di
Vincenzo Paliotto (intervista sulle pagine di Napolissimo
novembre 2009)
Sono passati poco più di trent’anni da quel 12
settembre del 1979, giorno in cui l’azzurro Pietro Mennea stabilì un
sensazionale record del mondo sui 200 metri piani, destinato a resistere la bellezza
di quasi 17 anni. L’italiano più veloce di ogni tempo ha deciso di festeggiare
la prestigiosa ricorrenza addirittura nelle librerie, uscendo con volume bello
e di qualità dal titolo: 19’72”. Il
record di un altro tempo. Il velocista barlettano era all’epoca uno
studente di Scienze Politiche che partecipava alle Universiadi di Città del
Messico: “In effetti-parla Pietro
Mennea- questo libro racconta di un
record incredibile e di un’epoca per lo sport e per la storia sociale italiana.
In un primo momento non mi resi conto del record, non c’era il tabellone
luminoso, poi corsero tutti ad abbracciarmi”. Per uno strano destino il
record era detenuto dallo statunitense Tommy Smith, che lo aveva stabilito
proprio su quella pista nel 1968, ai Giochi Olimpici: “Una strana ma fortunata coincidenza. Mi allenai tantissimo in quegli
anni, non saltavo un allenamento. Certo poi Tommy Smith era un grande, il suo
pugno chiuso sul podio con quello di John Carlos è rimasta un’immagine indelebile
per lo sport e soprattutto la politica”. Come indelebile è rimasto il suo
record: “Non avrei mai pensato che quel
record restasse in auge per quasi 17 anni, fino al 1996, quando fu abbattuto da
Michael Johnson, che si preparava ai Giochi di Atlanta. Pensavo resistesse al
massimo pochi mesi”. Ma che ci faceva un bianco come Mennea nel regno nero
della velocità? “Lo dissi un giorno a
Mohammed Alì. Io sono bianco fuori, ma nero dentro”. Poi un giorno è
arrivato Usain Bolt e ha messo d’accordo tutti, qualificandosi oltretutto come
il simbolo dell’atletica mondiale: “Bolt
è effettivamente un fenomeno, qualcosa di straordinario. Ma non basta avere un
fisico eccezionale. Bisogna allenarsi tanto. Lo dice uno che non era un
predestinato, che ha lavorato molto per ottenere risultati incredibili”. Oggi
però l’atletica leggera italiana è in crisi, siamo tornati dai Mondiali
berlinesi senza alcuna medaglia in dote: “I
successi azzurri in ogni disciplina sono storicamente quasi sempre stati più
frutto delle individualità che dell’organizzazione. I soldi ci sono, ma sono
sperperati in maniera clamorosa. Si potrebbe fare infinitamente meglio”. Lei
ha presentato il suo nuovo libro a Salerno: “L’ho
presentato a Salerno insieme agli amici dell’AS Fioravante Polito per
perseguire congiuntamente gli obiettivi preposti dalla Fondazione Pietro Mennea
per la ricerca medico-sportiva. Un impegno importante e da rendere noto agli
sportivi e agli addetti ai lavori”. Pietro Mennea, velocità a parte, è oggi
una persona molto impegnata: scrittore di livello, testimonial e soprattutto
senza peli sulla lingua.
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