di Vincenzo Paliotto
La
prima volta che il loro genio calcistico si incontrò su un campo di calcio fu
in un’occasione a dir poco importante: era il 10 maggio del 1987 e in un San
Paolo stracolmo il Napoli festeggiava matematicamente il suo 1° Scudetto.
Dieguito sapeva già di essere Maradona, il N. 1 al mondo, in quanto reduce da
un titolo iridato strabiliante. Roberto Baggio dal suo canto non sapeva ancora
di essere Baggio. Era da poco rientrato da un infortunio, ma bagnò quella
partita di Napoli con un pregevole gol su punizione per l’1-1 finale. Maradona
e Baggio avrebbero scritto pagine importanti per il calcio italiano e non solo
e sarebbero stati i più amati di un calcio che non c’è più. Un calcio legato
esclusivamente alle prodezze dei giocatori in campo, un calcio ancora dedito
alla bellezza estetica del gesto tecnico, un calcio leale o quasi.
Le
sfide tra i due N. 10 avrebbero del resto goduto sempre di un certo fascino.
Maradona era l’extraterrestre del pallone effettivamente quasi inarrivabile,
Baggio l’italiano che sapeva giocare meglio al calcio, anche se molte volte
escluso da allenatori e direttori tecnici, ma soprattutto l’italiano che meglio
sapeva giocare in stile sudamericano. Era di Caldogno in provincia di Vicenza,
ma rivelò il suo talento a Firenze. Nel gennaio dell’88 il suo talento però
affogò al San Paolo di fronte ad un Napoli straripante che vinse 4-0 (un gol di
Maradona), mentre nel girone di ritorno ottenne una vittoria di prestigio per
3-2 a Firenze, che tolse definitivamente il titolo ai partenopei. Nell’88/89,
invece, il bilanco tra Dieguito ed il Divin Codino fu tutto in favore
dell’argentino con due vittorie abbastanza nette in campionato.
Poi venne la sfida del 17 settembre del 1989,
5° giornata del campionato di Serie A. Il Napoli affidato ad Albertino Bigon
era partito bene in campionato, seppur dovendo rinunciare in parte a Maradona,
arrivato in sovrappeso e con la voglia di lasciare Napoli. Non riusciva
sopportare più la pressione della città e del calcio italiano. Ma Ferlaino lo
convinse con le buone e con le cattive a restare e a non andare a Marsiglia e
Diego si presentò con qualche kilo di troppo. In quel pomeriggio di sole Baggio
cominciò a fare il Maradona all’altezza del 22’. Il suo gol era di chiaro
stampo maradoniano. Partenza in slalom e dribbling da centrocampo fino ad
arrivare nei pressi della porta di Giuliani. Inarrestabile, 1-0 per i Viola al
San Paolo. Poi lo stesso Baggio raddoppiò dagli undici metri. Maradona però era
ancora il Dio del pallone. Subentrò al 46’ a Mauro ed impose al Napoli ritmi
ossessivi. La Fiorentina si impressionò e crollò anche per sfortuna: autorete
di Pioli, pareggio roboante di Careca e gol della vittoria di Corradini a tre
dal termine. Anche il retour-match fu in favore del Napoli, gol di Luca Fusi in
trasferta.
Ma
in realtà quella sfida tra N. 10 del San Paolo sembrò non essere mai finita. In
quanto il 3 luglio del 1990 Baggio e Maradona si affrontarono finalmente anche
con la maglia della Nazionale.Era la semifinale della Coppa del Mondo. Maradona
riuscì a schierare il pubblico del San Paolo dalla sua parte: “I napoletani sanno per chi tifare. Li
insultano in tutti gli stadi e adesso vorrebbero il loro sostegno contro
l’Argentina”. Napoli non seppe dire di no al suo Dio. Azeglio Vicini,
invece, lasciò Baggio ancora in panchina, subentrò soltanto al 75’ in luogo di
Giannini. L’Argentina vinse come tutti sanno ai rigori.
Passarono pochi mesi, era il 1° settembre del
’90 e Baggio e Maradona si ritrovarono ancora al San Paolo, ma questa volta il
Divin Codino aveva una maglia diversa, quella della Juventus. Il suo passaggio
da Firenze a Torino ha fatto tanto discutere: cifra da capogiro e gran
tradimento viola verso i colori più odiati. Sarà l’ultima volta che i due geni
del calcio si sfideranno sul campo. Vinse Diego largamente per 5-1. La Juve di
Maifredi faceva acqua da tutte le parti. Maradona inventò per Careca e Silenzi.
Baggio segnò il gol della bandiera. Come dire, storie di Numeri 10.
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