di Vincenzo Paliotto
Diventa quasi complicato trovare una
collocazione temporale alla carriera di Elias Figueroa, probabilmente il
difensore centrale più quotato nella storia calcistica dell’America Latina, la
cui parabola agonistica si è dipanata lungo l’arco di oltre vent’anni, andando
a riscuotere successi non soltanto nella patria cilena, ma anche il Uruguay e
Brasile e poi nella NASL nordamericana. Tuttavia, Figueroa rappresenta l’eccellente
doppio ex di turno nella sfida di Libertadores tra il Palestino e l’Internacional
di Porto Alegre. Cominciò infatti la sua carriera nel Santiago Wanderers (dal
1964 al ’66) e poi, dopo un prestito all’Union La Calera (nel 1964), passò al
Penarol Montevideo (dal 67 al 72) e quindi più tardi all’Internacional di Porto
Alegre (dal ’72 al ’76). Vinse il campionato uruguagio in due occasioni e
quindi il Brasileirao nel 1975 e nel 1976, proprio grazie ad un suo gol in
finale contro il Cruzeiro, passato alla storia come gol illuminado, oltre a 5 affermazioni consecutive nel campionato gaucho. Nel ’75 l’Internacional
beneficiò anche dei 16 gol di Flavio Minuano che fu capocannoniere del torneo.
Nel 1976, invece, la vittoria giunse in finale ai danni del Corinthians per
2-0. Dopo essere stato votato come miglior difensore alla Coppa del Mondo del
1974 ed aver vinto 3 volte il Pallone d’Oro sudamericano, nel 1978 approdò
nuovamente in patria questa volta nel Palestino (dal 1977 all’80), vincendo il
titolo nazionale e la Copa Chile e mantenendo imbattuto la squadra per 44
partite consecutive, record per il calcio nazionale. Nel ’77 nella finale di
Copa Chile los arabes si imposero con
uno spettacolare 4-3 ai danni dell’Union Espanola. Fu artefice di quella impresa insieme a
Messen, al bomber Oscar Fabbiani, che
era un naturalizzato argentino, ad Araya, Valenzuela, Rojas, Pinto e all’allenatore
Caupolicàn Pena. Quindi, spese una stagione nella NASL nelle file del Fort
Lauderdale insieme al peruviano Cubillas, mentre chiuse la carriera nel 1982 in
patria con la maglia del Colo Colo, quasi come un omaggio alla squadra più
popolare del suo paese. Nato a Valparaìso, aveva giocato poi 47 volte con la
nazionale cilena, partecipando ai Mondiali del 1966, 1974 e 1982.
E’ stato ritenuto da Pelè e da altri suoi
avversari come il difensore centrale più forte di ogni epoca del calcio
latinoamericano. Elegante nel disimpegno, ma anche di notevole stazza fisica ed
autorevole negli interventi anche più delicati. In molti si ispirarono a lui
anche nella rovesciata volante, detta la chilena,
anche che lo stesso Franz Beckenbuaer ne fece il suo modello. Forse il suo
unico neo fu una probabile connotazione politica in favore del regime
sanguinario di Pinochet. Era in qualche modo detto el chico bueno del calcio cileno, dove bueno in questo caso suonava come un inquietante simpatia per la
dittatura militare.
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