Luis Suarez |
di Vincenzo
Paliotto
L’edizione dell’esordio aveva in qualche modo
conferito il giusto valore al Campionato Europeo per Nazioni, tanto che al
successivo torneo si iscrissero ben 28 federazioni, tra le quali fra le più
blasonate non figurava soltanto la Germania Ovest, il cui tecnico Sepp
Herberger si ostinava ad essere contrario alla disputa di qualsiasi
competizione che non fosse la Coppa del Mondo. Un punto di vista più che
discutibile che privò quel torneo di una sicura protagonista.
La
Coppa Europa iniziò, comunque, non senza sorprese. La più clamorosa riguardò
gli inglesi che rimediarono una sonora batosta dalla Francia a poco meno di
quattro anni dall’atteso appuntamento iridato proprio in Inghilterra. Gli
inglesi impattarono per 1-1 nella gara di andata a Sheffield, ma poi furono
demoliti a Parigi per ben 5-2. Anche il Portogallo, pur schierando l’indomabile
bocca da fuoco Eusebio, uscì di fronte alla poco nota Bulgaria, che però mise
in mostra l’astro nascente del calcio dell’est europeo quale Georgi
Asparoukhov, centravanti del Levski Sofia, poco conosciuto alle platee europee,
ma che si dimostrò campione dal valore assoluto. Quel confronto a distanza tra
Eusebio ed Asparoukhov fu in quel caso vinto dal bulgaro. Il centravanti del
Levski risultò decisivo in particolare nella gara di spareggio all’Olimpico di
Roma, decisa da un suo gol. Quel Portogallo andò fuori al primo turno,
nonostante potesse schierare gran parte dell’ossatura del Benfica, che avrebbe
dominato l’Europa per due anni di fila. Tra le outsider si segnalò anche l’Albania,
che passò il turno senza mai giocare. I greci per motivi politici si
rifiutarono di affrontare la suqadra del forte Panajot Pano, che soltanto le
severe leggi del suo paese gli impedirono di andare a giocare all’estero.
La
fase finale si giocherà comunque in Spagna, dove il calcio sta esaltando le
imprese del Real Madrid, vincitore di 5 Coppe dei campioni consecutive. Il
tenace tecnico Josè Villalonga, però, escluse dalla sua squadra Di Stefano e
gli oriundi Santamaria e Puskas, puntando su una formazione più equilibrata in
cui si esaltò Luisito Suarez. Gli iberici eliminarono non senza difficoltà
Romania, Irlanda del Nord ed Eire. La quarta semifinalista fu invece la
sorprendente Danimarca, che ha avuto la fortuna di eliminare Malta, Albania e
Lussemburgo. In semifinale però per forza di cose si arrese nettamente per 3-0
alla superfavorita URSS.
La
Spagna, invece, eliminò soltanto nei supplementari l’ostica Ungheria. Vantaggio
di Pereda, pareggio di Nagy e gol decisivo al 113’ di Amancio, altro
madridista. La finale fu in programma al Chamartin di Madrid, che poi diventerà
Bernabeu, il 21 giugno del 1964. Questa volta il Generalissimo Franco non chiuse
le frontiere ai sovietici, anzi le riapre dopo ben 15 anni. Ci voleva il calcio
per registrare un evento del genere, ma anche per questo l’attesa salì di più.
Gli spettatori furono più di 100.000, stipati sulle tribune madrilene. Gli
spagnoli andarono in vantaggio quasi subito al 6’ con Pereda, ma mentre
festeggiavano Iribar, portiere dell’Athletic Bilbao, incassò dopo neanche due
minuti il pareggio di Schussanov. La gara fu equilibrata fino alla fine, i
sovietici sembrano prevalere, poi all ‘84’ la Spagna siglò il punto decisivo
con uno dei suoi protagonisti meno attesi. Cross di Rivilla e colpo di testa
vincente di Marcelino, centravanti della Real Saragozza. Fu il punto della
vittoria. Salì sul tetto d’Europa una Spagna arcigna ed operaia.
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