Josè Guimarães Dirceu |
di Vincenzo Paliotto
In Italia è molto sentita, comunque, in tutti gli ambiti sociali
e non la dura contrapposizione tra il
Nord ed il Sud del paese, che nel calcio inevitabilmente sfocia in un vero e
proprio razzismo da stadio. Per i settentrionali quelli del Sud sono i “terroni”
per le loro origini economicamente più povere ed un tenore di vita più
precario, mentre i meridionali etichettano quelli del Nord come “polentoni” per
il loro clima freddo e nebbioso, ma anche per la freddezza del loro stesso
carattere. Tuttavia, ha sempre prevalso in ogni caso una maggiore
discriminazione da parte delle tifoserie del Nord verso quelle meridionali. Nel
panorama calcistico la sfida che meglio rappresenta nella realtà l’odio tra il
Nord ed il Sud è senza dubbio Napoli-Verona. I partenopei, del resto, sono in
un certo senso l’emblema del Meridione e simbolo di una città per molti versi
fuori dalla regole per l’indole dei suoi abitanti e dei suoi costumi. Verona,
invece, si erge, anche per la scelta di certi suoi politici, come città avamposto
del razzismo.
Le due tifoserie
cominciarono ad essere rivali a partire dalla finale di Coppa Italia che si
giocò a Roma nel ’76 e vinta largamente dal Napoli per 4-0. Già nell’occasione
non mancarono contatti tra il foltissimo numero di napoletani ed i coriacei
scaligeri, che si identificavano come una delle tifoserie al tempo più evolute
in Italia. Infatti, il fenomeno ultras era approdato a Verona in maniera
precoce ed anche all’avanguardia rispetto alle altre piazze italiane. Nel 1971,
infatti, erano sorte le Brigate Gialloblu,
che si appropriarono di un marchio british
già dai primi anni della loro esistenza. Gli scaligeri avevano tratto uno
spunto importante in occasione di una trasferta a Londra a Stamford Bridge
contro il Chelsea nel quadro del Torneo Anglo-Italiano. La visita londinese gli
aveva consentito di ammirare da vicino la grande scuola del tifo d’Oltremanica.
Tuttavia, anche in occasione dell’incontro dell’Olimpico la rivalità era
rimasta in qualche modo contenuta. Lo sfondo razzista non era ancora emerso
nelle file della tifoseria scaligera. La rivalità tra le tifoserie scaligere e
partenopee, comunque, si acuì negli Anni Ottanta, soprattutto nel corso delle
trasferte dei partenopei al Bentegodi. La strada che conduceva dalla stazione
ferroviaria allo stadio veronese (proprio nei pressi del Bar Bentegodi) era
teatro di duri scontri corpo a corpo tra le opposte fazioni. In molti casi i
gialloblu erano spalleggiati anche dai laziali e dai triestini, tifoserie
politicamente a loro vicine. Nell’83/84 la Curva Sud veronese espose il primo
striscione anti-napoletano dopo il passaggio del brasiliano Dirceu dall’Hellas
al Napoli: “Ora non sei più straniero,
Napoli ti ha accolto nel continente nero”. Ma la scritta offensiva passò
quasi in secondo piano. Gli attriti si acuirono pesantemente nella stagione
successiva con il Napoli seguito a Verona da ben 15.000 tifosi, occasioni in
cui non mancarono gli insulti facendo riferimento al terremoto e al Vesuvio.
Tuttavia, un gruppo di tifosi napoletani invase il terreno di gioco del
Bentegodi il 10 settembre del 1989, andando a sfidare sotto la loro curva i
tifosi di casa. Una partita decisa in favore del Napoli dai gol di Massimo
Mauro (proprio colui che attraverso Sky
è in aperta polemica con Benitez ed il Napoli) e Careca su rigore, a cui
replicò soltanto l’uruguagio Gutierrez. Una partita che spedì il Napoli in
vetta alla classifica ed il Verona invece in basso alla graduatoria. Del resto
i partenopei nell’occasione dovettero rinunciare a Maradona, rientrato da poco
a Napoli da uno dei suoi lunghi soggiorni sudamericani, al culmine di un’estate
in cui Dieguito aveva rischiato seriamente di lasciare l’Italia. Ma quel Napoli
operaio di Bigon seppe tenere alto il rendimento, attendendo il rientro
definitivo del suo campione. Alemao e Careca furono gli alfieri di un Napoli
che viaggiava verso il suo secondo titolo nazionale.
Gli stessi napoletani
negli Anni Ottanta esposero al Bentegodi uno striscione che fece il giro del
mondo: “Giulietta è ‘na zoccola e Romeo è
cornuto”, in risposta ad uno tirato fuori dagli scaligeri: “Vesuvio facci sognare”, con chiaro
riferimento ad un’eruzione da parte del vulcano. Oltretutto gli scaligeri hanno
accolto i napoletani sempre con striscioni offensivi e razzisti. In tal
proposito il compianto Massimo Troisi, dopo la vittoria del primo Scudetto del
Napoli, stigmatizzò: “Meglio essere
campioni del Nord Africa che fare striscioni da Sud Africa”. Gli sfottò
come dire fanno parte del calcio, il razzismo ci auguriamo un po’ meno.
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