Intervista a cura di Nicholas Gineprini di www.tuttocalcioestero.it
“Il calcio oltre il muro” è il racconto delle vicende sportive e politiche della Germania dell’est, una delle più grandi potenze sportive del dopoguerra in campo olimpico. Anche il calcio non sfuggiva al controllo della Stasi, la polizia segreta che teneva tutti sotto osservazione, e grazie a Mielke, riuscì a far imporre la Dinamo Berlino per dieci anni consecutivi in campionato.
Vincenzo Paliotto, per l’appuntamento letterario della rubrica “Il calcio sfogliato” ci racconta il calcio della DDR con il suo libro “Stasi football Club” (URBONE Publishing).
“Il calcio oltre il muro” è il racconto delle vicende sportive e politiche della Germania dell’est, una delle più grandi potenze sportive del dopoguerra in campo olimpico. Anche il calcio non sfuggiva al controllo della Stasi, la polizia segreta che teneva tutti sotto osservazione, e grazie a Mielke, riuscì a far imporre la Dinamo Berlino per dieci anni consecutivi in campionato.
Vincenzo Paliotto, per l’appuntamento letterario della rubrica “Il calcio sfogliato” ci racconta il calcio della DDR con il suo libro “Stasi football Club” (URBONE Publishing).
Nei tuoi libri hai sempre cercato di ricollegare il calcio al
sociale o a vicende politiche, in particolar modo in Sudamerica. Come nasce
l’idea di realizzare un libro sul calcio della Germania dell’est?
Lo spunto viene dalla drammatica storia di Lutz Eigendorf,
giocatore della Dinamo Berlino che fu uno dei primi a passare oltre il muro, e
lo fece approfittando di una amichevole contro il Kaiserlautern, in uno dei
tanti incontri che si tenevano fra squadre della Bundesliga e della Oberliga.
Eigendorf, attraverso l’escamotage di andare a comperare un disco, riuscì a
mettersi in fuga e passare definitivamente dall’altra parte del muro, divenendo
successivamente un giocatore professionista proprio del Kaiserslautern. Ma
dopo qualche anno fu assassinato dai sicari della Stasi. Questa prima storia
che avevo riscoperto, anche grazie a alcuni documentari tedeschi, mi ha
incuriosito. Ho iniziato così ad indagare sul calcio della Germania dell’est, rappresentato
spesso in maniera negativa in quanto aveva molte convivenze con il regime. Ma
ci sono anche altre storie completamente diverse andando a spulciare le pagine
del libro “Stasi football club”
Lo sport era prevalentemente sotto il controllo del regime,
in particolar modo per quanto riguarda le discipline olimpiche, dove la DDR nel
medagliere si classificò spesso seconda, per poi vincerlo nel 1984 ai giochi
invernali di Sarajevo. Tali successi però, avevano un caro prezzo da scontare.
I paesi appartenenti al blocco di Mosca hanno sempre considerato
lo sport come un elemento fondamentale. In alcuni stati vi erano alcune
discipline preferite ad altre, ad esempio in Germania Est il calcio veniva
messo in secondo piano, dando priorità all’atletica leggera oppure ad altri
sport prettamente olimpici. Addirittura il campionato di Hockey su ghiaccio fu
completamente smantellato. Il calcio iniziò in sordina per poi affermarsi con
il tempo, assumendo molta importanza. L’Oberliga seppur priva di sussulti da parte
dei media era un campionato molto combattuto e le sue squadre non facevano la
parte della cenerentola nelle coppe europee, tutt’altro: il Magdeburgo vinse la
Coppa delle Coppe nel 1974, nella finale ci arrivò successivamente anche
la Lokomotive Lipsia. Molto spesso si assistevano a sfide epiche con le
squadre dell’ovest, il Bayern Monaco affrontò in Coppa campioni sia il Magdeburgo
che la Dinamo Dresda in partite eccezionali.
Però lo sport era controllato dal governo centrale, si cercava di primeggiare facendo uso ricorrente al doping. Ho avuto il piacere di interloquire su tale questione il professor Dal Monte, che ai tempi curò Maradona. Egli sostiene che non è difficile praticare il doping, quanto non essere scoperti. In Germania Est si rasentava la perfezione, gli atleti riuscivano ad ottenere delle prestazioni impensabili e il medagliere olimpico parla chiaro a discapito di una popolazione estremamente ridotta estremamente la Germania Ovest o gli USA
Però lo sport era controllato dal governo centrale, si cercava di primeggiare facendo uso ricorrente al doping. Ho avuto il piacere di interloquire su tale questione il professor Dal Monte, che ai tempi curò Maradona. Egli sostiene che non è difficile praticare il doping, quanto non essere scoperti. In Germania Est si rasentava la perfezione, gli atleti riuscivano ad ottenere delle prestazioni impensabili e il medagliere olimpico parla chiaro a discapito di una popolazione estremamente ridotta estremamente la Germania Ovest o gli USA
Il calcio come hai anticipato veniva in secondo piano.
All’inizio l’Oberliga per finanziamenti da parte dello stato si posizionava al
quattordicesimo posto. Poi la Stasi alla fine degli anni ’70 prese il controllo
del campionato con la Dynamo Berlino.
Fu Mielke a prendere il controllo del calcio nella Germania
dell’est, era il ministro della Stasi, la polizia segreta che controllava
meticolosamente la vita dei cittadini. Ci sono due film molto belli che
spiegano questa situazione: Le vite degli altri, e Goodbye Lenin.
Mielke, che fu un grande tifoso della Dinamo Berlino, decise che la sua squadra doveva primeggiare in campionato e dal 1979 al 1988 vinse dieci campionati consecutivi, ricorrendo a tutti i metodi possibili. Innanzitutto fece traslocare le principali squadre berlinesi, e si servì di molti aiuti arbitrali, alcuni di questi infatti erano pure agenti della Stasi. Nel 1986 la Lokomotive Lipsia aveva l’occasione di vincere il campionato, era in vantaggio in casa della Dinamo Berlino e al 95′ gli fu fischiato un generoso rigore contro. L’arbitro Bernd Stumpf agiva per conto di Mielke, ma l’episodio suscitò disdegno per l’evidente complicità delle parti e sarà ricordato come “Il rigore della vergogna di Lipsia”. Stumpf, che era anche un arbitro della FIFA, fu sollevato dall’incarico, ma continuò ad esercitare il proprio ruolo di agente all’interno della Stasi.
Nonostante i successi in Oberliga, la Dinamo Berlino non riuscì mai a figurare in campo internazionale a differenza delle altre compagini come la Dinamo Dresda o lo stesso Lokomotiv Lipsia. In quegli stessi anni infatti la Dynamo Berlino non vinse mai nessuna coppa della Germania dell’est, se non nel 1988.
Mielke, che fu un grande tifoso della Dinamo Berlino, decise che la sua squadra doveva primeggiare in campionato e dal 1979 al 1988 vinse dieci campionati consecutivi, ricorrendo a tutti i metodi possibili. Innanzitutto fece traslocare le principali squadre berlinesi, e si servì di molti aiuti arbitrali, alcuni di questi infatti erano pure agenti della Stasi. Nel 1986 la Lokomotive Lipsia aveva l’occasione di vincere il campionato, era in vantaggio in casa della Dinamo Berlino e al 95′ gli fu fischiato un generoso rigore contro. L’arbitro Bernd Stumpf agiva per conto di Mielke, ma l’episodio suscitò disdegno per l’evidente complicità delle parti e sarà ricordato come “Il rigore della vergogna di Lipsia”. Stumpf, che era anche un arbitro della FIFA, fu sollevato dall’incarico, ma continuò ad esercitare il proprio ruolo di agente all’interno della Stasi.
Nonostante i successi in Oberliga, la Dinamo Berlino non riuscì mai a figurare in campo internazionale a differenza delle altre compagini come la Dinamo Dresda o lo stesso Lokomotiv Lipsia. In quegli stessi anni infatti la Dynamo Berlino non vinse mai nessuna coppa della Germania dell’est, se non nel 1988.
Che tipo di calcio si giocava nella Germania dell’est? Simon
Kuipfer nel suo libro “Ajax la squadra del ghetto” indica il calcio dei cugini
dell’ovest come ancora legato, nel senso buono del termine, alla filosofia del
Mein Kampf. Si tratta quindi di un calcio molto più fisico che tecnico. Questa
mentalità la si riscontra anche negli appellativi ai giocatori: qualsiasi
centrocampista in grado di far girare il pallone era un “maresciallo”, mentre
Beckenbauer era il “Kaiser”. In Germania est vi era sempre questo tipo di
mentalità?
Se vogliamo tracciare un paragone politico, il calcio della
Germania dell’est, così come per i paesi appartenenti al blocco orientale,
era un calcio molto atletico. Avevano un’ottima tenuta fisica e le
squadre italiane hanno trovato molte difficoltà a giocarvi contro in quel
periodo. Vi sono poi chiaramente delle eccezioni, di giocatori molto tecnici
come Thomas Doll alla Lazio o Sammer. Ma prettamente veniva esaltata la
componente fisica in Oberliga. Nonostante tutto vi erano molte menti
valide in panchina come quella dell’allenatore del Magdeburgo, Heinz
Krugel, al quale fu stoppata la carriera, in quanto nel confronto di Coppa
Campioni del 1974/75 si rifiutò di mettere delle microspie nelle macchine dei
giocatori del Bayern Monaco per poterli controllare. La sua figura fu
riabilitata successivamente, tanto che lo stadio del Magdeburgo porta il suo
nome.
Hai sempre evidenziato nel libro le differenze economiche fra le
due leghe. Quando cadde il muro vi fu un vero esodo di giocatori dall’est
all’ovest. Oggi in che campionati si collocano le vecchie squadre della
Oberliga?
Alla caduta del muro tutti i migliori giocatori trovarono ingaggi
non solo in Germania Ovest, ma in tutta Europa. Il calcio della Germania Est
sta cercando di recuperare terreno dato che alla riunificazione delle
leghe soltanto l’Hansa Rostock e la Dinamo Dresda riuscirono a
sopravvivere per qualche stagione. Il confronto fra il capitalismo e il
socialismo reale era impari, infatti molte squadre dell’est sono state relegate
nelle serie inferiori. La Lokomotive Lipsia che sta recuperando poco a poco
terreno, per conservare la propria tradizione (nome e colori sociali) è
stata costretta a ripartire dalla undicesima divisione. Nonostante tutto le
squadre dell’est hanno un grande seguito ancora oggi: il Magdeburgo registra
una media di oltre 20.000 spettatori.
Il Gap però con il calcio dell’ovest è ancora molto ampio.
Il Gap però con il calcio dell’ovest è ancora molto ampio.
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