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giovedì 3 ottobre 2019

Eusebio contro il suo Benfica



di Vincenzo Paliotto

 Quel giorno Eusebio si augurava che non fosse mai arrivato o quantomeno pensava che quella scelta non sarebbe stata poi così sofferta e difficile. Ma la pantera nera si accorse con ritardo e con la dovuta consapevolezza che giocare contro il grande amore della sua vita, il Benfica, proprio non gli sarebbe riuscito. Nella stagione del 1976/77 Eusebio era rientrato in patria, dopo essersi disimpegnato tra il 1975 ed il 1976 sia nel nascente campionato della NASL nordamericana che in quello messicano. Pochi scampoli di partita utili comunque ai nordamericani ad aiutarli a credere di aver un campionato vero e qualche dollaro per Eusebio da incamerare nonostante qualche infortunio. Poi la NASL andava per qualche mese in vacanza ed Eusebio decise di tornare in Portogallo. Lo corteggiarono con insistenza quelli dello Sporting Lisbona, ma Eusebio non riuscì ad accettare quelle offerte da parte di quelli che da sempre sono gli eterni rivali degli encarnados. Allora firmò con non poco di stupore per il piccolo Beira-Mar di Aveiro, squadra condannata a lottare per la salvezza e con la speranza di lanciare qualche buon giocatore. Alla giornata numero 12 del campionato lusitano del 5 gennaio del 1977, però, Beira Mar-Benfica era in calendario all’Estadio Mario Duarte. Eusebio accettò di scendere in campo soltanto pochi minuti prima della partita. Affrontare il colore e la storia di quelle maglie gli procurava dolore. Il Benfica dell’inglese John Mortimore passò al 19’ con Chalana e quindi pareggiarono i padroni di casa al 26’ con Abel Miglietti. Poi nuovo vantaggio benfichista al 30’ con Pietra e nuovo pareggio giallonero al 56’ questa volta di Felix Soares. Tutto sembrava potesse succedere in quella partita dall’esito che alla vigilia sembrava scontato. persino che il Beira Mar nella fase cruciale della partita beneficiasse di un calcio piazzato dal limite, una posizione dalla quale Eusebio di gol ne aveva fatti tanti. Ma la pantera nera quella volta non se la sentì, così come avrebbe ulteriormente testimoniato il giovane Antonio Sousa ( che poi ebbe una luminosa carriera al Porto) qualche tempo più tardi. Eusebio si rifiutò di tirare e qualche minuto dopo uscì anche dal campo per lasciare spazio allo spagnolo Tebecas. Eusebio non ce l’aveva fatta. Gli passarono davanti agli occhi le caterve di reti segnate con la maglia benfichista, la Coppa dei Campioni, gli scudetti, le coppe e quei Palloni d’Oro e Scarpa d’Oro che tante volte aveva portato in trionfo all’Estadio Da Luz. Ma tradire la sua gente così sarebbe stato troppo. Il Benfica vinse poi anche quel campionato ed Eusebio continuò a giochicchiare, persino nella seconda divisione lusitana, lì dove il suo Benfica non lo avrebbe potuto incontrare.

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