martedì 10 febbraio 2015

Esterophilia: Grasshoppers-Basilea


di Vincenzo Lacerenza (www.calciofuorimoda.blogspot.com)

 
Grasshopper-Basilea 3-0 (14/04/1996, turno finale Lega svizzera, settima giornata)

Grasshopper Club:
Zuberbühler; Haas, Vega, Gren, Gämperle; Lombardo, Koller, Vogel. Ibrahim (82. Smiljanic); Erceg (60. Abdullahi), Türkyilmaz (90. Jodice). Allenatore: Cristian Gross

FC Basilea: Huber; Ceccaroni, Meier, Walker, Orlando; Cantaluppi, Nyarko, Smajic, Sutter; Okolosi (46. Zuffi), Hakan Yakin (69. Konde). Allenatore: Karl Engel

Marcatori: 32' Vega, 84' Türkyilmaz, rig. 90' Türkyilmaz

Arbitro: Serge Muhmenthaler

L'Hardturm, per lui, non aveva segreti. Prima di salire su un treno per Losanna e spiegare le ali verso una brillante carriera, aveva calcato per due anni quel terreno di gioco. Il Kreise 5 di Zurigo l'aveva respirato tra il '73 e il '75, eppure quando nel 1993 tornò, gli sembrò tutto diverso. Ma non tanto per il tempo che passa e che ineluttabilmente porta via con sè quello che è stato, tanto quanto per la situazione emergenziale che aveva trovato al suo rientro. La "Z" stilizzata cucita sul cuore l'aveva portata soltanto per due stagioni, ma tanto era bastato per fargli capire cosa significava essere un Hoppers. Per chi nasce ad Hinwil, diecimila anime e una spolverata di neve lunga tutt'un anno, daltronde la scelta è inevitabile: Zurigo o Grasshopper. Zuri o Hoppers. La working class o l'eleganza aristocratica del pallone. Una dicotomia vecchia quanto il mondo: il primo derby si era giocato niente meno che nel 1897, lo stesso anno in cui un gruppo di giovincelli del Liceo d'Azeglio fondò la Juventus. Aveva ancora i capelli, anche se leggermente stempiato, quandò si infilò tra i viali acciottolati di Kreise 5 e giocò la sua partita ufficiale con gli Hoppers. Era ormai glabro quando si sedette, nel 1993, sulla panchina dei bianco-azzurri. Erano passati vent'anni e niente era più lo stesso. Christian Gross prese il timone della squadra in uno dei periodi più bui della formazione elvetica: l'anno prima gli Hoppers avevano rischiato persino di retrocedere, riuscendo però a cogliere la ciambella di salvataggio offerta dai playout. Non erano anni felici quelli. Erano in tanti a pensare che una ventata di novità avrebbe giovato alla squadra. Ma nessuno, nemmeno i più ottimisti avrebbero pensato a quello che di lì a poco si sarebbe materializzato. I più perfidi pensarono persino ad un'operazione di marketing da dare in pasto ai tifosi delusi dalle ultime scottanti annate. Ma furono subito smentiti. Da Gross, dal Grasshoper, dai risultati. Che arrivavano a grappoli: vicecampioni al primo tentativo, titolo e fiumi di birra l'anno dopo. Ma non era finita. Si erano ormai abituati a vincere, l'annus horribilis era ormai alle spalle, ma volevano seminarlo sempre più, fino a farlo diventare un pallido ricordo. Il campionato mantenne le aspettative della piazza: i biancoazzurri conclusero, appaiati in vetta insieme al Sion, la stagione regolare. Il bello doveva ancora venire. E sarebbe venuto ai playoff, che poi non erano nient'altro che una mini-lega composta da otto formazioni, le prime della stagione regolare, dove tutte contro tutte si battagliavano lo scettro elevetico in gare di andata e ritorno, per un totale di quattordici incontri. Senza esclusione di colpi, a tutto vantaggio dello spettacolo e dell'adrenalina.
Mentre in un campionato se si sbaglia c'è modo e tempo per attutire il colpo, qui un errore può costare il titolo.


E' quello che deve aver pensato anche lui, Cristian Gross, quel 14 Aprile del 1996. Nonostante spirasse una tramontana da far battere i denti, Gross non indossava alcun copricapo. Infilò la pelata, lucida come al solito, sotto il plexiglass della panchina e iniziò a confabulare con i suoi ragazzi. Era la settima giornata dei playoff e all'Hardtum arrivava il Basilea. Un crocevia, uno snodo cruciale, posto esattamente a metà del percorso. Non era un Basilea di fenomeni, ma poteva comunque contare sull'apporto di elementi dalle indubbie qualità. C'era Hakan Yakin, il talentuoso centrocampista scovato tra le fila del Concordia, ma anche Gabriel Okolosi, duttile esterno offensivo nigeriano dotato di grande corsa che giocherà anche con lo Young Boys. Come non ricordare poi Mario Cantaluppi e il suo pizzetto, un monumento del Basilea che ironia della sorte aveva mosso i primi passi proprio al Grasshoper. E poi ancora Alex Nyarko, statuario mediano d'ebano che passerà anche per PSG e Monaco, prima di andare a svernare in Norvegia, e Admir Smajic, leggenda del Partizan Belgrando in Svizzera ormai da diverse stagioni. Il tutto sotto la supervisione di Karl Engel, ex portiere di Neuchatel Xamax e Servette passato dalla porta alla panchina. Insomma non una formazione trascendentale, ma comunque da rispettare.
E quel giorno il Grasshoper non sottovalutò la situazione. Prese sin da subito il comando delle operazioni. Ramon Vega, difensore transitato anche per la Sardegna, noto sopratutto per la plusvalenza ottenuta da Cellino con la sua cessione al Tottenham, inaugurò la contesa, infilando l'impotente Huber, rompendo così il ghiaccio su per giù alla mezzora. Non ci fu reazione, ma neanche gli Hoppers riuscirono ad espletare subito la pratica. Pascal Zuberbhuler, estremo difensore di Fraeunfeld che, qualche anno più tardi, si farà grande proprio al St. Jakob Park di Basilea, viene chiamato in causa soltanto per parate di ordinaria amministrazione. I rossoblu restano aggrappati alla sfida fino all' 84', quando Kubilay Turkilmaz, centravanti svizzero dalle evidenti origini turche, con trascorsi anche al Bologna, troverà la rete del raddoppio. Non pago, sempre l'ex Galatasaray, riuscirà anche a rimpinguare il bottino, fissando il risultato sul definitivo 3-0. Per Gross e i suoi ragazzi la stagione finirà in gloria: alla fine della fiera il Sion verrà preceduto di cinque lunghezze e il titolo prenderà ancora una volta la strada di Zurigo. Per certi versi anche l'avventura in Champions League sarà da considerare positiva. Superato con qualche affanno il preliminare con gli israeliani del Maccabi Tel Aviv, gli elvetici verranno inseriti nel gruppo D assieme ad Ajax, Real Madrid e Ferencvaros, dove raggranelleranno soltanto due punti. Gli Hoppers non godranno di miglior fortuna nella coppa nazionale, dove sarà il San Gallo, all'altezza degli ottavi di finale, a sbarrargli la strada. Si spingerà fino ai quarti invece il Basilea, estromesso dalla competizione per mano del Neuchatel Xamax.

 

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