sabato 5 maggio 2018

Una storia da conoscere: C.S. Lebowski

di Fabio Toti

Per parlare della storia del C.S. Lebowski occorre tornare indietro alla stagione 2004/05, quando alcuni giovani ragazzi, perlopiù studenti, prendono una decisione che in seguito si rivelerà storica. Stanchi dei campionati senza sorprese con partite sempre più frequenti e noiose, ma soprattutto disgustati dalle classifiche disegnate dai diritti tv e dell’ asservimento alle leggi del mercato che avevano trasformato il loro gioco preferito in merce, decidono di cercare altrove i valori nobili ormai perduti dal calcio professionistico, quali l’amore per la maglia e la fedeltà delle bandiere. Lo fanno sfogliando il giornale e scegliendo di seguire una squadra semplicemente perché era l’ultima dell’ultima categoria, (la terza) e rimediava costantemente sonore sconfitte. Quella precisa settimana ad esempio era reduce da un pesantissimo 8-2 contro la penultima in classifica. Anche il nome poi, destava subito simpatia: AC Lebowski.

L’idea iniziale era di presentarsi al team ed avvisarli di questa trovata molto originale, ma la cosa per vari motivi non avvenne mai; così quando il gruppo di sostenitori si presentò al campo a tifare per i propri “beniamini”, alcuni dei giocatori pensarono di essere vittime di una burla. Oltretutto gli “ultras” arrivarono a fine primo tempo, poiché inizialmente si erano recati al campo sbagliato e non avevano idea neanche di quali fossero i colori sociali della loro squadra. Dopo una breve indagine vennero a sapere che l’AC Lebowski era quella con indosso le casacche grigio-nere, (perché sembra fossero le più economiche in commercio) e che erano sotto di tre gol. La partita finì di fatto con questo risultato… Con un po’ di ottimismo si potrebbe pensare  che l’apporto del tifo era servito almeno a limitare i danni.

Partita dopo partita, la squadra continuò a perdere incessantemente, ma i ragazzi non facevano mai mancare il loro supporto, anzi le presenze sugli spalti aumentavano. Nacquero così i primi gruppi: “Urban Kaos” e “Drugati”, che nel 2007 si scioglieranno e uniranno le proprie forze per formare gli “Ultimi rimasti”. (La decisione fu presa in seguito a  degli incidenti avvenuti nella trasferta di Colonnata, ingigantiti dalla stampa locale che crearono ai ragazzi non pochi problemi.) Questi sono a tutt’oggi la colonna portante dei tifo grigio-nero.

Così la squadra più debole e più piccola del campionato si ritrovò ad avere alle spalle un gruppo di ultrà organizzatissimi, che ogni fine settimana li sosteneva dai gradoni della “Curva” ribattezzata Moana Pozzi, “in omaggio alla più grande artista italiana”.

I ragazzi non si limitavano soltanto al tifo, ma tagliavano l’erba del campo prima delle partite, pulivano la sede, raccoglievano i palloni dopo l’allenamento, poi organizzavano le feste per recuperare i soldi per iscriversi al campionato e facevano le collette per autofinanziarsi il materiale sportivo.

Sono questi gli ideali e questa passione per il lato più popolare del calcio che convinsero nel 2008 un folto gruppo di tifosi della Curva Fiesole della Fiorentina ad iniziare a frequentare la curva grigio-nera e così col passare delle partite la tifoseria diventava sempre più grande, più rumorosa, più vivace, fino ad arrivare ad avere una media di 200 tifosi ad ogni partita casalinga.

Certo i risultati non cambiarono subito, ma il divertimento sugli spalti era sempre assicurato.

Il 2010 fu l’anno della svolta.

A seguito di divergenze strutturali e di ambizioni sportive differenti si ebbe una “scissione” all’interno della società. Nacque così il Centro Storico Lebowski, squadra di Terza Categoria completamente gestita dai tifosi. Il Lebowski passa quindi da essere una squadra di amici con una tifoseria al seguito a quello che è oggi, ovvero una diretta emanazione della curva, una delle prime realtà del genere in Italia. La divisione fu quindi, prima di tutto una necessità fisiologica. Il nome scelto è dovuto al fatto che tutto era nato in piazza D’Azeglio, nel centro di Firenze. Ad onor del vero, per un po’ di tempo continueranno ad esistere entrambe le squadre, (il vecchio A.C. Lebowski e il nuovo C.S. Lebowski) ma i primi avevano ormai il destino segnato.

Con gli anni nacquero anche le prime rivalità e i primi gemellaggi. Tra questi ultimi come non citare l’amicizia con i tedeschi Coloniacs, fan del F.C Köln, che spesso si presentano con una delegazione e il loro striscione alle partite della squadra toscana a sua volta ricambiati in più occasioni dai fiorentini.  
Con una passione e una spinta popolare così dilagante, arrivarono anche i risultati. Al di sopra di ogni più ottimistica previsione, i grigio-neri conquistano due titoli consecutivi che portarono i ragazzi dalla Terza, alla Prima categoria, aggiudicandosi in un’occasione anche la Coppa Provinciale. In occasione della suddetta finale di coppa, si registrarono più di 500 presenze tra i supporter. Una cifra di pura fantascienza se rapportata alla categoria che fanno del Lebowski una delle più belle realtà del panorama calcistico italiano. Tra i suoi supporter ci sono ragazzi di tutte le età tra i quali una nutrita presenza femminile e anche se sembra assurdo, un discreto numero di persone che non ha mai amato il calcio fino ad oggi a testimonianza del bellissimo clima che sanno creare gli ultras grigio-neri sugli spalti, assente nella maggioranza degli altri stadi italiani.
Nel 2015 intorno a questa favola si è aggiunta quella degli Juniores, che seguendo le orme dei “fratelli” più grandi hanno fatto proprio il loro campionato. Infatti non bisogna dimenticare che negli anni sono nate intorno alla Prima Squadra altre bellissime realtà satelliti, oltre la selezione Juniores appena citata, trovano spazio: una squadra femminile di Calcio a 5, una squadra amatoriale di calcio a 11 e ben cinque selezioni di scuola calcio (classe dal 2006 al 2010) tutte gestite grazie al grande apporto dei volontari che partecipano attivamente ai molti aspetti organizzativi, allo sviluppo e alla pianificazione dell’attività sportiva. Tutte le decisioni importanti sono frutto di un pensiero collettivo che trova la sua realizzazione mediante assemblea. Ovviamente c'è un'area tecnica che si occupa della gestione sportiva delle squadre. Grazie al grande seguito, sono arrivati anche gli sponsor, “Abbiamo accettato di averli semplicemente perché senza non potremmo esistere…ma la società è sempre molto attenta a mantenere una proporzione degli introiti, tra autofinanziamento e questi ultimi di 50 e 50, questo perché prospettive e ambizioni crescano di pari passo alla base degli associati. Decidere di fondare una società per un ultras significa in primo luogo una cosa: dare alla squadra i propri valori. Amicizia, rispetto, solidarietà, antagonismo. Significa creare uno scenario che valorizzi al massimo il tifoso. L’idea era di fare di nuovo dello stadio un punto di aggregazione per il quartiere. A proposito di stadio, fino ad oggi la squadra si è dovuta spostare più di una volta per giocare le proprie partite interne. Dal Paganelli di Novoli, allo Stadio del Galluzzo, poi a San Donnino fino a trovare una sede stabile nell’attuale al Centro Sportivo di Tavarnuzze. Nei primi anni di vita qualche partita è stata giocata anche al campo delle Due Strade.

Che il Lebowski sia una squadra “differente” lo si capisce anche dalle piccole cose. Quando, come è accaduto in più di un’occasione, l’arbitro arriva alla panchina e chiede ai dirigenti di parlare con i tifosi per far smettere di accendere i fumogeni, pena la sospensione della partita, la risposta è sempre la stessa : “signor arbitro, per noi vale la pena di non giocare più se non possiamo farlo tra il fumo delle torce”.  La squadra sarà per sempre proprietà degli ultras e dei tifosi. Allora. Quando abbiamo fatto la curva ci pigliavano tutti per il culo. Poi cinque anni dopo abbiamo fatto la società. Per provare a fare calcio come lo farebbero gli ultras. Dicevano che non saremmo nemmeno riusciti a iscriverci. Poi che non avremmo finito l’anno. Poi che non saremmo stati capaci di ripartire l’anno dopo. Poi che saremmo rimasti per sempre in terza categoria. E una volta vinta la terza, che saremmo retrocessi immediatamente. E invece non solo ci siamo iscritti ogni anno, ma abbiamo vinto terza, seconda e coppa, senza mai fare niente che non volessimo fare…”. Intanto sono infiniti gli attestati di stima  dall’Italia e del resto del mondo e tante anche le realtà che si sono lasciate ispirare da questi ragazzi. Mentre vi scrivo, il Lebowski è primo nel girone C di Prima categoria a due giornate dalla fine e Il sogno sembra non aver fine. 

1 commento:

  1. Storia di una bellezza e di un romanticismo inarrivabile.
    Mi ero imbattutto in qualche video su facebook a proposito di questa societa, non pensavo fosse gestita da Ultras genuini e "vivaci" come piace a me.
    Spettacolare.

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