La pazza esultanza della Lazio |
di Vincenzo
Paliotto
Tante leggende collaterali si narrano intorno
alla prima Lazio scudettata del ’74. La squadra di Chinaglia e compagni era
capace di fare notizia e la differenza non soltanto su un campo di calcio, ma
spesso e volentieri anche lontano dallo stesso. Era la squadra dei clan, quello
dei leader Chinaglia e Wilson, la squadra che amava le risse, la squadra i cui
giocatori avevano una smodata passione per le armi da fuoco (una strana moda
introdotta da Sergio Petrelli) e la squadra di calciatori a cui piaceva votare
a destra (Martini in realtà fu deputato di Alleanza Nazionale, in molti poi non
avevano simpatie così particolari). Ma era anche la squadra capace di mettere
alle corde qualsiasi avversario sul rettangolo verde. E la Lazio di Maestrelli,
grande maestro di calcio e di vita che venne scelto nel ’71 soprattutto perché
aveva un ingaggio basso, dopo aver sfiorato il titolo nel 1973 addirittura nei
panni della neopromossa, nel 1974 stava così per coronare il suo grande sogno
tricolore. La formazione capitolina era stata tra le protagoniste assolute già
nel girone di andata ed il match contro il Verona si presentava come un’occasione
ghiottissima per allungare il passo in classifica sull’inseguitrice Juventus.
Ma
quel 14 aprile del 1974 il Verona di Giancarlo Cadè aveva deciso almeno in
parte di giocare un brutto scherzo alla compagine laziale. All’8’ un’autorete
di Bet portò in vantaggio i padroni di casa, ma l’eccessiva sicurezza dei
biancocelesti e la loro deficitaria precisione di quel giorno in zona-gol favorirono
un insperato ritorno in partita degli scaligeri. Zigoni impattò alla metà della
ripresa, mentre una malaugurata autorete di Oddi portò addirittura in vantaggio
i veneti.
Il gol del sorpasso di Nanni |
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