Chinaglia al tiro (foto LazioWiki) |
Con qualche anno di
anticipo prima dell’avvento dei reclamizzati Arrigo Sacchi e Zdenek Zeman e di
altri tecnici professatisi di credo zonista, Luis Vinicio, calcisticamente al
secolo conosciuto come ‘O lione,
introdusse nel calcio italiano il gioco a zona sulla panchina del Napoli a
partire dalla stagione del 1974/75. Una prerogativa peraltro da condividere
equamente con un altro tecnico emergente del calibro di Corrado Viciani, al
timone della sorprendente Ternana.
Nell’estate del 1974 Vinicio beneficiò di una
campagna acquisti del proprio Presidente Corrado Ferlaino non faraonica, ma costituita
senza dubbio da elementi che potevano al meglio interpretare il credo tattico
dell’allenatore brasiliano. Primo tra tutti, infatti, l’esperto difensore
Tarcisio Burgnich, con cui il tecnico innovatore avrebbe potuto schierare la
sua difesa in linea, in luogo del più lento e compassato Zurlini, e dar vita ad
un calcio offensivo ed atletico. La partenza in campionato della squadra
azzurra si rivelò senza dubbio confortante, proprio grazie al gioco speculare
della squadra di Vinicio. Il Napoli aveva ottenuto 4 successi nelle 4 gare di
Coppa Italia ed era rimasto imbattuto in campionato fino all’altezza della
decima giornata, quando al San Paolo naufragò clamorosamente per 6-2 di fronte alla
Juventus. Le ragioni della sconfitta furono imputate al gioco troppo
spregiudicato di Vinicio, ma anche alla stanchezza del Napoli, che appena tre
giorni prima aveva tentato una disperata impresa in Coppa UEFA ad Ostrava di
fronte al Banik, che aveva vinto nella gara di andata per 2-
Tuttavia, archiviata quella cocente sconfitta,
il Napoli riprese a macinare gioco e kilometri e ritornò nella scia della
Juventus. Nel girone di ritorno, infatti, dopo due successi consecutivi interni
ottenuti contro Sampdoria e Fiorentina, la squadra partenopea era ospite
all’Olimpico della Lazio Campione d’Italia in carica, che però stava disputando
un torneo deludente. Oltretutto gli attriti di campionato tra napoletani e
laziali erano ricorrenti. Ai biancocelesti romani ancora non era andato giù lo
sgarbo arrecato dal Napoli all’ultima giornata del torneo del 1972/73. Gli
azzurri, infatti, si imposero di misura sulla Lazio con gol allo scadere di
Oscar “Flipper” Damiani, facendo perdere addirittura il tricolore alla squadra
di “Long John” Chinaglia. Era quindi quantomeno plausibile pensare che il 9
marzo del 1975 a
Roma la Lazio ,
che aveva ancora da chiedere a quel campionato, potesse però rendere difficile
la vita al Napoli all’inseguimento dello Scudetto.
Maestrelli schierò: Pulici, Polentes, Martini,
Wilson, Oddi, Badiani, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi,
D’Amico. Il Napoli rispose con: Carmignani, Bruscolotti, Pogliana, Burgnich, La Palma , Orlandini, Massa, Juliano,
Clerici, Esposito S., Braglia G .Arbitrava il Signor Levrero di Genova, di
fronte a 70.000 spettatori, di cui ben 30.000 provenienti da Napoli. La partita
si rivelò subito vibrante e ricca di colpi di scena. Il Napoli, ad ogni modo,
passò in vantaggio al 53’
con Giorgio Braglia, che sfruttò un errato disimpegno difensivo di Martini ed
infilò Pulici in uscita. All’ 85’ ,
però, la Lazio
pervenne al pareggio dagli undici metri. Orlandini strattonò D’Amico e
Chinaglia trasformò il successivo rigore, mentre sugli spalti si verificavano
pesanti scontri tra tifosi ed addirittura un’invasione di campo di un tifoso
del Napoli. I colpi di scena non erano finiti, perché al 90’ Levrero decretò un rigore
anche in favore del Napoli, che però il “Gringo” Clerici fallì clamorosamente.
Nel girone di ritorno il Napoli perse una sola
volta, ancora contro la Juve
per 2-1 a
Torino, condannato da core ‘ngrato
Josè Altafini, e chiuse il campionato al secondo posto, a due punticini dalla
Juventus. Per Vinicio non ci fu giusta gloria ed onore.
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