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domenica 20 marzo 2016

Fudbalski Klub Obilić

di Fabio Toti
 Il Fudbalski Klub Obilić, o più semplicemente Obilić è uno dei club della capitale serba, Belgrado, fondato nel 1924 e gioca le sue partite interne nello stadio Miloš Obilić, situato nella municipalità di Vračar e deve il suo nome all’eroe serbo vissuto nel XIV secolo. Nei primi anni della sua storia si metterà in luce come una delle migliori formazioni della Lega calcistica secondaria di Belgrado e arriverà alla fine degli anni venti a giocare nel primo livello del calcio serbo (ne esistevano tre).
Durante l’occupazione nazista, ebbe l'occasione di misurarsi con le migliori squadre della capitale nella lega cittadina che sostituiva il campionato nazionale, finendo regolarmente dietro le due realtà di maggior spessore di allora: il BSK e lo SK 1913
Dopo la seconda guerra mondiale, le alte gerarchie del partito comunista costrinsero il club a cambiare nome in FK Čuburac, da  Čubura, il nome del quartiere dove è ubicato. Il nome Obilić risultava troppo “serbo”, visto che come detto, veniva da Miloš Obilić, eroe nazionale, che assassinò il sultano ottomano Murad I in quella che da noi è conosciuta come “Battaglia della Piana dei Merli” o del Kosovo. Quando nel 1952 si fuse con il FK Šumadija, il governo, tornò sulla propria decisione e permise alla squadra di riprendere il nome originario. Da quest’anno il club giocherà nella seconda divisione di Belgrado, ma riuscirà a vincerla solamente nella stagione 72-73, venendo promosso nella prima. Nove anni dopo, si piazzerà al quarto posto e salirà ancora nel girone nord della seconda lega serba vincendola al primo tentativo e approdando al livello più alto di essa. Alla fine degli anni 80 continuerà la sua formidabile ascesa raggiungendo la terza divisione yugoslava,  e riuscendo a confrontarsi finalmente con altri club del resto della federazione slava nel girone Nord, al di fuori della propria regione. La squadra resterà  in questa serie fino agli anni della Guerra dei Balcani. La guerra porterà alla disgregazione della Yugoslavia socialista, solo Serbia e Montenegro resteranno unite nella nuova Repubblica di Yugoslavia. Con molte meno squadre a disposizione, l’Obilic viene iscritto nella seconda serie nazionale e arriverà con grande sorpresa a giocarsi la finale di Coppa contro il club più famoso del paese, la Stella Rossa Belgrado. Pur venendo sconfitto nel doppio confronto, si qualificherà per disputare la Coppa delle coppe (verrà eliminato nel turno preliminare dai georgiani della Dinamo Batumi), perché la Stella Rossa, avendo vinto anche il campionato, avrà accesso alla più blasonata Coppa dei Campioni. L’anno successivo i gialloblù faranno finalmente il loro debutto nella Superliga serba

Nella stagione  95-96, l’ex capo e fondatore della Guardia volontaria Željko Ražnatović detto "Arkan", dopo aver provato senza successo ad acquistare la Stella Rossa, la squadra della quale era tifoso (i membri della sua famigerata milizia “le tigri”, vennero infatti scelti tra la tifoseria dei biancorossi), ripiegò sul meno titolato Obilić, scelto probabilmente anche in funzione della sua origine patriottica. Al suo arrivo intraprese una grande azione di ristrutturazione del club e del suo stadio investendo svariati milioni di dollari, aumentandone la capienza da 3000 posti ai 4600 attuali, arricchendolo di una struttura in vetro e acciaio, dove ubicò il suo ufficio di presidente con vista sul campo. Entrando nella hall della sede del club, vi si presenterà davanti un modellino in scala ridotta del progetto faraonico mai terminato, che prevedeva l’ulteriore ampliamento del Milo Objlic Stadium fino a 15000 posti, progettato prima dell’assassinio di Željko e inevitabilmente accantonato dopo la sua morte (la sua morte avverrà per mano di un poliziotto in congedo, il 23enne Dobrosav Gavrić, spinto da motivazioni ancora non chiare, 20000 persone saranno presenti all'ultimo saluto). Per alcuni un eroe di guerra, per molti altri, uno spietato criminale (si era macchiato di molti reati già in giovane età e durante la guerra dei Balcani, diede il peggio di sé contro la popolazione civile croata e contro quella musulmana di Bosnia). La “tigre” Arkan, impose alla squadra una disciplina ferrea di tipo militare, con punizioni corporali, intimidazioni e pressioni di ogni tipo. Ci sono prove di azioni del genere, anche nei confronti di giocatori che si rifiutavano di giocare per il suo club o che si erano macchiati di prestazioni poco brillanti. Si racconta inoltre di minacce ad allenatori e giocatori avversari. C’è chi ipotizza addirittura che Arkan, potesse far filtrare dei gas negli spogliatoi degli ospiti, ai fini di alterarne le prestazioni; quest’ultima senz’altro un’esagerazione, ma c’è chi l’ha prese su serio, come in un’occasione fecero i giocatori della Stella  Rossa, quando dovettero giocare al "Milos", scegliendo di indossare le proprie divise da gioco sul pullman e rimanendo in campo, senza rientrare negli spogliatoi anche nell’intervallo tra il primo e secondo tempo. Si dice del presidente dell’ Obilić che “si muoveva nel calcio, come in guerra”. Tuttavia tutte queste storie, se da una parte sono utilissime al folklore, rischiano di togliere dei meriti effettivi ad una grande squadra, che nella stagione 1996-97 finirà al primo posto del gruppo B della lega nazionale (la massima serie era infatti divisa in due gruppi, A e B, ognuno composto da 10 squadre). Nel periodo più splendente della loro storia, i gialloblù seppero mostrare a tutti di meritare pienamente il posto che occupavano, divennero da subito protagonisti tra i top club e nella stagione 1997-98, guidati dal tecnico Dragan Okuka, vinceranno il campionato rompendo la consolidata egemonia Partizan-Stella Rossa e  arriveranno vicinissimi al “double” venendo fermati nuovamente in finale di coppa, ma stavolta dal Partizan. L’anno successivo, subiranno l’eliminazione da parte del Bayern di Monaco nel preliminare di Champions League (0-4 e 1-1) e successivamente sarà l'Atletico Madrid a imporsi in Coppa UEFA (0-2 e 1-1) . In questo periodo, sotto la minaccia di una possibile squalifica dalle competizioni da parte dell’UEFA a causa delle passato di Arkan, la presidenza fu affidata alla moglie, la pop star Svetlana Ražnatović, conosciuta col nome d’arte di "Ceca", che rimase in carica per un breve periodo prima di passarla all’imprenditore Žarko Nikolić. Alla morte di quest’ultimo, la poltrona tornò a Svetlana, che la mantiene tutt'oggi. Anche la stagione successiva, vide la l’Obilic protagonista, ma in maggio, l’intervento americano contro la Serbia fece interrompere il campionato prima della sua fine. L’Obilic era saldamente in seconda posizione a soli due punti dai bianconeri del Partizan che in seguito verranno dichiarati campioni. La stagione 2001-2002, sarà l’ultima giocata ad alto livello, da qui in poi  per la squadra inizierà un lento declino che la porterà pian piano ai livelli più bassi del calcio serbo, fino alla Seconda lega di Belgrado, dove gioca attualmente. Le uniche soddisfazioni nel presente arrivano dal settore femminile, che mentre scrivo sta dominando il campionato cadetto e molto presumibilmente, si ritroverà nella Superliga serba la prossima stagione.

I tifosi dell’ Obilić, si riconoscono sotto il nome comune di “vitezovi“ (cavalieri) e non hanno nessuna precisa connotazione politica. Hanno inoltre un legame fraterno con i tifosi dello Timok Zajecar. Le altre squadre sono considerate tutte rivali allo stesso pari,  comprese le due big di Belgrado, Partisan e Stella Rossa. Tra i giocatori storici più amati ci sono Zoran Rankovic, , Sasa Zimonjic a il portiere attuale Nenad Lukić.

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