Considerata la sua solitudine su di un campo di calcio, come ultimo baluardo a difesa della propria porta, il portiere si rende spesso protagonista di exploit singolari ed in qualche maniera originali. Pertanto le prodezze di un estremo difensore hanno fatto sempre effetto e vantano un richiamo particolare. Tuttavia, è capitato nella storia della Serie A italiana, ma di sovente anche in altre competizioni, che a firmare l’impresa fosse un portiere occasionale. Vale a dire un calciatore che andasse a ricoprire durante la gara il ruolo del portiere, per infortunio o espulsione occorso a quest’ultimo. Quando la panchina dei sostituti non era stata ancora concepita nel regolamento del gioco del calcio, spesso capitava che un difensore o tutt’al più un centrocampista si mettesse a guardia dei pali dopo l’infortunio del portiere. Quindi, con l’avvento tra gli altri anche di un dodicesimo in panchina, questa eventualità si è fatta sempre più rara.
Spulciando gli almanacchi, comunque, nel corso del campionato del 1999-2000 in due occasioni è successo che un calciatore si mettesse a giocare forzatamente in porta. Il 17 ottobre del 1999 al Via del Mare di Lecce i giallorossi locali guidati da Alberto Cavasin ospitano la Reggina di Franco Colomba. Dopo il vantaggio degli amaranto firmato al 41’ su rigore da Baronio, sempre dagli undici metri allo scadere della prima frazione di gioco impatta l’elvetico David Sesa, mentre al 76’ Claudio Bonomi, subentrato a Piangerelli, sigla il gol del sorpasso per i salentini. Quando non manca molto al termine, però, il direttore di gara Serena di Bassano del Grappa espelle il portiere del Lecce Chimenti e Cavasin, che ha già esaurito i tre cambi a disposizione, manda in porta il brasiliano Lima, che addirittura salva il risultato su due conclusioni ravvicinate dell’ivoriano Serge Diè, nel frattempo entrato al posto di Baronio. Francisco Govinho Lima, nato a Manaus il 17 aprile del 1971, dopo aver militato in patria nel Ferroviario e nell’Uniao Sao Joao, fu acquistato dai turchi del Gaziantespor per poi approdare allo Zurigo. Proprio dal club rossocrociato lo prelevò nel 1999 il Lecce. Indossò in Italia anche le maglie del Bologna e della Roma. Centrocampista di discrete doti tecniche e di gran corsa, sapeva far tutto e probabilmente all’occorrenza anche il portiere.
Nello stesso torneo il 7 novembre del 1999, nel corso di Milan-Venezia a San Siro, si registra un episodio analogo. Sul 3-0 per i rossoneri di Zaccheroni, in gol con Bierhoff, Weah e Orlandini, l’arbitro Rosetti di Torino manda anzitempo negli spogliatoi il veneziano Casazza e il mister Materazzi è costretto a mettere in porta il brasiliano Fabio Bilica, che tra lo stupore generale si prende il lusso di neutralizzare un rigore nientemeno che di Shevchenko. Probabilmente di questo difensore brasiliano, classe 1979, è una delle cose migliori che si possa ricordare nella sua esperienza italiana. Il Venezia lo aveva pescato nelle file del Vitoria Bahia nel 1998.
Tuttavia, un simpatico precedente di “portiere per un giorno”, o meglio in questo caso per una notte, lo si ricorda nel corso della Coppa dei Campioni del 1976/77, con protagonista d’eccezione Ciccio Graziani, che con Paolino Pulici dava vita alla famosa coppia “i gemelli del gol”. Dopo aver eliminato al primo turno gli svedesi del Malmo, il Torino Campione d’Italia di Gigi Radice affrontò al secondo turno il fortissimo Borussia Moenchengladbach di Udo Lattek. I “colts” tedeschi si imposero nella gara di andata al Comunale per 2-1, rendendo la sfida del ritorno quasi proibitiva. I granata disputarono in terra teutonica una partita coraggiosa, ma furono ridotti in nove uomini dal francese Delcourt, che sventolò il cartellino rosso prima sotto il naso di Caporale e successivamente di Zaccarelli. Quindi, lo stesso portiere Luciano Castellini, detto “il giaguaro”, fu espulso per aver atterrato in maniera plateale fuori dell’area di rigore il danese Allan Simonsen, lanciato a rete. Per forza di cose tra i pali finì Ciccio Graziani, che riuscì a tenere inviolata la propria porta con interventi strepitosi su Bonhof ed Heynckes, portando a casa per il Toro un pareggio storico in 8 contro 11 contro il Borussia!
Un precedente europeo analogo si registra anche a carico di un calciatore interista in occasione dei quarti di finale di Coppa UEFA il 21 marzo del 2002 al Mestalla di Valencia. Nella gara di andata a Milano l’Inter di Hector Cuper non è andata oltre il pareggio per 1-1 con gol di Materazzi e dello spagnolo Rufete, rendendo la partita di ritorno a favore degli iberici. Al Mestalla, però, i nerazzurri sbloccano subito il punteggio con un gol di Nicola Ventola al 3’ e devono resistere all’assedio dei padroni di casa. Sale sugli scudi Francesco Toldo, che salva il risultato a più riprese, ma a pochi minuti dal termine viene espulso per fallo da ultimo uomo dall’arbitro Colombo. Si mette tra i pali, esaurite tutte le sostituzioni a disposizione, lo spagnolo di Valencia Francisco Javier Farinòs, che l’Inter su suggerimento di Cuper ha prelevato proprio dal Valencia nell’estate del 2001. Proprio il prestigioso ex di turno salva la porta e la qualificazione dell’Inter nell’ultimo assalto condotto dall’argentino Aimar e dal norvegese John Carew. Stranezze e bellezze che rendono immortale ed inarrivabile il gioco del calcio.
www.storiadelcalcio.info, 12 gennaio 2008
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