seith, poi filato negli spogliatoi. L'obiettivo è stato centrato: i tre punti sono stati raccattati; la rincorsa al Celtic può passare alla fase successiva. Non basteranno. Nonostante la le sette pappine rifilate agli antagonisti per antonomasia, che hanno mandato in estasi l'universo Hibs, i biancoverdi non riescono a mettere le mani sul titolo: ad alzare le braccia al cielo, con tanto di hurrà sul traguardo, sono nuovamente i cattolici di Glasgow. Secondi i Rangers, sul gradino più basso del podio gli Hibs, a distanza siderale, una decina di lunghezze, dal tandem di testa. Catastrofica invece l'annata dei Maroons: la truppa di Seith peggiora il sesto posto agganciato nel torno passato, scalando a ritroso il carteggio, fino a ritrovarsi al decimo posto.
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