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sabato 3 agosto 2013

Europa League 2014, arrivano le big


Il Siviglia due volte vincitore della Coppa UEFA
La forza del blasone. Questa volta, all’altezza del third qualifyng round, l’Europa League ha riservato maggiormente gli onori della cronaca alle squadre presentatesi sul palcoscenico continentale con un maggior blasone. Come nel caso del Siviglia (che ha superato facilmente il Mladost Podgorica per 3-0), come il St. Eitienne (3-0 al Milsami Ohreni), l’Udinese (3-1 in trasferta sul terreno del Siroki Briejg), il Rubin Kazan (2-1 in casa del Randers Freja), lo Standard Liegi (2-1 in casa dello Xanthi) mentre lo Stoccarda si è accontentato di un buon pareggio per 1-1 in Bulgaria sul terreno infuocato del Botev Plovdiv. Così come il Rapid Vienna che ha impattato 1-1 sul campo dei greci dell’Asteras Tripolis. Più di tutti, comunque, ha stupito la prova dei gallesi dello Swansea City allenati da Miki Laudrup, che in un infuocato Liberty Stadium hanno superato con un netto 4-0 gli svedesi del Malmo, in un test senza dubbio non facile. Per gli swans hanno segnato lo spagnolo Michu, l’ivoriano Bony (prelevato dal Vitesse Arnhem) e l’altro iberico Pozuelo, appena giunto dal Betis Siviglia. Lo stesso Betis a breve entrerà in scena nella competizione, dando vita ad un favoloso derby a distanza con il Siviglia.

Il calcio ad est. Le maggiori sorprese della competizione, ad ogni modo, continuano a
Il logo del Dila Gori
proliferarsi ad est. I club delle federazioni ex-sovietiche in qualche modo animano il tabellone dell’Europa League prima degli accoppiamenti dei play-off. Come nel caso dei georgiani del Dila Gori, squadra con un piccolo stadio di appena 5.000 posti e da appena due stagioni tornata in massima divisione. Nel 2012 hanno vinto la coppa nazionale e nel turno odierno hanno espugnato il Poljud di Spalato, mettendo una seria ipoteca su una nuova qualificazione. Gli azeri del Qarabag hanno invece vinto di misura in casa sugli svedesi del Gefle (ancora un gol di Reynaldo), mentre i kazaki dell’Aktobe anche hanno vinto di misura tra le mura amiche sul Breidablik. Mentre irresistibile, anche dinanzi ad un gran pubblico, appare la marcia degli ucraini del Chernomorets Odessa, che in casa hanno dato una severa lezione alla Stella Rossa di Belgrado. 3-1 il risultato finale e tutto da giocarsi al Marakanà in Serbia.  

La fortezza di Kukes. Ci sarà senza dubbio anche il blasone da mettere in campo, oltre che le qualità tecniche, ma non è facile andare nel nord sconfinato dell’Albania, a Kukes con precisione, e tornarsene a casa con una qualificazione in tasca. In questa piccola città di montagna, con appena 16.000 abitanti censiti nel 2003 (ma non ne saranno di più) e con uno stadio da 10.000 posti, si fa largo il Kukesi FK, che dopo aver eliminato il Flora Tallin ed il Sarajevo, ha battuto nettamente per 2-0 il Metallurg Donetsk. Kukes è stata nel corso degli ultimi anni tristemente nota per aver accolto circa 450.000 profughi kosovari, provenienti dalla vicina regione praticamente devastata dalla guerra. Il primo gol degli albanesi ha portato la firma di Lucas Malacarne, che i ben informati dicono essere cresciuto nel River Plate. La squadra ha anche un altro straniero, il serbo Lazar Popovic, un autentico giramondo. I suoi ultras (Armata e Veriut) creano tra le mura amiche un clima infernale.

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