Stefano Furlan |
Sono passati 30 anni dal delitto di Stefano Furlan, ma in molti non dimenticano. Stefano presente.
Il calcio non fu più lo stesso a Trieste da
quel triste pomeriggio dell’8 febbraio del 1984. La città che era stata del
calcio anche attraverso le poesie di Umberto Saba ed i miracoli sportivi di
Nereo Rocco si era arresa inconsciamente in una delle giornate più buie, e poi
così in fretta anche dimenticate, del calcio italiano. Nel vecchio Pino Grezar
si disputava un derby valevole per la Coppa Italia tra la Triestina e
l’Udinese, eterna rivale degli alabardati, anche se come tutti sanno in Friuli
l’antagonismo tra Udine e Trieste non si limita soltanto ad una partita di
pallone. L’atteso match era terminato a reti bianche. La Triestina, che militava
in Serie B, aveva provato ad impensierire i bianconeri guidati trionfalmente da
Arthur Zico, ma senza troppa fortuna. Poi all’esterno dello stadio i tifosi si
riversarono per le strade che circondano lo stadio, ma senza nulla che facesse
presagire ad incidenti. Del resto gli ultras bianconeri al seguito erano poco
più di una sessantina di fronte agli oltre 20.000 spettatori che avevano
gremito lo stadio. Tuttavia, la polizia effettuò improvvisamente una inutile ed
incauta carica di alleggerimento, al termine della quale il 20enne Stefano Furlan venne malmenato e
colpito dai manganelli degli agenti delle forze dell’ordine. Oltretutto agenti
anche molto giovani e senza dubbio inesperti per le grandi manifestazioni
sportive. Trattenuto in questura e ritornato a casa in serata, il giovane
Furlan sarebbe entrato in coma il giorno successivo. Il giovane triestino
sarebbe morto in ospedale una ventina di giorni più tardi in seguito a quelle
terribili ed inutili percosse. Trieste si ribellò a quello che fu un delitto da
parte degli agenti di polizia. Delle ragazze provarono ad inoltrare la propria
testimonianza anche attraverso il quotidiano triestino Il Piccolo, ma quella verità fu quasi subito offuscata, distorta ed
infangata. Le ragazze sostenevano che gli agenti avessero sbattuto la testa di
Furlan contro un muro. Un giovane giornalista riuscì a far riaprire il caso in
seguito ad una sua indagine, raccogliendo la preziosa testimonianza delle
ragazze e grazie anche all’apporto di mamma Renata. Soltanto dopo oltre un anno
fu comminata una lieve pena ad uno degli agenti, ma quasi tutto l’episodio finì
nel vorticoso dimenticatoio. Trieste ed i suoi tifosi, però, non dimenticarono.
Stefano Furlan era morto senza motivo. Non sussisteva nessuna necessità da
parte delle forze dell’ordine di effettuare una carica né tantomeno esisteva un
motivo per colpire così duramente il giovane tifoso della Triestina.
Manifestazioni, cortei, raccolte di firme furono organizzate sin dal giorno del
decesso di Stefano Furlan e la stessa curva degli ultras alabardati fu dedicata
alla sua memoria, affinchè il nome di quel giovane rimanesse sempre impresso nel
ricordo di tutti e non dimenticato. Ed allo stesso tempo rimaneva chiaro che la
città di Trieste quella versione inventata dalle forze dell’ordine non l’aveva
mai accettata. Sono passati trent’anni ormai, ma Trieste e la famiglia Furlan
sono ancora alla ricerca di un colpevole. Tutti i tifosi della Triestina l’8
febbraio di ogni anno ne onorano il suo ricordo, appoggiati anche dalle altre
tifoserie. Un tempo occupavano la Curva Nord nel vecchio Stadio Pino Grezar,
poi hanno mantenuto un’analoga posizione anche al tempo del trasferimento nel
più moderno Stadio Nereo Rocco. Continuano a portare in tutti gli stadi
d’Italia il nome di Stefano Furlan, nonostante la gloriosa Triestina nel 2012
sia stata costretta addirittura a ripartire dal Campionato di Eccellenza.
Nessun commento:
Posta un commento