A TUTTA
CLASSE (di Antonio Vespasiano)
I migliori
interpreti per il nostro centrocampo sono tre fuoriclasse indiscussi. Sul centro-destra
schieriamo LUÍS DECO: classe, dribbling, visione di gioco,
tempo negli inserimenti. È stato uno dei più forti centrocampisti degli ultimi
anni, ha stravinto trofei su trofei, sfiorando il Pallone d’Oro nel 2004.
Piccoletto ma agile e rapido di gambe e di testa. Temibilissimo sui calci
piazzati. Al centro l’illuminata maestria di MANUEL RUI COSTA, trequartista tanto fantasioso
quanto geometrico. Doti tecniche straordinarie e costante altruismo nella
giocata lo hanno reso un leader ovunque abbia giocato. Elegante, corretto, amato
dai tifosi e dai compagni, la sua carriera è stata ricca di successi e
soddisfazioni, su tutte la Champions del 2003. Sul centro-sinistra, invece, la
fantasia e la fisicità di MÁRIO COLUNA, alfiere del periodo d’oro del
Portogallo (era il Capitano ai Mondiali del ’66) e del Benfica dove giocò tutte
e cinque le finali di Coppa dei Campioni, vincendone due, senza dimenticare i
dieci Scudetti e le sei Coppe nazionali. Atleta straordinario, istintiva
visione di gioco e leadership da vendere. Il suo soprannome era “O
Monstro Sagrado” e tanto basta a delinearne la leggendaria figura nella storia
del calcio portoghese.
Tra le riserve spiccano i nomi di JOSÉ TRAVASSOS la primissimo calciatore
portoghese ad assurgere ai livelli di fama internazionale, venne infatti
convocato nella selezione del Resto del Mondo che affrontò l’Inghilterra nel
1955. Interno destro dei favolosi “Cinco
Violinos” dello Sporting
Lisbona, club con il quale vinse ben otto Campionati. È stato una grande stella del suo tempo e
lo sarebbe stato anche se fosse nato oggigiorno perché il suo era uno di quei
talenti più unici che rari. In mezzo la regia di PAULO SOUSA, metronomo di grandissimo senso tattico, calamitava ogni
pallone smistandolo con sagacia e puntualità. Ottima tecnica, è uno dei pochi
giocatori capaci di vincere la Champions con due squadre diverse (Juventus e
Borussia Dortmund). Una sventura la sua cronica propensione all’infortunio. L’ultimo
posto a disposizione spetta a JOSÉ
AUGUSTO, ennesimo componente del Grande Benfica che fece la Storia del calcio
lusitano. 9 gol in 45 presenze in Nazionale, 3 gol in 6 partite ai Mondiali del
1966 dove era uno delle colonne dei “Magriços”. Ambidestro, specialista del dribbling e delle finte (lo
chiamavano il “Garrincha portoghese”), bravo nella conclusione così come
nell’impostazione del gioco.
RICAPITOLANDO
Ricapitolando, ecco la formazione portoghese di sempre:
I TRE
MOSCHETTIERI
Il tridente
d’attacco è il meglio che il calcio portoghese abbia da offrire. Sulla destra
LUÍS FIGO, ala
destra funambolica, saltava l’uomo sistematicamente con dribbling ubriacanti,
repentini cambi di direzione e finte spezza caviglie. Col passare degli anni ha
migliorato la sua visione di gioco riuscendo a rendere al meglio anche come
mezzapunta. Inimitabile il suo stile nel calciare il pallone. Il suo passaggio
dal Barça al Real Madrid ne ha fatto uno dei più odiati “traditori” della
storia del calcio, ma in maglia Merengues ha vinto fior di trofei, tra cui Champions e Intercontinentale.
Pallone d’Oro nel 2000, è uno dei più famosi calciatori portoghesi di sempre.
Recordman di presenze in Nazionale con 127 apparizioni. Punta centrale il
giocatore-simbolo del Portogallo: la “Pantera Nera” EUSÉBIO. Fuoriclasse
completo, movenze feline miste a forza, potenza ed agilità, capace di
segnare valanghe di gol col Benfica, tant’è che fu due volte Scarpa d’Oro (1968
e 1973). Un vero incubo per tutti i difensori che provavano a fermarne
l’avanzata. Realizzò 9 reti nella fantastica cavalcata dei portoghesi al
Mondiale del ’66. La Coppa dei Campioni del 1962 e il Pallone d’Oro del 1965 ne
fecero l’alterego europeo al divino Pelè. Una leggenda nella Storia del Calcio.
Sulla sinistra invece CRISTIANO
RONALDO, giocatore digitale in un calcio analogico. Attaccante implacabile del
potenziale devastante e dal talento esponenzialmente senza limiti. Distillato
di forza, velocità tecnica e senso del gol. Spettacolare nella giocata,
inarrestabile in campo dove col passare degli anni ha saputo concretizzare la
mole di gioco che sprigionava fino a raggiungere vette realizzative umanamente
impensabili. Pallone d’Oro del 2008, un successo con la Nazionale può
consegnarne il nome al mito.
Tra le
riserve più di tutti meriterebbe una maglia da titolare FERNANDO PEYROTEO, il finalizzatore dei leggendari
“Cinque violini” dello Sporting Lisbona degli anni ‘40. Classico centravanti di
sfondamento, passargli la palla in area di rigore equivaleva a metterla in
banca, una garanzia. Tiro potente e preciso, doti acrobatiche eccezionali unito
ad un fisico da granatiere ne hanno fatto il maggior realizzatore nella
storia del campionato portoghese con 330 reti in sole 197 partite!
Impossibile ignorare l’immenso talento di PAULO
FUTRE, guizzante fantasista che avrebbe meritato una carriera all’altezza della
sua grandissima classe, mai però totalmente espressa. Piccolo, agile, rapidissimo,
a vent’anni era già la stella della Nazionale ai Mondiali messicani e del
Porto, club con il quale vinse la Coppa dei Campioni del 1987, anno in cui si
piazzò al secondo posto nella corsa al Pallone d’Oro. Un terribile infortunio
al ginocchio ne condizionò gli anni migliori. L’ultimo posto a disposizione
spetta a ARTUR
DE SOUSA detto PINGA, il miglior calciatore del Porto di ogni epoca.
Realizzatore implacabile: i suoi numeri parlano di 394 gol in 400 match.
Ricapitolando, ecco la formazione portoghese di sempre:
PORTOGALLO
(4-3-3): Costa
Pereira; João Pinto,
Germano, R. Carvalho, Hilario; Deco, Rui Costa, Coluna; Figo, Eusébio, Cristiano Ronaldo. A disp. Vítor Baía, Humberto Coelho, Fernando
Couto, Travassos, José Augusto, Futre, Peyroteo.
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