di Antonio Vespasiano (giornalista di Calcio2000)
L’ETERNO MATTHÄUS
Perno del
gioco della Germania non può che essere chi ha rappresentato il prototipo del
calciatore tedesco, tutto grinta muscoli e tecnica. Stiamo parlano ovviamente
di LOTHAR MATTHÄUS. Nato centrocampista ma capace di giostrare nella sua
ventennale carriera da mezzala e da mediano, da regista offensivo e da libero.
Formidabile la sua capacità di impostare il gioco, di trascinare i compagni, di
lottare con anima e corpo su ogni pallone. Letteralmente inarrestabili le sue
percussioni offensive, chiuse con bordate devastanti. Centocinquanta le sue
presenze in Nazionale, recordman assoluto. Ha disputato cinque Mondiali,
finendo due volte al secondo posto ma vincendo da trascinatore quelli del 1990,
dove venne eletto miglior giocatore della manifestazione e nello stesso anno
conquistò il Pallone d’Oro. Nel suo palmares, ricchissimo di successi, manca
solo la Coppa dei Campioni, persa due volte in finale. Mezzo destro l’”Angelo
biondo” BERND SCHUSTER, centrocampista che sapeva unire tecnica e potenza.
Mirabile la sua visione di gioco, il suo è un calcio dinamico, aggressivo,
tutta sostanza. Tribolato il suo rapporto con la Nazionale, dove raccolse, per
sua scelta, solo 21 presenze, vincendo però gli Europei del 1980. Stella del
campionato spagnolo, vestì le maglie di Barcellona, Real Madrid e Atletico Madrid,
lasciando sempre il segno. Regista mancino della Germania Campione del Mondo
nel ’74 era WOLFGANG OVERATH, centrocampista dotato di tecnica sopraffina e di
un’innata visione di gioco. Conosceva i tempi di gioco e sapeva cavalcarli
grazie al suo stile rapido e nervoso, un calcio artistico e geniale fatto di
lanci millimetrici di quaranta metri e filtranti in verticale spacca difese. Un
sontuoso e imprescindibile direttore d’orchestra. Sfiorò il Mondiale nel ’66,
dove fu giudicato comunque tra i migliori centrocampisti, e nel ’70. Famoso il
suo dualismo con Netzer. Con il Colonia vinse un campionato e una Coppa di
Germania. In panca i dribbling mozzafiato di un fuoriclasse come ULI HOENESS,
centrocampista di fascia destra ma all’occorrenza anche mezzala o trequartista.
Pregevole la sua tecnica individuale, invitanti i suoi cross dal fondo. Colonna
del Bayern Monaco con cui vinse tre Campionati, tre Coppe dei Campioni
(griffando con una doppietta quella del ’74) e una Intercontinentale. Con la Germania
vinse un Mondiale nel ’74 e un Europeo nel ’72. Sarebbero potuti essere due se
nel ’76 non avesse sbagliato il rigore nella finale contro la Cecoslovacchia.
Tra le fila dei grandi giocatori tedeschi figura ultimo, in ordine di tempo,
MICHAEL BALLACK. Centrocampista dalle ottime doti atletiche, ambidestro, con
una mirabile visione di gioco, puntualissimi tempi di inserimento e un tiro
secco e potente. Altissime le sue medie realizzative. Tre volte calciatore
tedesco dell’anno, in Nazionale ha raccolto 98 presenze e 42 gol, giocando tre
Europei (Argento nel 2008) e due Mondiali (Argento nel 2002, dove un suo gol in
semifinale contro la Corea del Sud spalancò alla Germania le porte della finale).
Galoppata elegante, tecnica raffinata, visione di gioco a 360 gradi, sono
queste le doti che resero immortale GÜNTER NETZER, regista dei successi del Borussia
Mönchengladbach (due Campionati e una Coppa nazionale) e della Germania nei
primi anni ’70. Conquistò da protagonista il titolo Europeo nel ’72 mentre al
Moniale del ’74 dovette fare la comparsa perché non gradito a Beckanbauer.
GERMANIA (4-3-1-2): Maier; Vogts, Kohler, Beckenbauer, Breitner; Schuster, Matthäus,
Overath; Walter; Müller, Rummenigge. A Disp. Kahn, Schnellinger, Brehme, Ballack, Netzer, Seeler, Rahn.
PANZER D’ATTACCO
Prima
di Beckenbauer c’era già stato un giocatore che per carisma, personalità, leadership
e coraggio aveva fatto la storia del calcio tedesco. Tale identikit risponde al
nome di FRITZ WALTER, punta di diamante della squadra teutonica che seppe
strappare il titolo mondiale all’Ungheria di Puskás nel
1954. Walter di quella squadra fu il regista, il rifinitore e uno straripante
uomo d’attacco. In Svizzera le sue invenzioni di gioco, le incursioni in area
risultarono decisive. Nonostante i suoi 34 anni poteva contare su una
condizione fisica strepitosa. Spese la sua carriera, interrotta sul più
bello a causa della guerra,
interamente nel Kaiserslautern, piccolo club che portò alla vittoria di
due Campionati, ma il suo nome resterà per sempre legato a quella vittoria
Mondiale. Straordinario il suo ruolino in Nazionale: 61 presenze e 33 gol. Le
bocca di fuoco della Germania è GERD MÜLLER,
uno dei più grandi centravanti di tutti i tempi, certamente il più prolifico
nella storia del calcio tedesco (68 gol in 62 partite con la Nazionale, 365 gol
in 427 gare di Bundesliga, tutte col Bayern). Attaccante atipico, piccolo,
tozzo, sgraziato, innocuo all’apparenza, ma allo stesso tempo rapido,
opportunista, capace di nascondersi nelle pieghe della partite per poi piazzare
a sorpresa la zampata vincente. È stato Campione d’Europa nel ’72 e Campione
del Mondo nel ’74, è in assoluto il giocatore che ha segnato più gol nelle fasi
finali dei Mondiali con ben 14 marcature. Ovviamente è il miglior marcatore
nella storia della Germania. Ha vinto il Pallone d’Oro nel 1970, due volte
Scarpa d’Oro; col Bayern ha conquistato tre Coppe dei Campioni, una
Intercontinentale, una Coppa delle Coppe, quattro Campionati e quattro Coppe
Nazionali. Completa il reparto KARL-HEINZ RUMMENIGGE, centravanti completo: veloce
e potente, forte in acrobazia. Col Bayern ha segnato caterve di gol vincendo
tutto quello che c’era da vincere (due Coppe dei Campioni, una Coppa Intercontinentale,
due Campionati e due Coppe di Germania). Cannoniere spietato ma capace anche di
giocare con e per la squadra. Troppo spesso però i suoi muscoli lo tradivano,
ma l’impegno e la classe restano indiscutibili. Con la Nazionale ha giocato 95 partite,
segnando 45 gol. Oro agli Europei del 1980 e Argento ai Mondiali del 1982 e del
1986. Ciliegina sulla torta i due Palloni d’Oro conquistati nel 1980 e nel
1981. Tra le riserve un altro dei protagonisti del “Miracolo di Berna”, come
venne ribattezzata la vittoria tedesca sull’Ungheria ai Mondiali del ’54.
Stiamo parlando di HELMUT RAHN, ala destra del tiro potente che abbinava ad una
scaltrezza nell’incunearsi nell’area di rigore avversaria. Sotto 2-0 fu lui a
segnare la rete del momentaneo 2-2 salvo poi ripetersi a pochi minuti dalla
fine timbrando il definitivo 3-2 sull’Ungheria. Lasciò la Nazionale con 21 gol
in 40 presenze. Tra i bomber tedeschi merita un riconoscimento anche UWE SEELER,
vero e proprio cacciatore di gol, rapido, abile tecnicamente, il suo destro era
di una potenza e una precisione spaventose. Con la maglia dell’Amburgo segnò gol
a raffica. Chiuse la carriera con 704 reti in 810 partite, di cui 43 in 72
presenze in Nazionale, dove giocò quattro Mondiali, conquistando un Argento e un
Bronzo. Chiudiamo con PIERRE LITTBARSKI ala pura, tutta dribbling e cross.
Fortissimo col pallone tra i piedi, ha contribuito enormemente alle prestazioni
della rappresentativa tedesca ai Mondiali del 1982, 1986 e 1990, segnando 18
gol in 73 presenze.
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