di Vincenzo Paliotto
L’eliminazione
patita dalla Nazionale Italiana ai Mondiali d’Inghilterra per mano della Corea
del Nord, che qualcuno in maniera provocatoria e superficiale avevano
battezzato come “una squadra di ridolini”, pesava come un macigno nel morale
del calcio azzurro. Oltretutto in un periodo storico in cui l’amor patrio e
l’attaccamento alla maglia conservavano un fattore ancora determinante rispetto
a quello attuale. L’Italia aveva bisogno di rinascere dal punto di vista
sportivo d in particolar modo calcistico. Non si potevano più tollerare
figuracce come quella rimediata a Middlesbrough, dove gli azzurri furono messi
in ginocchio da un impavido dentista nordcoreano dal nome quasi impronunciabile
di Pak Doo Ik. Soltanto molti anni più tardi venimmo a sapere che questo
calciatore di professione non era dentista ma tipografo dell’esercito del
paese.
La Germania Ovest rimane a casa. Nel frattempo la Coppa Europa stava accrescendo velocemente il proprio prestigio ed alla sua terza edizione si iscrissero tutte o quasi le federazioni affiliate all’organismo calcistico del Vecchio Continente o almeno tutte le selezioni di maggiore tradizione. Per la prima volta fu varata una fase eliminatoria a gironi, che aumentò il numero di partite giocate ma anche le emozioni per ciascuna delle contendenti. Infatti, non mancarono clamorose sorprese, in quanto la Germania Ovest non riuscì a qualificarsi in un girone comprendente la forte ma giovane Jugoslavia e l’Albania. I teutonici furono bloccati proprio a Tirana sullo 0-0 dagli albanesi nel match decisivo. Anche l’Olanda che stava ancora approcciando e sperimentando il calcio totale uscì per mano dell’Ungheria, mentre la Spagna precedette la Cecoslovacchia. Un’altra sorpresa arrivò dal raggruppamento in cui giocava il Portogallo, terzo i Mondiali inglesi del ’66, ma sorpreso dall’emergente Bulgaria del talentuoso Georgi Asparoukov. I bulgari superarono a Sofia i lusitani con gol di Dermendzhiev.
Nel segno di Gigi Riva. I quarti di finale proposero sfide affascinanti, in cui l’Inghilterra Campione del Mondo ebbe la meglio sulla Spagna, vincendo in rimonta una gara magistrale al Bernabeu. La Jugoslavia, invece, annientò la Francia rdicolizzandola per 5-1 a Belgrado, mentre l’URSS ribaltò il risultato di fronte agli ungheresi, che volevano in qualche modo vendicarsi dei soprusi politici dei sovietici. Non poche difficoltà paventò l’Italia affidata a Ferruccio Valcareggi. Dopo aver eliminato nel proprio girone Romania, Svizzera e Cipro, gli azzurri incapparono negli ostici bulgari. L’Italia limitò i danni a Sofia, perdendo per 3-2. Quindi, al San Paolo rifilò un secco 2-0 agli avversari dell’est con gol di Domenghini e Prati. L’uomo nuovo del calcio azzurro si chiamava Gigi Riva, bomber del Cagliari e poderoso trascinatore. Riva del resto sarà capocannoniere di tutto il torneo con 7 reti. Per il resto ci pensarono i buoni uffici di Artemio Franchi, che convinse i dirigenti dell’UEFA a far disputare la fase finale della Coppa Europa in Italia.
Operazione San Gennaro. La Dea bendata favorì spudoratamente gli azzurri. O
meglio il calore del San Paolo e la mano di San Gennaro. L’Italia in semifinale
eliminò a Napoli l’URSS senza violare la porta di Pscescennikov. Il portiere
sovietico che prese il posto di Jascin. Il lancio della monetina premiò gli
azzurri, dopo che tempi regolamentari e supplementari erano terminati sull’
0-0. Mentre a Firenze a sorpresa usciva di scena anche la maggior candidata
alla vittoria finale. L’Inghilterra venne piegata da un gol di Dzajic. A dire
il vero le fortune azzurre non conoscevano tregua. La finalissima del torneo ebbe
un epilogo inatteso ma favorevole agli italiani. All’Olimpico di Roma l’Italia
guadagnò in extremis un pareggio. Dopo il gol di Dzajic e diversi interventi
provvidenziali di Zoff, impatta a sette minuti dalla fine Domenghini con una
fortuita ciabattata su punizione dal limite. Si andò al replay con l’Italia che
aveva un’altra testa ed in poco meno di mezz’ora liquidò i pur bravi slavi. Il
primo gol fu di Riva (tra i migliori calciatori italiani di sempre) quindi
raddoppiò l’emergente Anastasi, catanese in forza al Varese ma che stava
passando alla Juventus. Dopo trent’anni l’Italia portò a casa un trofeo
importante. Il primo e per ora unico trofeo di Campione d’Europa. Il calcio
italiano trionfa anche mentre si affermava il movimento studentesco giovanile.
La società attuava dei cambiamenti epocali, mentre l’Italia si riscattava nel
calcio, dopo cocenti delusioni.
La Germania Ovest rimane a casa. Nel frattempo la Coppa Europa stava accrescendo velocemente il proprio prestigio ed alla sua terza edizione si iscrissero tutte o quasi le federazioni affiliate all’organismo calcistico del Vecchio Continente o almeno tutte le selezioni di maggiore tradizione. Per la prima volta fu varata una fase eliminatoria a gironi, che aumentò il numero di partite giocate ma anche le emozioni per ciascuna delle contendenti. Infatti, non mancarono clamorose sorprese, in quanto la Germania Ovest non riuscì a qualificarsi in un girone comprendente la forte ma giovane Jugoslavia e l’Albania. I teutonici furono bloccati proprio a Tirana sullo 0-0 dagli albanesi nel match decisivo. Anche l’Olanda che stava ancora approcciando e sperimentando il calcio totale uscì per mano dell’Ungheria, mentre la Spagna precedette la Cecoslovacchia. Un’altra sorpresa arrivò dal raggruppamento in cui giocava il Portogallo, terzo i Mondiali inglesi del ’66, ma sorpreso dall’emergente Bulgaria del talentuoso Georgi Asparoukov. I bulgari superarono a Sofia i lusitani con gol di Dermendzhiev.
Nel segno di Gigi Riva. I quarti di finale proposero sfide affascinanti, in cui l’Inghilterra Campione del Mondo ebbe la meglio sulla Spagna, vincendo in rimonta una gara magistrale al Bernabeu. La Jugoslavia, invece, annientò la Francia rdicolizzandola per 5-1 a Belgrado, mentre l’URSS ribaltò il risultato di fronte agli ungheresi, che volevano in qualche modo vendicarsi dei soprusi politici dei sovietici. Non poche difficoltà paventò l’Italia affidata a Ferruccio Valcareggi. Dopo aver eliminato nel proprio girone Romania, Svizzera e Cipro, gli azzurri incapparono negli ostici bulgari. L’Italia limitò i danni a Sofia, perdendo per 3-2. Quindi, al San Paolo rifilò un secco 2-0 agli avversari dell’est con gol di Domenghini e Prati. L’uomo nuovo del calcio azzurro si chiamava Gigi Riva, bomber del Cagliari e poderoso trascinatore. Riva del resto sarà capocannoniere di tutto il torneo con 7 reti. Per il resto ci pensarono i buoni uffici di Artemio Franchi, che convinse i dirigenti dell’UEFA a far disputare la fase finale della Coppa Europa in Italia.
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