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mercoledì 24 luglio 2019

Estadio Vivaldo Lima di Manaus, storia e leggende

Ospitiamo oggi sulla nostra pagina un bellissimo articolo del nostro giornalista brasiliano Davide Tuniz e follone della pagina. Un articolo sinceramente da non perdere.
Estadio Vivaldo Lima di Manaus, storie e leggende
di Davide Tuniz
(giornalista freelance brasiliano)

Il 5 Aprile del 1970, nonostante il caldo opprimente che lasciava i suoi illustri ospiti più interessati ai ventilatori che cercavano di smuovere l’aria umida che a ciò che accadeva sul rettangolo di gioco, il governatore dello stato di Amazonas Danilo de Matos Areosa, in una camera di ospedale, non staccava l’orecchio dalla radio, maledicendo il clima tropicale che gli aveva portato una polmonite acuta, costringendolo a disertare l’inaugurazione del nuovo stadio di Manaus, un’opera dalla genesi molto complicata, iniziata addirittura 12 anni prima, ma che finalmente vedeva la luce, con i suoi 50.000 posti (poi ridotti a 31.000) e l’omaggio all’avvocato e medico Vivaldo Lima, uno dei pionieri della diffusione del calcio in Amazzonia. In tribuna, accanto al suo posto vuoto, nientemeno che il presidente della Fifa Sir Stanley Rous e quello della Federazione Brasiliana João Havelange, in quel momento sorridenti e prodighi di foto ed abbracci, ma in realtà già in guerra per le elezioni alla Fifa del 1974 che videro proprio il brasiliano Havelange sconfiggere l’ex arbitro Rous. Ma questa è un’altra storia. In quel pomeriggio del 1970 gli occhi dei 36.826 spettatori sono tutti per le star che si affrontano sul terreno di gioco: il Brasile futuro campione del mondo e la selezione dei migliori giocatori del campionato amazonense, all’epoca torneo di buon livello, prima di conoscere il declino degli anni ’80. Arbitro Arnaldo César Coelho, che dirigerà la finale di Spagna ’82. In campo quei fenomeni che incanteranno il mondo pochi mesi dopo in Messico, compreso Pelé. Finisce 4-1 per il Brasile, con gol di Carlos Alberto Torres, Mário Vieira, Rivelino e ovviamente di O Rey. La partita principale venne preceduta da un pre-gioco tra le selezioni B, vinto anche questo 4-1 dal Brasile, con tripletta di un allora poco conosciuto Dadà Maravilha, che con questa prestazione si guadagnò il passaggio alla nazionale A, con cui vinse i mondiali ’70 senza mai scendere in campo, per veto, si dice, dell’allora Presidente, il generale Médici. Maravilha, terzo marcatore di tutti i tempi del campionato brasiliano, dietro Romário e Pelé, tornò a Manaus a metà degli anni ’80 per giocare gli ultimi spiccioli di carriera col Nacional. Dopo quella pomposa inaugurazione, in realtà, ve ne furono diverse altre nel corso degli anni a venire a partire da quella che a tutti gli effetti rese lo stadio agibile, col completamento di tutte le opere che quel pomeriggio del 1970 erano ancora da finire: il nuovo governatore Andrade re-inaugurò lo stadio nel 1971, con illuminazione, parcheggi e un tabellone elettronico con un torneo vinto dall’Atlético Mineiro in finale contro il Fast Clube, uno dei club più tradizionali della città. E prima della terza re-inaugurazione del 1995, proprio il Fast, l’otto marzo del 1980, portò al Vivaldo Lima, subito ribattezzato dai manauara “Vivaldão”, 56.890 persone, il maggior pubblico registrato, per ammirare quella specie di Harlem Globetrotters del pallone che erano i New York Cosmos di Beckenbauer e Carlos Alberto Torres. La partita fu uno scialbo 0-0, nonostante la presenza di tante stelle. Ma i Cosmos non furono il primo club straniero a calpestare l’erba del Vivaldo Lima: nel 1971 il Porto, in tourneè in Sud-America, vi giocò due partite contro il Nacional ed il Fast, davanti a 39.000 persone. Nel 1995, invece, per la nuova riapertura, con opere di ammodernamento considerevoli e la semina di un nuovo prato, con la stessa erba usata al Rose Bowl di Pasadena durante i mondiali ’94, ecco nuovamente la Seleção chiamata a onorare il nuovo look dello stadio, con un’amichevole vinta 3-1 contro la Colombia. Curiosamente, ma in tipico stile brasiliano, il nuovo tabellone elettronico arrivato anch’esso dagli USA, funzionò solo quel giorno. Secondo diversi funzionari e giornalisti, in realtà le opere del 1995, mal eseguite e super fatturate, portarono una serie di problemi strutturali allo stadio, soprattutto infiltrazioni, che trasformavano gli spogliatoi, nei giorni di pioggia, in vere e proprie piscine. Le pessime condizioni della struttura, che si deteriorava a vista d’occhio, ed il declino del calcio locale, con i clubs in costante crisi finanziaria, non in grado di permettersi l’affitto del Vivaldo Lima, portarono alla decisione, triste ma obbligata, di abbatterlo per costruire uno stadio nuovo di zecca in occasione dei mondiali del 2014. “E’ stato triste per tutti vedere il nostro glorioso stadio venire abbattuto – dice Oriovaldo Malízia che è stato l’ultimo responsabile della struttura – ma se non fosse stato per l’opportunità dei mondiali, oggi Manaus avrebbe uno stadio ridotto ad un rottame”. Oggi la moderna Arena Amazonas rispende con la sua struttura avveniristica sul luogo dove si costruì il “Colosso do norte”, come venne chiamato il Vivaldo Lima dalla propaganda del regime negli anni ‘70, un luogo che, quando venne scelto alla fine degli anni ’50 come sede del nuovo stadio, venne giudicato “pericoloso” per la presenza di serpenti e giaguari – era allora periferia estrema della città – e “troppo lontano perché le persone si interessino ad andarci”, motivo per cui, dalla posa della prima pietra nel 1958, lo stadio rimase solo nei sogni del governatore Areosa e dell'architetto Severiano Mário Porto, per 12 lunghi anni per vivere poi una vita “corta ma intensa” come disse il decano dei giornalisti amazonensi Arnaldo Santos.

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