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mercoledì 26 agosto 2015

Big Tel Aviv Derby, Maccabi-Hapoel Tel Aviv

 La qualificazione del Maccabi Tel Aviv ai gironi di Champions League è uno spunto importante per le nostre narrazioni. Ne approfitto per tirare fuori uno stralcio dal mio prossimo Football Fans in un capitolo che si parla del calcio israeliano e del derby di Tel Aviv tra il Maccabi e l'Hapoel.

di Vincenzo Paliotto


Big Tel Aviv Derby, Maccabi-Hapoel Tel Aviv

“Love Israel, Hate racism”, questo è uno degli slogan più ricorrenti sulle tribune del Bloomfield Stadium di Tel Aviv. Può sembrare strano che nel cuore di una delle città e dei paesi più martoriati dalla guerra degli ultimi due secoli possa provenire un coro di incoraggiamento ad evitare ulteriori spargimenti di sangue ed altro odio ed altra violenza.  Del resto per i tifosi dell’Hapoel Tel Aviv, squadra nata nel 1927, potrebbe trattarsi di una cosa quasi normale. Questo club fu, infatti, fondato quasi come diretta emanazione dell’Histadrut, il principale sindacato ebraico dei lavoratori, e pertanto la sua corrente ideologica si sposta senza mezzi termini a sinistra. Non a caso i biancorossi di Tel Aviv sono noti come la “squadra dei lavoratori” ed il suo gruppo ultras più importante, il Gate 5, va allo stadio con le bandiere rosse e l’effigie di Che Guevara. “Red or dead”, è uno degli slogan maggiormente gettonati dal gruppo. Oltretutto sostengono la fine delle ostilità contro i palestinesi e che Gerusalemme sia restituita ai loro legittimi proprietari. Un guanto di sfida esplosivo lanciato ormai da tempo ai cugini destroidi del Maccabi e agli ultranazionalisti del Beitar Gerusalemme. Quando queste sfide incrociano i loro destini nel calendario della stagione agonistica israeliana diventa difficile parlare soltanto di calcio. L’Hapoel d’altra parte nel 1981 vinse il titolo nazionale schierando tra gli altri l’arabo-israeliano Rifat Turk e creando allo stesso tempo un grande precedente storico nel calcio nazionale. Quelli dell’Hapoel inoltre stringono forti rapporti di amicizia ed ideologia politica con quelli del Bnei Sakhnin, squadra arabo-israeliana. Oltretutto l’Hapoel è anche una delle squadre più titolate del paese. Ha vinto 13 titoli e 14 coppe nazionali ed è stata la prima squadra del paese nel 1967 a vincere la Coppa dei Campioni d’Asia (battendo 2-1 i malesi del Selangor). Nelle coppe europee ha ottenuto il miglior risultato per una squadra israeliana, arrivando ai quarti di finale della Coppa UEFA nel 2001/2002, venendo a fatica eliminato dal Milan. Dopo la vittoria di misura sul neutro di Nicosia, l’Hapoel fu poi sconfitto per 2-0 a San Siro, dopo aver eliminato nel turno precedente il Parma, ma quella cavalcata europea rimane ancora oggi indimenticabile per i rossi di Tel Aviv. Addirittura cadde sotto i colpi dell’Hapoel anche il Chelsea (vittoria casalinga per 2-0 con i gol di Gershon e Clescenco e pareggio a Stamford Bridge con vantaggio di Osterc e pareggio di Zola).

 
La rivalità calcistica maggiore nel paese va di scena senza dubbio proprio a Tel Aviv, tra i due club più vincenti della città e del paese: il Maccabi Tel Aviv, nato nel 1906 e mai retrocesso, e l’Hapoel Tel Aviv. Entrambe danno vita al Big Tel Aviv Derby, mentre quando scendono in campo contro l’altra compagine cittadina del Bnei Yeuda, fondata nel 1936, disputano invece lo Small Tel Aviv Derby. L’attenzione per il derby tra Maccabi ed Hapoel è altissima in tutto il paese, anche perché questa rivalità chiama in causa contrapposizioni non soltanto calcistiche. Il Maccabi, infatti, club di prestigio assoluto è considerata la squadra degli ebrei (Maccabi d’altra parte è l’iconico eroe ebreo presente nella loro simbologia da oltre duemila anni) e del nazionalismo di destra del paese e si colloca in un’alleanza ben precisa con quelli che sono considerati i fratelli di sangue dell’Ajax Amsterdam, squadra dalla riconosciuta estrazione ebraica e che per ironia della sorte hanno affrontato in Champions League nel 2004/2005. Il Maccabi ha vinto 20 volte il campionato israeliano (record) ed in 22 occasioni la coppa nazionale (record) ed è l’unica squadra del campionato a non essere mai retrocessa, mentre ha trionfato due volte, fin quando le squadre israeliane la disputavano, la Coppa dei Campioni d’Asia, nel 1969 e nel 1971. I maggiori gruppi ultras che riempiono le tribune dello stadio Bloomfield sono il The 12th Player e il Maccabi-96. I colori sociali sono il gialloblu e questa polisportiva è molto quotata anche nel basket. Quelli dell’Hapoel vorrebbero trasmettere un messaggio maggiormente distensivo anche tante iniziative a carattere sociale rivolti ad un’integrazione assoluta tra le varie etnie e le varie religioni, ma nel calcio israeliano questa sembra un’utopia pura. Il calcio continua a permanere come un contenitore particolarmente esplosivo. Non a caso nell’ottobre del 2014 è andato in scena uno dei derby più violenti negli ultimi tempi a Tel Aviv. La tensione si è innalzata ancora di più quando Eron Zahavi, estroso attaccante di un certo prestigio, si è reso protagonista in negativo di un episodio contro la sua ex-tifoseria. Zahavi, infatti, dall’Hapoel era passato nel Palermo, ma al suo ritorno in patria aveva scelto la maglia degli odiati del Maccabi e proprio con i gialloneri aveva firmato un gol di prestigio nel derby, provocando il risentimento dei suoi ex-sostenitori. Il match fu caratteirizzato dalle invasioni di campo delle due tifoserie con ben 10 arresti complessivi. In tutto questo gli arancioni dello Bnei Yehuda riescono a coprire un ruolo alquanto marginale. Nato nel ’36, ha vinto il titolo nazionale nel 1990 e due volte la Coppa d’Israele, ma non riesce ad interferire con il blasone ed il prestigio delle concittadine.

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