martedì 14 gennaio 2014

Top11- La Germania di sempre (2a parte)


di Antonio Vespasiano (giornalista di Calcio2000)
L’ETERNO MATTHÄUS

Perno del gioco della Germania non può che essere chi ha rappresentato il prototipo del calciatore tedesco, tutto grinta muscoli e tecnica. Stiamo parlano ovviamente di LOTHAR MATTHÄUS. Nato centrocampista ma capace di giostrare nella sua ventennale carriera da mezzala e da mediano, da regista offensivo e da libero. Formidabile la sua capacità di impostare il gioco, di trascinare i compagni, di lottare con anima e corpo su ogni pallone. Letteralmente inarrestabili le sue percussioni offensive, chiuse con bordate devastanti. Centocinquanta le sue presenze in Nazionale, recordman assoluto. Ha disputato cinque Mondiali, finendo due volte al secondo posto ma vincendo da trascinatore quelli del 1990, dove venne eletto miglior giocatore della manifestazione e nello stesso anno conquistò il Pallone d’Oro. Nel suo palmares, ricchissimo di successi, manca solo la Coppa dei Campioni, persa due volte in finale. Mezzo destro l’”Angelo biondo” BERND SCHUSTER, centrocampista che sapeva unire tecnica e potenza. Mirabile la sua visione di gioco, il suo è un calcio dinamico, aggressivo, tutta sostanza. Tribolato il suo rapporto con la Nazionale, dove raccolse, per sua scelta, solo 21 presenze, vincendo però gli Europei del 1980. Stella del campionato spagnolo, vestì le maglie di Barcellona, Real Madrid e Atletico Madrid, lasciando sempre il segno. Regista mancino della Germania Campione del Mondo nel ’74 era WOLFGANG OVERATH, centrocampista dotato di tecnica sopraffina e di un’innata visione di gioco. Conosceva i tempi di gioco e sapeva cavalcarli grazie al suo stile rapido e nervoso, un calcio artistico e geniale fatto di lanci millimetrici di quaranta metri e filtranti in verticale spacca difese. Un sontuoso e imprescindibile direttore d’orchestra. Sfiorò il Mondiale nel ’66, dove fu giudicato comunque tra i migliori centrocampisti, e nel ’70. Famoso il suo dualismo con Netzer. Con il Colonia vinse un campionato e una Coppa di Germania. In panca i dribbling mozzafiato di un fuoriclasse come ULI HOENESS, centrocampista di fascia destra ma all’occorrenza anche mezzala o trequartista. Pregevole la sua tecnica individuale, invitanti i suoi cross dal fondo. Colonna del Bayern Monaco con cui vinse tre Campionati, tre Coppe dei Campioni (griffando con una doppietta quella del ’74) e una Intercontinentale. Con la Germania vinse un Mondiale nel ’74 e un Europeo nel ’72. Sarebbero potuti essere due se nel ’76 non avesse sbagliato il rigore nella finale contro la Cecoslovacchia. Tra le fila dei grandi giocatori tedeschi figura ultimo, in ordine di tempo, MICHAEL BALLACK. Centrocampista dalle ottime doti atletiche, ambidestro, con una mirabile visione di gioco, puntualissimi tempi di inserimento e un tiro secco e potente. Altissime le sue medie realizzative. Tre volte calciatore tedesco dell’anno, in Nazionale ha raccolto 98 presenze e 42 gol, giocando tre Europei (Argento nel 2008) e due Mondiali (Argento nel 2002, dove un suo gol in semifinale contro la Corea del Sud spalancò alla Germania le porte della finale). Galoppata elegante, tecnica raffinata, visione di gioco a 360 gradi, sono queste le doti che resero immortale GÜNTER NETZER, regista dei successi del Borussia Mönchengladbach (due Campionati e una Coppa nazionale) e della Germania nei primi anni ’70. Conquistò da protagonista il titolo Europeo nel ’72 mentre al Moniale del ’74 dovette fare la comparsa perché non gradito a Beckanbauer.

 

PANZER D’ATTACCO

Prima di Beckenbauer c’era già stato un giocatore che per carisma, personalità, leadership e coraggio aveva fatto la storia del calcio tedesco. Tale identikit risponde al nome di FRITZ WALTER, punta di diamante della squadra teutonica che seppe strappare il titolo mondiale all’Ungheria di Puskás nel 1954. Walter di quella squadra fu il regista, il rifinitore e uno straripante uomo d’attacco. In Svizzera le sue invenzioni di gioco, le incursioni in area risultarono decisive. Nonostante i suoi 34 anni poteva contare su una condizione fisica strepitosa. Spese la sua carriera, interrotta sul più bello a causa della guerra, interamente nel Kaiserslautern, piccolo club che portò alla vittoria di due Campionati, ma il suo nome resterà per sempre legato a quella vittoria Mondiale. Straordinario il suo ruolino in Nazionale: 61 presenze e 33 gol. Le bocca di fuoco della Germania è GERD MÜLLER, uno dei più grandi centravanti di tutti i tempi, certamente il più prolifico nella storia del calcio tedesco (68 gol in 62 partite con la Nazionale, 365 gol in 427 gare di Bundesliga, tutte col Bayern). Attaccante atipico, piccolo, tozzo, sgraziato, innocuo all’apparenza, ma allo stesso tempo rapido, opportunista, capace di nascondersi nelle pieghe della partite per poi piazzare a sorpresa la zampata vincente. È stato Campione d’Europa nel ’72 e Campione del Mondo nel ’74, è in assoluto il giocatore che ha segnato più gol nelle fasi finali dei Mondiali con ben 14 marcature. Ovviamente è il miglior marcatore nella storia della Germania. Ha vinto il Pallone d’Oro nel 1970, due volte Scarpa d’Oro; col Bayern ha conquistato tre Coppe dei Campioni, una Intercontinentale, una Coppa delle Coppe, quattro Campionati e quattro Coppe Nazionali. Completa il reparto KARL-HEINZ RUMMENIGGE, centravanti completo: veloce e potente, forte in acrobazia. Col Bayern ha segnato caterve di gol vincendo tutto quello che c’era da vincere (due Coppe dei Campioni, una Coppa Intercontinentale, due Campionati e due Coppe di Germania). Cannoniere spietato ma capace anche di giocare con e per la squadra. Troppo spesso però i suoi muscoli lo tradivano, ma l’impegno e la classe restano indiscutibili. Con la Nazionale ha giocato 95 partite, segnando 45 gol. Oro agli Europei del 1980 e Argento ai Mondiali del 1982 e del 1986. Ciliegina sulla torta i due Palloni d’Oro conquistati nel 1980 e nel 1981. Tra le riserve un altro dei protagonisti del “Miracolo di Berna”, come venne ribattezzata la vittoria tedesca sull’Ungheria ai Mondiali del ’54. Stiamo parlando di HELMUT RAHN, ala destra del tiro potente che abbinava ad una scaltrezza nell’incunearsi nell’area di rigore avversaria. Sotto 2-0 fu lui a segnare la rete del momentaneo 2-2 salvo poi ripetersi a pochi minuti dalla fine timbrando il definitivo 3-2 sull’Ungheria. Lasciò la Nazionale con 21 gol in 40 presenze. Tra i bomber tedeschi merita un riconoscimento anche UWE SEELER, vero e proprio cacciatore di gol, rapido, abile tecnicamente, il suo destro era di una potenza e una precisione spaventose. Con la maglia dell’Amburgo segnò gol a raffica. Chiuse la carriera con 704 reti in 810 partite, di cui 43 in 72 presenze in Nazionale, dove giocò quattro Mondiali, conquistando un Argento e un Bronzo. Chiudiamo con PIERRE LITTBARSKI ala pura, tutta dribbling e cross. Fortissimo col pallone tra i piedi, ha contribuito enormemente alle prestazioni della rappresentativa tedesca ai Mondiali del 1982, 1986 e 1990, segnando 18 gol in 73 presenze.

 
GERMANIA (4-3-1-2): Maier; Vogts, Kohler, Beckenbauer, Breitner; Schuster, Matthäus, Overath; Walter; Müller, Rummenigge. A Disp. Kahn, Schnellinger, Brehme, Ballack, Netzer, Seeler, Rahn.

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