Dinamo-Steaua |
Nonostante un serbatoio calcistico ancora in
grado di sfornare talenti ed anche di indubbio valore, la Romania anche questa
volta mancherà alla rassegna iridata in programma in Brasile, mentre nel paese
sotto il profilo calcistico ed economico si continua ad assistere a mutamenti
importanti. Investitori che arrivano dall’estero, insieme anche a tecnici e
calciatori. Il retaggio storico del calcio rumeno si è in parte snaturato, con
club nuovi ed in ascesa che hanno soppiantato una parte di quelli storici,
mentre continuano allo stesso modo a resistere le tradizioni con le sue
rivalità. Il movimento ultras rumeno continua a recitare un ruolo importante
all’interno del calcio nazionale. In tal caso il calcio rumeno continua a
riconoscersi, e non potrebbe essere diversamente, intorno al grande dualismo
composto dalla Steaua e dalla Dinamo, le squadre che detengono il
maggior numero di titoli e di tifosi nella storia del calcio nazionale.
Marele Derbi. Lo chiamano Marele Derby, cioè il
Derby Eterno, tra le due maggiori compagini del calcio nazionale. Del resto la
Steaua ha vinto 24 Scudetti contro i 18 della Dinamo ed entrambe recitavano una
parte di assoluto prestigio e potere anche al tempo del regime comunista,
ereditandone poi di conseguenze nel tempo tutto il blasone. Del resto la Steaua
era la squadra dell’Esercito e poi legata anche alla famigerata famiglia
Ceausescu, talmente odiata in tutta la Romania per i suoi soprusi e le sue
violenze che gli stessi tifosi della Steaua hanno tentato storicamente di
distaccarsene, mentre la Dinamo era la squadra del Ministero dell’Interno, e
quindi della polizia. I favori politici da loro goduti portarono le due squadre
ad essere in eterna competizione per il titolo nazionale, ma anche in quella di
accaparrarsi i migliori talenti sparsi nel paese. Steaua e Dinamo quasi sempre
riuscivano a dotarsi degli organici migliori e a godere di favori arbitrali e
federali, anche se non poche furono le intrusioni nell’albo d’oro di altre
squadre. Ionel Danciulescu è uno dei
tanti ad aver giocato su entrambi i versanti del Marele Derby, detenendo sia il primo dei derby giocati che di gol
segnati, ben 13 insieme a Florea Voinea,
che però aveva giocato sempre per la Steaua tra gli Anni Sessanta e Settanta.
Nonostante la rivalità accesissima diversi giocatori hanno indossato tutte e
due le maglie, anche gente importante come Bostina, Bordeanu, Bumbescu,
Cristea, Dobos, Ilie, Moraru, Catalin e Hildan Munteanu, Popescu, Stelea,
Vladoiu. Il primo a passare da una parte all’altra della capitale fu Titi
Popescu nel 1953, che aveva esordito nella Dinamo per poi accasarsi per poche
partite nella Steaua. Danciulescu è anche colui che ha segnato più gol nella
storia del calcio locale, anche più di Dudu
Georgescu, due volte Scarpa d’Oro negli Anni Settanta, e di Rodion Camataru, che invece un’altra
Scarpa d’Oro la vinse negli Anni Ottanta.
La coppa di Ceausescu. L’influenza dei suddetti Ceausescu non rimase comunque mai
troppo estranea neanche al mondo del calcio. Negli Anni Ottanta del resto la
Steaua schierò la squadra più forte mai vista in Romania. Certo che i rossoblu
non aveva gli ultras al seguito, il pubblico era costituito prevalentemente da
gente legata all’emisfero dell’Esercito, ma la passione ed il calore intorno al
club erano ugualmente alti. Qualcosa di particolare accadde comunque nella
stagione del 1987/88, in cui la Steaua dominò in campionato proprio ai danni
della Dinamo. La Steaua vinse il campionato con un solo punto di vantaggio ai
danni dei cugini della Dinamo, rimanendo oltretutto imbattuti per tutto il
campionato. Ma qualcosa di più increscioso accadde nella finale di Coppa di
Romania. Sul risultato di 1-1 (vantaggio di Lacatus e pareggio di un
giovanissimo Raducioiu) venne annullato al 90’ un gol alla Steaua siglato da Balint. L’arbitro Petrescu ne rileva un
fuorigioco. Di conseguenza quella della Steaua si rifiutarono di proseguire a
giocare ed in tutta risposta quelli della Dinamo si presero il trofeo. Accadde
di tutto, con botte tra i giocatori e dirigenti ed invasione di campo del
pubblico con incidenti di ogni tipo. La cosa più eclatante è che il giorno dopo
Ceausescu convalidò quel gol annullato alla Steaua, pretendendo l’assegnazione
a loro anche della coppa nazionale. E così fu, anche se dopo qualche anno con
la caduta del regime quella coppa vinta dalla Steaua fu riconsegnata.
La Dinamo è nata nel 1948 ed è detta la
squadra dei red dogs, i cani rossi, soprannome affibbiato alla squadra tra gli
Anni sessanta e Settanta, al tempo della militanza nel club di Radu e Ion
Nunweiler. Un cane figura anche nel logo del club ed in senso dispregiativo è
detta la “squadra dei cani” soprattutto per identificarne il senso di
appartenenza con la polizia. Nel 1995 al seguito della squadra sono nati i Dracula ed i Red Pantelimon, seguiti nel 1996 dalla Nuova Guardia. Gli ultras si
erano stabiliti quindi nella North End del loro piccolo Stadionul Dinamo,
mentre dal 2000, anno della tragica scomparsa in un incidente stradale del
giocatore Catalin Haldan, la curva
divenne la Peluza Catalin Haldan, in onore del suo giocatore. La rivalità molto
alta nei confronti della Steaua portò i supporters della Dinamo nel 1997
addirittura ad incendiare un settore del Ghencea, lo stadio degli eterni
rivali. I tifosi della Dinamo provengono
soprattutto dall’area Nord Ovest della città e sono secondo i sondaggi la
seconda squadra più amata del paese. La prima infatti è la Steaua, che domina
un po’ in tutta la Romania soprattutto in virtù di quel successo in Coppa dei
Campioni ottenuto nel 1986 a sorpresa contro il Barcellona. Unico trionfo
peraltro di una squadra rumena in campo internazionale. Nel 1995 al seguito
della Steaua nacque il primo gruppo ultras di Bucarest, l’Armata Ultra, preceduto in tutto il paese soltanto dal Commando Viola Ultra Curva Sud del
Politechnica Timisoara. La parte maggiore della tifoseria si trova intorno all’area
del Ghencea, stadio del club, nei pressi anche del fiume Dambovita.
I ferrovieri. La rivalità per quelli della Steaua è
alquanto alta anche nei confronti di un altro club di Bucarest e cioè quello
del Rapid, squadra nel 1923 intorno
alla Grivita, cioè l’associazione dei ferrovieri. Il Rapid ha vinto 3 volte il
titolo (l’ultima nel 2003) e ben 13 Coppe di Romania, ma non usufruì mai dei
vantaggi del regime comunista, anzi forse ne subì maggiormente le angherie di Steaua
e Dinamo. Nel 1940 raggiunse inutilmente la finale della Mitropa Cup, che non
potè mai disputare per l’avvento del secondo conflitto bellico. Si rifece
vincendo la Coppa dei Balcani nel 1964 e nel 1966, ma troppo poco rispetto ai
rimpianti del 2006. Stagione in cui i ferrovieri arrivarono fino ai quarti di
finale della Coppa UEFA ed eliminati per ironia della sorte in maniera discussa
proprio dalla Steaua. Si registrarono molti scontri tra le opposte tifoserie
anche in quella occasione, anche in virtù dell’antico odio nei confronti dei club
aristocratici di Bucarest. Del resto quelli del Rapid nutrono una vecchia
amicizia con i sostenitori della Politechinca Timisoara, proprio perché entrambe
rivendicano le antiche angherie dei dirigenti del regime nei loro confronti.
Tuttavia, secondo la tradizione del club e dei suoi tifosi la maggiore rivalità
che vede in lizza il Rapid è quella nei confronti del Petrolul Ploiesti. I granata giocano al Valentin Stanescu, in
memoria del miglior allenatore nella storia del club. La rivalità con il Petrolul
è nata soprattutto in occasione delle tante sfide che le due squadre sostennero
per anni soprattutto in Seconda Divisione. Oltretutto gli ultras del Petrolul
organizzano forse le migliori coreografie nel paese. I gialloblu hanno una
storia abbastanza particolare, in quanto nacquero nel 1924 come Juventus
Bucarest e giocavano nella capitale, vincendo anche diversi titoli. Nel ’52
però traslocarono a Ploiesti, forse più per motivi politici che logistici. Nel
’64 arrivò ai quarti di finale della Coppa delle Fiere, mentre nel ’66 vinse
uno storico titolo nazionale. All’inizio del 2014 il Petrolul ha ingaggiato
anche Adrian Mutu, tra i migliori giocatori nella storia del calcio nazionale,
attirato anche dai nuovi soldi tedeschi dello sponsor della Opel. A sua volta
il Petrolul ha implicato la partenza da Ploiesti dell’Astra, club che nel 1998 ottenne in passaggio in prima divisione.
Diversi scontri caratterizzarono i derby con i bianconeri sorti nel 1934 e che
quindi giocavano in città prima dello stesso Petrolul. Il nuovo proprietario
Ioan Nicolae ne predispose il trasferimento a Giurgiu nel settembre del 2012.
Con il 4° posto nel 2013 ha ottenuto il suo miglior piazzamento nella storia.
La tradizione a Craoiva. Il fenomeno ultras è ben dipanato in
tutto il paese, come a Craiova non lontano da Bucarest, dove dal 1948 gioca la Univeristatea Craoiva, squadra che ha
vinto 4 volte lo Scudetto ed in 6 occasione la coppa nazionale, in tempi in cui
vincere contro le squadre di Bucarest ed i rispettivi protettori era tutt’altro
che facile. Dopo una storia di tutto rispetto, nel 2012 è stata costretta alla
riaffiliazione dopo l’esclusione e costretta a ripartire dalla Liga II. E’ una
squadra che vanta un larghissimo numero di tifosi, che hanno ripudiato la CSU
Craiova, squadra nata per sostituirli ma senza successo. La rivalità maggiore è
nei confronti della Dinamo Bucarest, che nel 1973 gli strappò un titolo con
mezzi poco leciti. Ma sono rivali anche quelli della Steaua. Rivalità c’è anche
nei confronti del Rapid, ma questi ultimi si rivelarono al loro fianco nel 2013
al tempo della paventata esclusione dell’Univeristatea dal calcio rumeno. Gli
stessi sostenitori del Rapid boicottarono un match amichevole contro il CSU
Craiova. Club di assoluto rispetto, nel 1983 la Univeristatea arrivò fino alle
semifinali della Coppa UEFA, eliminato poi dal Benfica senza perdere per
effetto di un gol subito in casa. Negli ultimi anni gli ultras del Craiova
hanno trovato un’inedita alleanza con i tifosi del Napoli, soprattutto in
occasione di una trasferta dei partenopei a Bucarest contro la Steaua. Anzi gli
scontri provocati dagli ultras della Steaua furono alquanto cruenti. Così come
era loro capitato nel 2006 in occasione di una partita interna contro gli
irlandesi dello Shelbourne.
L’antichità di
Timisoara-Arad. Nella
parte occidentale del paese che si avvicina ai confini con l’Ungheria, invece,
la maggiore rivalità vedeva in conflitto la Politechnica Timisoara e l’UTA
Arad, compagini di grandi tradizioni, forse fin troppo. Infatti, il motivo
di maggior astio tra i due club era quello per il primato della prima partita
che si giocò nella storia in Romania. Primato che poi è stato attribuito a
Timisoara. La Poli è stata rifondata nel 2012. Il club viola era da sempre opposto al regime ed aveva vinto due volte
la Coppa di Romania. Quello dei club “defunti” nel calcio rumeno è diventato un
problema alquanto serio. Squadre che perdono la propria affiliazione, lasciando
vuoti importanti nel calcio nazionale per poi essere tra non poche difficoltà rifondate.
Cluj. Tuttavia, negli ultimi tempi il
trasformismo del calcio rumeno ha portato alla ribalta club nuovi, arrivati in
maniera persino impensabile al titolo nazionale come l’Unirea Urziceni, l’Otelul
Galati oppure il Cluj. Il CFR Cluj,
fondato nel 1907, ha vinto addirittura 3 Scudetti e 3 coppe negli ultimi anni,
facendosi rispettare anche in Europa. L’italiano Andrea Mandorlini in panchina
vi vinse qui anche un titolo. Trova, ad ogni modo, fieri avversari nei
concittadini dell’Universitatea, nati nel 1919 all’Univeristà di Medicina, e
che pure giocano in massima divisione. Rivalità abbastanza forte già negli Anni
Venti. Nel 1924 un derby addirittura fu sospeso per i troppi incidenti. Nel 2005
dei giocatori del CFR furono feriti nell’albergo dove alloggiavano a
Cluj-Napoca da sostenitori della “U”, mentre nel 2007 uno stesso supporter del
CFR di appena 15 anni fu assassinato dai rivali cittadini.
Il calcio rumeno vive una realtà al momento
difficile, tra propositi di grandezza e cambiamenti fin troppo evidenti.
Bell'articolo, molto interessante! Lacatus me lo ricordo a Firenze... Fu purtroppo, una grande delusione. ;)
RispondiEliminasi in effetti Marius Lacatus in maglia viola non rispettò le premesse con le quali si era presentato. Molto bene invece fece a Brescia il grande George Hagi.
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