Il Siviglia due volte vincitore della Coppa UEFA |
La forza del blasone. Questa volta, all’altezza del third qualifyng round, l’Europa League
ha riservato maggiormente gli onori della cronaca alle squadre presentatesi sul
palcoscenico continentale con un maggior blasone. Come nel caso del Siviglia (che
ha superato facilmente il Mladost Podgorica per 3-0), come il St. Eitienne (3-0
al Milsami Ohreni), l’Udinese (3-1 in trasferta sul terreno del Siroki Briejg),
il Rubin Kazan (2-1 in casa del Randers Freja), lo Standard Liegi (2-1 in casa
dello Xanthi) mentre lo Stoccarda si è accontentato di un buon pareggio per 1-1
in Bulgaria sul terreno infuocato del Botev Plovdiv. Così come il Rapid Vienna
che ha impattato 1-1 sul campo dei greci dell’Asteras Tripolis. Più di tutti,
comunque, ha stupito la prova dei gallesi dello Swansea City allenati da Miki
Laudrup, che in un infuocato Liberty Stadium hanno superato con un netto 4-0
gli svedesi del Malmo, in un test senza dubbio non facile. Per gli swans hanno segnato lo spagnolo Michu, l’ivoriano
Bony (prelevato dal Vitesse Arnhem) e l’altro iberico Pozuelo, appena giunto
dal Betis Siviglia. Lo stesso Betis a breve entrerà in scena nella
competizione, dando vita ad un favoloso derby a distanza con il Siviglia.
Il calcio ad est. Le maggiori sorprese della competizione,
ad ogni modo, continuano a
proliferarsi ad est. I club delle federazioni
ex-sovietiche in qualche modo animano il tabellone dell’Europa League prima degli
accoppiamenti dei play-off. Come nel caso dei georgiani del Dila Gori, squadra
con un piccolo stadio di appena 5.000 posti e da appena due stagioni tornata in
massima divisione. Nel 2012 hanno vinto la coppa nazionale e nel turno odierno
hanno espugnato il Poljud di Spalato, mettendo una seria ipoteca su una nuova
qualificazione. Gli azeri del Qarabag hanno invece vinto di misura in casa
sugli svedesi del Gefle (ancora un gol di Reynaldo), mentre i kazaki dell’Aktobe
anche hanno vinto di misura tra le mura amiche sul Breidablik. Mentre
irresistibile, anche dinanzi ad un gran pubblico, appare la marcia degli
ucraini del Chernomorets Odessa, che in casa hanno dato una severa lezione alla
Stella Rossa di Belgrado. 3-1 il risultato finale e tutto da giocarsi al
Marakanà in Serbia.
Il logo del Dila Gori |
La fortezza di Kukes. Ci sarà senza dubbio anche il blasone da
mettere in campo, oltre che le qualità tecniche, ma non è facile andare nel
nord sconfinato dell’Albania, a Kukes con precisione, e tornarsene a casa con
una qualificazione in tasca. In questa piccola città di montagna, con appena
16.000 abitanti censiti nel 2003 (ma non ne saranno di più) e con uno stadio da
10.000 posti, si fa largo il Kukesi FK, che dopo aver eliminato il Flora Tallin
ed il Sarajevo, ha battuto nettamente per 2-0 il Metallurg Donetsk. Kukes è
stata nel corso degli ultimi anni tristemente nota per aver accolto circa
450.000 profughi kosovari, provenienti dalla vicina regione praticamente
devastata dalla guerra. Il primo gol degli albanesi ha portato la firma di
Lucas Malacarne, che i ben informati dicono essere cresciuto nel River Plate.
La squadra ha anche un altro straniero, il serbo Lazar Popovic, un autentico
giramondo. I suoi ultras (Armata e Veriut) creano tra le mura amiche un clima
infernale.
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