Ospitiamo oggi sulla nostra pagina
un bellissimo articolo del nostro giornalista brasiliano Davide Tuniz e follone
della pagina. Un articolo sinceramente da non perdere.
Estadio Vivaldo Lima di Manaus,
storie e leggende
di Davide Tuniz
(giornalista freelance brasiliano)
Il 5 Aprile del 1970, nonostante il caldo opprimente che lasciava i suoi
illustri ospiti più interessati ai ventilatori che cercavano di smuovere l’aria
umida che a ciò che accadeva sul rettangolo di gioco, il governatore dello
stato di Amazonas Danilo de Matos Areosa, in una camera di ospedale, non
staccava l’orecchio dalla radio, maledicendo il clima tropicale che gli aveva
portato una polmonite acuta, costringendolo a disertare l’inaugurazione del
nuovo stadio di Manaus, un’opera dalla genesi molto complicata, iniziata
addirittura 12 anni prima, ma che finalmente vedeva la luce, con i suoi 50.000
posti (poi ridotti a 31.000) e l’omaggio all’avvocato e medico Vivaldo Lima,
uno dei pionieri della diffusione del calcio in Amazzonia. In tribuna, accanto
al suo posto vuoto, nientemeno che il presidente della Fifa Sir Stanley Rous e
quello della Federazione Brasiliana João Havelange, in quel momento sorridenti
e prodighi di foto ed abbracci, ma in realtà già in guerra per le elezioni alla
Fifa del 1974 che videro proprio il brasiliano Havelange sconfiggere l’ex
arbitro Rous. Ma questa è un’altra storia. In quel pomeriggio del 1970 gli
occhi dei 36.826 spettatori sono tutti per le star che si affrontano sul
terreno di gioco: il Brasile futuro campione del mondo e la selezione dei
migliori giocatori del campionato amazonense, all’epoca torneo di buon livello,
prima di conoscere il declino degli anni ’80. Arbitro Arnaldo César Coelho, che
dirigerà la finale di Spagna ’82. In campo quei fenomeni che incanteranno il mondo
pochi mesi dopo in Messico, compreso Pelé. Finisce 4-1 per il Brasile, con gol di
Carlos Alberto Torres, Mário Vieira, Rivelino e ovviamente di O Rey. La partita
principale venne preceduta da un pre-gioco tra le selezioni B, vinto anche
questo 4-1 dal Brasile, con tripletta di un allora poco conosciuto Dadà
Maravilha, che con questa prestazione si guadagnò il passaggio alla nazionale
A, con cui vinse i mondiali ’70 senza mai scendere in campo, per veto, si dice,
dell’allora Presidente, il generale Médici. Maravilha, terzo marcatore di tutti
i tempi del campionato brasiliano, dietro Romário e Pelé, tornò a Manaus a metà
degli anni ’80 per giocare gli ultimi spiccioli di carriera col Nacional. Dopo
quella pomposa inaugurazione, in realtà, ve ne furono diverse altre nel corso
degli anni a venire a partire da quella che a tutti gli effetti rese lo stadio
agibile, col completamento di tutte le opere che quel pomeriggio del 1970 erano
ancora da finire: il nuovo governatore Andrade re-inaugurò lo stadio nel 1971,
con illuminazione, parcheggi e un tabellone elettronico con un torneo vinto
dall’Atlético Mineiro in finale contro il Fast Clube, uno dei club più
tradizionali della città. E prima della terza re-inaugurazione del 1995,
proprio il Fast, l’otto marzo del 1980, portò al Vivaldo Lima, subito
ribattezzato dai manauara “Vivaldão”, 56.890 persone, il maggior pubblico
registrato, per ammirare quella specie di Harlem Globetrotters del pallone che
erano i New York Cosmos di Beckenbauer e Carlos Alberto Torres. La partita fu
uno scialbo 0-0, nonostante la presenza di tante stelle. Ma i Cosmos non furono
il primo club straniero a calpestare l’erba del Vivaldo Lima: nel 1971 il
Porto, in tourneè in Sud-America, vi giocò due partite contro il Nacional ed il
Fast, davanti a 39.000 persone. Nel 1995, invece, per la nuova riapertura, con
opere di ammodernamento considerevoli e la semina di un nuovo prato, con la
stessa erba usata al Rose Bowl di Pasadena durante i mondiali ’94, ecco
nuovamente la Seleção chiamata a onorare il nuovo look dello stadio, con
un’amichevole vinta 3-1 contro la Colombia. Curiosamente, ma in tipico stile
brasiliano, il nuovo tabellone elettronico arrivato anch’esso dagli USA,
funzionò solo quel giorno. Secondo diversi funzionari e giornalisti, in realtà
le opere del 1995, mal eseguite e super fatturate, portarono una serie di
problemi strutturali allo stadio, soprattutto infiltrazioni, che trasformavano
gli spogliatoi, nei giorni di pioggia, in vere e proprie piscine. Le pessime
condizioni della struttura, che si deteriorava a vista d’occhio, ed il declino
del calcio locale, con i clubs in costante crisi finanziaria, non in grado di
permettersi l’affitto del Vivaldo Lima, portarono alla decisione, triste ma
obbligata, di abbatterlo per costruire uno stadio nuovo di zecca in occasione
dei mondiali del 2014. “E’ stato triste
per tutti vedere il nostro glorioso stadio venire abbattuto – dice Oriovaldo
Malízia che è stato l’ultimo responsabile della struttura – ma se non fosse stato per l’opportunità dei mondiali,
oggi Manaus avrebbe uno stadio ridotto ad un rottame”. Oggi la moderna
Arena Amazonas rispende con la sua struttura avveniristica sul luogo dove si
costruì il “Colosso do norte”, come venne chiamato il Vivaldo Lima dalla
propaganda del regime negli anni ‘70, un luogo che, quando venne scelto alla
fine degli anni ’50 come sede del nuovo stadio, venne giudicato “pericoloso”
per la presenza di serpenti e giaguari – era allora periferia estrema della
città – e “troppo lontano perché le persone si interessino ad andarci”, motivo
per cui, dalla posa della prima pietra nel 1958, lo stadio rimase solo nei
sogni del governatore Areosa e dell'architetto Severiano Mário Porto, per 12
lunghi anni per vivere poi una vita “corta ma intensa” come disse il decano dei
giornalisti amazonensi Arnaldo Santos.
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