Definirlo “il maestro” non è un eufemismo. Corrado
Viciani, nato a Bengasi in Libia nel 1929, fu l’autentico precursore del gioco
a zona in Italia, che al tramonto degli Anni sessanta le cronache sportive
chiamavano “gioco corto”. Ex-difensore tra le altre della Fiorentina e del
Genoa, Viciani iniziò ad allenare la piccola Fedit Roma, poi dopo Sangiorgese,
Fermana, Ravenna e Prato, ottenne i migliori consensi con il suo gioco
innovativo nella Ternana, che da provinciale pilotò a sorpresa fino alla Seria
A alla guida di un manipolo di autentici sconosciuti. Il grande giornalista
Barendson affermò in merito: “Poche volte
si è visto assomigliare una squadra al proprio ambiente come è avvenuto a
Terni”. Il suo credo tattico fu apprezzato anche altrove al timone di
Atalanta, Avellino, Taranto, Vicenza, Civitanovese e nel ’74 alla guida del
Palermo, allora in Serie B, raggiunse la finale della Coppa Italia persa però
soltanto ai calci di rigore contro il Bologna. Dopo 120' di gioco intenso che si erano conclusi sull'1-1. Il Bologna aveva pareggiato soltanto garzie ad un discusso rigore fischiato ai danni di Bulgarelli.
Anche la sua
esperienza con la Cavese fu oltremodo proficua. Arrivò a Cava de’ tirreni nella
stagione del 77/78 in Serie C per sostituire Fontana e raggiunse l’8° posto
l’ultimo utile per andare nella nuova Serie C1 in piena riforma. Fu decisiva
una vittoria all’ultima giornata per 3-0 a Siracusa. Poi arrivò 8° nel ’79 e
12° nell’80, lanciando molti giovani di valore. Nell’80 un gol del figlio,
Enrico Viciani, decise il derby del Vestuti in favore della Cavese. Tornò poi a
Cava nell’84/85, ancora una volta a campionato in corso al posto di Benetti,
riuscendo a salvare gli aquilotti dalla retrocessione. Con lui Signorini
divenne un libero importante. Ci mancherà “il Maestro” con la sua disciplina ed
il suo calcio operaio.
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