Per parlare della storia
del C.S. Lebowski occorre tornare indietro alla stagione 2004/05, quando alcuni
giovani ragazzi, perlopiù studenti, prendono una decisione che in seguito si
rivelerà storica. Stanchi dei campionati senza sorprese con partite sempre più
frequenti e noiose, ma soprattutto disgustati dalle classifiche disegnate dai
diritti tv e dell’ asservimento alle leggi del mercato che avevano trasformato
il loro gioco preferito in merce, decidono di cercare altrove i valori nobili
ormai perduti dal calcio professionistico, quali l’amore per la maglia e la
fedeltà delle bandiere. Lo fanno sfogliando il giornale e scegliendo di seguire
una squadra semplicemente perché era l’ultima dell’ultima categoria, (la terza)
e rimediava costantemente sonore sconfitte. Quella precisa settimana ad esempio
era reduce da un pesantissimo 8-2
contro la penultima in classifica. Anche il nome poi,
destava subito simpatia: AC Lebowski.
L’idea iniziale era di presentarsi
al team ed avvisarli di questa trovata molto originale, ma la cosa per vari
motivi non avvenne mai; così quando il gruppo di sostenitori si presentò al
campo a tifare per i propri “beniamini”, alcuni dei giocatori pensarono di
essere vittime di una burla. Oltretutto gli “ultras” arrivarono a fine primo
tempo, poiché inizialmente si erano recati al campo sbagliato e non avevano
idea neanche di quali fossero i colori sociali della loro squadra. Dopo una
breve indagine vennero a sapere che l’AC Lebowski era quella con indosso le casacche
grigio-nere, (perché sembra fossero le più economiche in commercio) e che erano
sotto di tre gol. La partita finì di fatto con questo risultato… Con un po’ di
ottimismo si potrebbe pensare che l’apporto
del tifo era servito almeno a limitare i danni.
Partita dopo partita, la
squadra continuò a perdere incessantemente, ma i ragazzi non facevano mai
mancare il loro supporto, anzi le presenze sugli spalti aumentavano. Nacquero così
i primi gruppi: “Urban Kaos” e “Drugati”, che nel 2007 si
scioglieranno e uniranno le proprie forze per formare gli “Ultimi rimasti”.
(La decisione fu presa in seguito a
degli incidenti avvenuti nella trasferta di Colonnata, ingigantiti dalla
stampa locale che crearono ai ragazzi non pochi problemi.) Questi sono a
tutt’oggi la colonna portante dei tifo grigio-nero.
Così la squadra più debole e più
piccola del campionato si ritrovò ad avere alle spalle un gruppo di ultrà
organizzatissimi, che ogni fine settimana li sosteneva dai gradoni della “Curva”
ribattezzata Moana Pozzi, “in omaggio alla più grande artista italiana”.
I ragazzi non si
limitavano soltanto al tifo, ma tagliavano l’erba del campo prima delle
partite, pulivano la sede, raccoglievano i palloni dopo l’allenamento, poi
organizzavano le feste per recuperare i soldi per iscriversi al campionato e
facevano le collette per autofinanziarsi il materiale sportivo.
Sono questi gli ideali e
questa passione per il lato più popolare del calcio che convinsero nel 2008 un folto gruppo di tifosi della Curva
Fiesole della Fiorentina ad iniziare a frequentare la curva grigio-nera e così col
passare delle partite la tifoseria diventava sempre più grande, più rumorosa, più
vivace, fino ad arrivare ad avere una media di 200 tifosi ad ogni partita casalinga.
Certo i risultati non cambiarono
subito, ma il divertimento sugli spalti era sempre assicurato.
Il 2010 fu l’anno della svolta.
A seguito di divergenze strutturali e di ambizioni sportive differenti si ebbe una
“scissione” all’interno della società. Nacque così il Centro Storico Lebowski, squadra di Terza Categoria completamente gestita dai tifosi.
Il Lebowski passa quindi da essere una squadra di amici con una tifoseria al
seguito a quello che è oggi, ovvero una diretta emanazione della curva, una
delle prime realtà del genere in Italia. La divisione fu quindi, prima di
tutto una necessità fisiologica. Il nome scelto è dovuto al fatto che tutto era
nato in piazza D’Azeglio, nel centro di Firenze. Ad onor del vero, per un po’
di tempo continueranno ad esistere entrambe le squadre, (il vecchio A.C.
Lebowski e il nuovo C.S. Lebowski) ma i primi avevano ormai il destino segnato.
Con gli anni nacquero anche le prime rivalità e i
primi gemellaggi. Tra questi ultimi come non citare l’amicizia con i tedeschi
Coloniacs, fan del F.C Köln, che spesso si presentano con una delegazione e il
loro striscione alle partite della squadra toscana a sua volta ricambiati in
più occasioni dai fiorentini.
Con una passione e una spinta popolare così
dilagante, arrivarono anche i risultati. Al di sopra di ogni più ottimistica
previsione, i grigio-neri conquistano due titoli consecutivi che portarono i
ragazzi dalla Terza, alla Prima categoria, aggiudicandosi in
un’occasione anche la Coppa Provinciale. In occasione della suddetta finale di
coppa, si registrarono più di 500 presenze tra i supporter. Una cifra di pura
fantascienza se rapportata alla categoria che fanno del Lebowski una delle più
belle realtà del panorama calcistico italiano. Tra i suoi supporter ci sono ragazzi
di tutte le età tra i quali una nutrita presenza femminile e anche se sembra
assurdo, un discreto numero di persone che non ha mai amato il calcio fino ad
oggi a testimonianza del bellissimo clima che sanno creare gli ultras
grigio-neri sugli spalti, assente nella maggioranza degli altri stadi italiani.
Nel 2015 intorno a questa favola si è aggiunta
quella degli Juniores, che seguendo le orme dei “fratelli” più grandi hanno
fatto proprio il loro campionato. Infatti non bisogna dimenticare che negli
anni sono nate intorno alla Prima Squadra altre bellissime realtà satelliti,
oltre la selezione Juniores appena citata, trovano spazio: una squadra
femminile di Calcio a 5, una squadra amatoriale di calcio a 11 e ben cinque
selezioni di scuola calcio (classe dal 2006 al 2010) tutte gestite grazie al
grande apporto dei volontari che partecipano attivamente ai molti aspetti
organizzativi, allo sviluppo e alla pianificazione dell’attività sportiva. Tutte le decisioni
importanti sono frutto di un pensiero collettivo che trova la sua realizzazione
mediante assemblea. Ovviamente c'è un'area tecnica che si occupa della
gestione sportiva delle squadre. Grazie al grande seguito, sono arrivati anche gli sponsor, “Abbiamo accettato di averli semplicemente perché
senza non potremmo esistere…” ma la società è sempre
molto attenta a mantenere una proporzione degli introiti, tra autofinanziamento
e questi ultimi di 50 e 50, questo perché prospettive e ambizioni crescano di pari passo alla base
degli associati. Decidere di fondare una società per un ultras
significa in primo luogo una cosa: dare alla squadra i propri valori. Amicizia,
rispetto, solidarietà, antagonismo. Significa creare uno scenario che valorizzi
al massimo il tifoso. L’idea era di fare di nuovo dello stadio un punto di
aggregazione per il quartiere. A proposito di stadio, fino ad oggi la squadra
si è dovuta spostare più di una volta per giocare le proprie partite interne.
Dal Paganelli di Novoli, allo Stadio del Galluzzo, poi a San Donnino fino a
trovare una sede stabile nell’attuale al Centro Sportivo di Tavarnuzze. Nei
primi anni di vita qualche partita è stata giocata anche al campo delle Due
Strade.
Che il Lebowski sia una squadra “differente” lo
si capisce anche dalle piccole cose. Quando, come è accaduto in più di
un’occasione, l’arbitro arriva alla panchina e chiede ai dirigenti di parlare
con i tifosi per far smettere di accendere i fumogeni, pena la sospensione
della partita, la risposta è sempre la stessa : “signor arbitro, per noi vale la pena di non giocare più se non possiamo
farlo tra il fumo delle torce”. La squadra sarà per
sempre proprietà degli ultras e dei tifosi. “Allora.
Quando abbiamo fatto la curva ci pigliavano tutti per il culo. Poi cinque anni
dopo abbiamo fatto la società. Per provare a fare calcio come lo farebbero gli
ultras. Dicevano che non saremmo nemmeno riusciti a iscriverci. Poi che non
avremmo finito l’anno. Poi che non saremmo stati capaci di ripartire l’anno
dopo. Poi che saremmo rimasti per sempre in terza categoria. E una volta vinta
la terza, che saremmo retrocessi immediatamente. E invece non solo ci siamo
iscritti ogni anno, ma abbiamo vinto terza, seconda e coppa, senza mai fare
niente che non volessimo fare…”. Intanto sono infiniti gli attestati di
stima dall’Italia e del resto del mondo
e tante anche le realtà che si sono lasciate ispirare da questi ragazzi. Mentre
vi scrivo, il Lebowski è primo nel girone C di Prima categoria a due giornate
dalla fine e Il sogno sembra non aver fine.
Storia di una bellezza e di un romanticismo inarrivabile.
RispondiEliminaMi ero imbattutto in qualche video su facebook a proposito di questa societa, non pensavo fosse gestita da Ultras genuini e "vivaci" come piace a me.
Spettacolare.