giovedì 29 settembre 2011

La storia di Paolo Scaroni, tra soprusi ed omertà e speriamo giustizia

Paolo Scaroni (foto L'Espresso)
di Vincenzo Paliotto
Anche questa estate con enorme piacere e come mia buona abitudine ho presenziato al torneo di calcio “A chi ci guarda da lassù”, organizzato dagli Ultras Curva Sud Catello Mari di Cava de’ Tirreni. Una manifestazione, che al di là dei suoi immensi contenuti e spunti sociali, concede l’opportunità di scoprire un’altra faccia del mondo del pallone, probabilmente in molti casi purtroppo dolente. In questa occasione ho avuto la possibilità di conoscere e di stringere la mano a Paolo Scaroni, un ultras bresciano a cui è stato riconosciuta il 100 per 100 di invalidità civile dopo una sorta di mattanza subita dagli agenti della celere di Bologna al termine di un Verona-Brescia del 24 settembre del 2005 alla stazione ferroviaria della città scaligera.


 La perseveranza di molti esponenti del mondo ultras, in prima linea degli Ultras Brescia 1911, sostenuti nella loro lotta da altri gruppi come quelli dell’Atalanta, della Cavese, del Fasano, dell’Aquila, del Verona, del Padova, della Sampdoria hanno permesso di portare avanti un braccio di ferro, in molti casi impari, per ottenere giustizia per i danni e le ingiustizie riportate da Paolo. Per far si che il disgustoso “trattamento” riservato a Paolo Scaroni non cadesse nel dimenticatoio delle cose da non ricordare e tantomeno da non dire come in molti casi è successo ad altri sfortunati ragazzi, non soltanto del mondo ultras, ma ragazzi per così dire di tutti i giorni. Come Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi, Gabriele Sandri e tanti altri ancora, ma anche di Stefan Furlan, un ultrà triestino morto nel 1984 a colpi di manganello, per il quale non è mai stata fatta giustizia.

 E’ un percorso difficile, in molti casi ancora più sofferente della stessa morte e dei guai procurati alla vittima, soprattutto perché quando sono implicate le forze dell’ordine le procedure della magistratura miracolosamente si allungano all’infinito. Ma poi, dopo molti sforzi, lo spiraglio della giustizia potrebbe arrivare. Proprio come nel caso degli assassini di Aldrovandi. Tanti anni e tanti mesi, poi una testimonianza decisiva da parte di una donna di colore che incastra definitivamente i colpevoli. Per una lotta portata avanti soprattutto dai suoi familiari e dalla gente a lui vicina. L’inchiesta in questo caso è stata aperta grazie alla testimonianza dello stesso Scaroni che, risvegliatosi dal coma, racconta tutto l’accaduto ad una coraggiosa poliziotta che in solitudine riapre il caso. Anche L’Espresso, a firma di Paolo Biondani, ricostruisce minuziosamente il pomeriggio infausto del Bentegodi  e gli abusi di potere del reparto celere di Bologna. Gli 800 tifosi bresciani scortati alla stazione di Verona sono oggetto di una vera rappresaglia da parte delle divise blu. Gli scontri sono violentissimi e all’indomani i verbali della polizia sono aggiustati e contraffatti in maniera vistosa. Addirittura per giustificare il comportamento tenuto dalle forze dell’ordine si sostiene che gli scontri siano avvenuti tra gli ultrà veronesi e quelli bresciani. Tesi che viene in un secondo momento completamente smontata. L’insabbiamento delle prove inizia dopo poche ore in pratica che Paolo entra in coma.

Gli ultras che cantano per Paolo all'esterno del Tribunale di Verona (foto L'Arena)
 Al Tribunale di Verona finalmente potrebbe essere scoccata anche in questo caso l’ora della verità. La magistratura ha aperto un processo simbolo nei confronti di ben 8 agenti del reparto celere di Bologna (Luca Iodice, Antonio Tota, Massimo Coppola, Michele Granieri, Bartolomeo Nemolato, Ivano Pangione, Valdimiro Rulli),  a detta di molti una squadra cattiva, che avrebbero procurato l’invalidità permanente per Paolo Scaroni. Una partita difficile per Paolo e per tutti gli altri tifosi e per tanti ragazzi vittime nella storia dei soprusi. All’apertura del processo 150 ultras, in rappresentanza di diverse tifoserie, hanno cantato cori in favore di Paolo per far sentire la loro presenza. Il ministro Maroni, quello della Tessera del Tifoso, ha garantito giustizia per tutti senza omertà. Nel frattempo un ultras atalantino ed un bresciano hanno prodotto un filmato che racconta la storia di Paolo e la lotta sostenuta per testimoniare per la sua causa. La mia storia è simile a quella di Federico Aldovrandi, Gabriele Sandri, Stefano Cucchi, Carlo Giuliani… La differenza è che io sono ancora vivo e posso parlare, dice Paolo Scaroni che oggi ha 34 anni.

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