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giovedì 21 marzo 2013

Pietro Mennea, storia di un record


di Vincenzo Paliotto (intervista sulle pagine di Napolissimo novembre 2009)

  Sono passati poco più di trent’anni da quel 12 settembre del 1979, giorno in cui l’azzurro Pietro Mennea stabilì un sensazionale record del mondo sui 200 metri piani, destinato a resistere la bellezza di quasi 17 anni. L’italiano più veloce di ogni tempo ha deciso di festeggiare la prestigiosa ricorrenza addirittura nelle librerie, uscendo con volume bello e di qualità dal titolo: 19’72”. Il record di un altro tempo. Il velocista barlettano era all’epoca uno studente di Scienze Politiche che partecipava alle Universiadi di Città del Messico: “In effetti-parla Pietro Mennea- questo libro racconta di un record incredibile e di un’epoca per lo sport e per la storia sociale italiana. In un primo momento non mi resi conto del record, non c’era il tabellone luminoso, poi corsero tutti ad abbracciarmi”. Per uno strano destino il record era detenuto dallo statunitense Tommy Smith, che lo aveva stabilito proprio su quella pista nel 1968, ai Giochi Olimpici: “Una strana ma fortunata coincidenza. Mi allenai tantissimo in quegli anni, non saltavo un allenamento. Certo poi Tommy Smith era un grande, il suo pugno chiuso sul podio con quello di John Carlos è rimasta un’immagine indelebile per lo sport e soprattutto la politica”. Come indelebile è rimasto il suo record: “Non avrei mai pensato che quel record restasse in auge per quasi 17 anni, fino al 1996, quando fu abbattuto da Michael Johnson, che si preparava ai Giochi di Atlanta. Pensavo resistesse al massimo pochi mesi”. Ma che ci faceva un bianco come Mennea nel regno nero della velocità? “Lo dissi un giorno a Mohammed Alì. Io sono bianco fuori, ma nero dentro”. Poi un giorno è arrivato Usain Bolt e ha messo d’accordo tutti, qualificandosi oltretutto come il simbolo dell’atletica mondiale: “Bolt è effettivamente un fenomeno, qualcosa di straordinario. Ma non basta avere un fisico eccezionale. Bisogna allenarsi tanto. Lo dice uno che non era un predestinato, che ha lavorato molto per ottenere risultati incredibili”. Oggi però l’atletica leggera italiana è in crisi, siamo tornati dai Mondiali berlinesi senza alcuna medaglia in dote: “I successi azzurri in ogni disciplina sono storicamente quasi sempre stati più frutto delle individualità che dell’organizzazione. I soldi ci sono, ma sono sperperati in maniera clamorosa. Si potrebbe fare infinitamente meglio”. Lei ha presentato il suo nuovo libro a Salerno: “L’ho presentato a Salerno insieme agli amici dell’AS Fioravante Polito per perseguire congiuntamente gli obiettivi preposti dalla Fondazione Pietro Mennea per la ricerca medico-sportiva. Un impegno importante e da rendere noto agli sportivi e agli addetti ai lavori”. Pietro Mennea, velocità a parte, è oggi una persona molto impegnata: scrittore di livello, testimonial e soprattutto senza peli sulla lingua.

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