di Antonio Vespasiano
LA GENERAZIONE D’ORO
Davanti la difesa la grinta e la leadership di LEONEL
ÁLVAREZ, altro grande artefice dei successi della generazione d’oro del calcio
colombiano. Segnò il penalty decisivo nella lotteria dei rigori che nel 1989
assegnò la Coppa Libertadores per la prima volta ad un club colombiano, quel Nacional
de Medellín di cui era uno dei perni insostituibili. In Nazionale ha raccolto
101 presenze (secondo in graduatoria), giocando due Mondiali. Amatissimo tra i
tifosi per l’intensità e il coraggio leonino che dimostrava in ogni partita.
Mezzo destro FREDDY RINCÓN, centrocampista atipico, senza un ruolo definito,
esuberante la sua esplosività fisica. Ottime le sue doti da intenditore, ma il
meglio lo dava in fase offensiva, dove sapeva far male grazie alla sua abilità
nei tempi di inserimento, la sua falcata potente e l’ottima tecnica di cui era
dotato. Fu un suo gol contro la Germania al 90° a spalancare le porte degli
ottavi di finale di Italia ‘90, ad oggi ancora il miglior risultato di sempre
dei “Cafeteros” in un Mondiale. Vestì la maglia del Napoli salvo poi passare al
Real Madrid e al Corinthians dove vinse da capitano il Mondiale per club del 2000.
In Nazionale disputò tre Mondiali per un totale di 84 presenze e 17 gol, due
dei quali nel clamoroso 5-0 rifilato alla Selección argentina al Monumental di Buenos Aires. Perno del gioco della Nazionale
colombiana non può che essere “el Pibe” CARLOS VALDERRAMA, icona della stagione
di maggior successo del calcio colombiano. Centrocampista dalla tecnica
sopraffina, lento di piede ma veloce di testa, padrone della zona centrale del
campo da dove calamitava il gioco. Tocchi felpati i suoi, scatti brevi assist
verticali che tagliavano in due le difese avversarie, come quello che mandò in
gol Rincón nella partita contro la Germania ad Italia
’90. Passo cadenzato, preferiva far correre il pallone piuttosto che correre
egli stesso. La sua chioma bionda e riccioluta ha fatto il giro del mondo, così
come la geometria e la genialità di alcune sue giocate, dalla quali traspariva
evidente la classe e l’intelligenza calcistica. Due volte calciatore
sudamericano dell’anno, recordman di presenze nella Nazionale colombiana (111
caps) con la quale ha giocato tre Mondiali e cinque Coppe America. Per i tifosi
di ogni latitudine resterà per sempre un idolo. In riserva ALEJANDRO BRAND, talento precoce del calcio
colombiano degli anni ’70. Efficace regista offensivo, eccellente nel controllo
di palla e nel dettare il passaggio smarcante. Notevoli erano poi le sue
capacità realizzative, con 91 gol è nella top five dei migliori marcatori nella
storia dei Millonarios, club del quale è stato uno dei
protagonisti di sempre. Con Willinton Ortíz e Jaime Morón dette vita al celebre
e spettacolare trio che fu ribattezzato BOM dalle iniziali dei tre. Altro
grande centrocampista nella storia dei “Cafetteros” è stato HUMBERTO ÁLVAREZ, in assoluto il migliore negli
anni ’50. Personalità e temperamento, dribbling secco e pulito, preciso nei
passaggi, elegante nei movimenti. Nonostante la vocazione alla costruzione del
gioco non disdegnava di concludere a rete come testimoniano gli oltre 100 gol
realizzati. Merita una menzione anche ALFONSO CAÑÓN, miglior giocatore nella storia dell’Independiente
Santa Fe, club col quale vinse tre campionati, l’ultimo dei quali, nel ’75,
proprio grazie ai suoi gol. Ottime tecnica e gran visione di gioco.
LA TIGRE COLOMBIANA
Notevole è il trio offensivo che la Colombia può schierare. Largo
a destra un giocatore che in Colombia è da sempre un mito, si tratta di WILLINGTON ORTIZ, attaccante che furoreggiava negli anni ’80 con la
maglia del Deportivo Cali prima e dell’América de Cali poi. Giocatore agile,
velocissimo, dal dribbling mortifero che padroneggiava grazia ad una tecnica
sopraffine. Partiva largo sulla fascia, di solito la destra, per poter
sfruttare il campo a sua disposizione e puntare così l’uomo in velocità. Dopo
due stagioni con il Deportivo Cali l’América batté ogni record di spesa per
accaparrarsi il suo cartellino. Con i Diavoli Rossi vinse quattro Campionati
consecutivi. Tre invece le finali di Coppa Libertadores raggiunte di fila,
senza però riuscire a portarne a casa alcuna. In Nazionale fu determinante per
la conquista della finale della Coppa America del 1975, sfortuna ha voluto che
la sua carriera si chiuse proprio quando s’apriva il ciclo della Colombia di
Maturana. Amante del gioco in sé, senza la cupidigia che ci si aspetterebbe da
una star come lui. È stato il più grande di sempre fino a che Valderrama non ne
ha oscurato la figura. Sul versante opposto la verve di FAUSTINO ASPRILLA
seconda punta tutto pepe del Parma di Scala. Attaccante molleggiato, rapido
nello stretto, imprendibile in campo aperto grazie alla padronanza di tecnica e
velocità. Giocava un calcio istintivo e un po’ anarchico ma tremendamente
efficace. In Emilia le sue capriole dopo un gol hanno fatto epoca.
Indimenticabile la sua punizione che interruppe il record di 58 partite utili
consecutive del Milan di Capello. Nel ’93 una sua doppietta al Vicente Calderón di Madrid aprì al Parma le
porte della Finale di Coppa delle Coppe poi vinta sull’Anversa. Con gli
emiliani vinse pure due Coppe Uefa e una Supercoppa Europea. Personalità sopra
le righe ma talento davvero straordinario. In Nazionale giocò due Mondiali
racimolando 57 presenze e 20 gol, compresa una bellissima doppietta
nell’indimenticabile 5-0 all’Argentina di Batistuta. Puntero offensivo è il
migliore giocatore nella storia del calcio colombiano, oggi come oggi uno dei
primi cinque centravanti al mondo, si tratta ovviamente di RADAMEL FALCAO. Predatore d’aria di rigore,
“el Tigre” ha un innato senso del gol e medie realizzative davvero strepitose.
Rapido nelle movenze il suo bagaglio tecnico è pressoché completo e il suo
killer instinct micidiale. Dopo gli inizi col River Plate si trasferisce al
Porto dove s’afferma nell’Olimpo dei migliori bomber europei. Con di Dragoni di
Villas-Boas stravince l’Europa League del 2011 realizzando ben 17 reti
(battendo così il record di Klinsmann), tra cui una quaterna al Villareal nella
semifinale d’andata e il gol al Braga che vale la vittoria finale. L’anno
seguente passa all’Atletico Madrid per oltre 40 milioni di Euro, cifra record
per un calciatore colombiano. Con i “Colchoneros” vince di nuovo da protagonista l’Europa League,
riconfermandosi pure capocannoniere della manifestazione e con una strepitosa
tripletta affossa il Chelsea nella sfida per la Supercoppa Europea. In
Nazionale, dopo la vittoria nel Campionato sudamericano under-20 del 2005, è
diventato la punta di diamante dei “Cafeteros” che sta trascinando al Mondiale
del 2014, dove sarà certamente tra i protagonisti. Primo fra le riserve è ARNOLDO IGUARÁN, centravanti che abbinava
velocità e potenza, il miglior goleador nella storia della Colombia con 25 gol
in 68 presenze. Esempio di longevità e di professionalità, Maturana lo convocò
per Italia ’90 nonostante le sue 33 primavere, era già sul viale del tramonto
ma non si poteva di certo lasciare a casa uno come lui, già capocannoniere
nella Coppa America del 1987. Uomo simbolo dei Millonarios di Bogotà con cui ha
vinto due Campionati. Altro grande giocatore del passato della Colombia è DELIO GAMBOA, lo chiamavano “Maravilla” per la
spettacolarità delle sue giocate, soprannome che si guadagnò tra i dilettanti
al quale però seppe tener fede anche dopo il suo passaggio nel calcio
professionistico. Negli anni ’60 era tra i migliori giocatori colombiani, tanto
che il Real Madrid ci aveva fatto un pensierino. Interno sinistro, ala o
centravanti, faceva della poliedricità una delle sue armi migliori. Falcata rapida,
colpo di testa puntuale e preciso. In Nazionale giocò nel ’62 il primo Mondiale
nella storia della Colombia, anche se a causa di un infortunio giocò una sola
gara. Più volte discriminato per il colore della pelle ha saputo tener duro,
facendosi amare per le sue qualità. Per l’ultimo posto a disposizione a Diego Umaña, volante creativo
degli anni ‘80, preferiamo uno dei giocatori cult dell’epoca d’oro del calcio
colombiano: ADOLFO VALENCIA meglio
conosciuto come “el Tren”, facile intuirne il motivo, lanciato in velocità con
le sue lunghe leve e la sua potenza fisica Valencia era inarrestabile proprio come
un treno. Primo colombiano a giocare in Bundesliga con la maglia del Bayern
Monaco dove vinse il titolo. Ebbe anche una parentesi italiana, alla Reggiana
ma senza gloria alcuna. In Nazionale giocò due Mondiali e la Coppa America del
’93 dove un suo gol all’Ecuador permise alla Colombia di agguantare il terzo
posto.
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