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lunedì 1 giugno 2015

Esterophilia: Cruzeiro-River Plate

di Vincenzo Lacerenza (www.calciofuorimoda.blogspot.com)

Cruzeiro-River Plate 4-1 (21/07/1976, finale d'andata, Coppa Libertadores)
Cruzeiro: Raul, Nelino, Morais, Darcy Menezes, Vanderley, Eduardo (Ronaldo Drumond), Wilson Piazza (Valdo), Zè Carlos, Jairzinho, Palhinha, Joaozinho. All: Moreira

River Plate: Fillol (Landaburu), Comelles, Perfumo, Lonardi. H. Lopez, J. Lopez, Merlo, Sabella, P. Gonzalez, Luque, Mas. All: Labruna

Marcatori: Nelinho 22', Palhinha 29', 40', Mas 63', Valdo 80'

Arbitro: Llobregat (VEN)

Dominatore di entrambi i tornei nazionali, il Metropolitano e il Nacional, il River Plate si affaccia con ottimismo alla ribalta continentale. Via via si va delinenado il tabellone: alla competizione vengono ammessi i campioni e i vicecampioni di ogni singolo campionato nazionale [1]
L'unico nodo da sciogliere viene al pettine proprio in Argentina: siccome nel paese Albiceleste i tempi della stagione calcistica vengono dettati da due differenti kermesse, si rende necessaria una gara di spareggio tra l'Huracan, salito sulla piazza d'onore del Metropolitano e l'Estudiantes di La Plata, inchinatosi al River nel successivo Nacional. Risolto l'empasse, con la vittoria, e quindi la qualificazione della Pincha, la diciassettesima edizione del più prestigioso torneo sudamericano, può finalmente avere inizio. Sistemate nell'agevole girone 1, la compagnia delle venezuelane Portuguesa e Galicia, si conferma imbelle e tutt'altro che irresistibile: bonarensi e platensi, come ampiamente pronosticabile, si contendono l'unico lasciapassare valido per la fase successiva. A far pendere l'ago della bilancia dalla parte del Millo, non sono però i confronti diretti: con la vittoria millonaria all'andata, prontamente ribaltata al ritorno da una rete di Franco Frasoldatti, sono le sfide con le formazioni venezuelane a proiettare in avanti il River Plate. Come stabilito dai regolamenti dell'epoca, non si procede però con gare ad eliminazione diretta: al tempo la formula della Libertadores prevedeva un secondo girone, con la migliore classificata che acquisiva il diritto a disputare la finalissima.

E allora via libera al sorteggio: disposti nel gruppo 1 i brasiliani del Cruzeiro, gli ecuatoriani della Liga Deportiva Universitaria di Quito e i peruviani dell'Alianza Lima, le due argentine, nel frattempo la casella dell'Estudiantes è stata riempita dall'Independiente campione in carica, trovano collocazione nel gruppo 2, dove ricevono l'accoglienza degli uruguagi del Penarol. Ad essere differente, oltre all'etnia delle compagine, è anche l'andamento dei gironi. Se nel primo raggruppamento si assiste all'assolo di un Cruzeiro stellare, nel caliente salotto rioplatense, le scintille tra Millo e Diablo Rojo, non si esauriscono con il termine delle ostilità: per decretare la seconda finalista della manifestazione, si rende necessaria una gara di desempate, cosi come direbbero a quelle latitudini. Scelto come sede il "Josè Amalfitani", terreno del Velez Sarsfield, l'incontro risolutore, si gioca il 16 Luglio e vede la vittoria del Millo grazie ad una rete di Pedro Alexi Gonzalez, centravanti argentino pescato da Angelito Labruna, allora tecnico della Banda, tra le fila dei peruviani del Defensor Lima. Una rete che consente al River Plate di raggiungere in finale il Cruzeiro: la squadra di Jairzinho che sin qui ha spazzato via, con estrema facilità, chiunque gli si parasse dinnanzi. Un autentico catherpillar, bulimico e spietato, che non lesina goleade: i tre 4-1 rifilati rispettivamente a Sportivo Luqueno, Olimpia Asuncion e LDU Quito, sono delle vere e proprie dimostrazioni di forza straripante, mentre con i peruviani dell'Alianza, surclassati con un tennistico 7-1, la Raposa addirittura esagera nel voler lanciare un messaggio alla concorrenza.
Con queste premesse, l'undici di Belo Horizonte, timonato da Zezè Moreira - condottiero navigato e di discreto successo in Brasile, a cui era stato affidato il difficile compito di far dimenticare il Maracanzo e  noto ai più per aver scaraventato, al termine della scoppiettante e nervosa gara, valida dei mondiali svizzeri, con l'Ungheria, una scarpa all'indirizzo di Gustav Sebes, tecnico dell'Aranycsapat, nonchè ministro dello sport magiaro - gode dei favori del pronostico: pur essendo una squadra di tutto rispetto, con a disposizione giocatori del calibro del "Mostaza" Reinaldo Merlo, mediano tutto polmoni con all'attivo quasi cinquecento gettoni di presenza con i biancorossi, del "Pachorra" Alejandro Sabella, talentuoso  regista che in futurò tenterà fortuna anche in terra d'Albione, dove indosserà le maglie di Sheffield United e Leeds, e di Daniel Passarella, carismatico difensore denominato "El Kaiser" a motivo delle propria vena leadertaria, che in futuro ammirereno anche sui campi del Belpaese - il River parte da sfavorito.
Si comincia il 21 Luglio, e oltre al conforto del pronostico, i brasiliani possono far leva anche su un altro vantaggio: costretto a spareggiare con l'Independiente, giusto cinque giorni prima della gara d'andata della finale, il River arriva all'appuntamento inevitabilmente con più acido lattico nei muscoli rispetto alla Raposa. E al Mineirao il copione non si discosta da quello ipotizzato alla vigilia: Nelinho, fluidificante di destra particolarmente noto per il proprio tiro al tritolo, e Palinha, sgusciante mezzapunta scoperta e trapiantata in prima squadra dal visionario Lincoln Alves, con una doppietta, permettono al Cruzeiro di rientrare negli spogliatoi in vantaggio di ben tre reti.
Inconsciamente appaggata dal risultato, l'Esquadrao Celeste, si rilassa, e al 60', il River tenta di rimettere in discussione l'esito della contesa: la rete della speranza porta al firma del "Pinino" Oscar Mas Magallan, il secondo miglior marcatore di sempre della storia del club bonarense, che in futuro tenterà anche un sortita, con alterne fortune, al Real Madrid
Ma è solo un episodio. Riprese saldamente in mano le redini dell'incontro, l'orchestra azul, torna a comporre la sinfonia, nel pieno rispetto dello spartito di Moreira: a chiudere definitivamente i conti ci pensa Valdo, da poco subentrato a Wilson Piazza, elegante ed eclettico difensore per quindici anni al servizio della Raposa e della Selecao, con la quale conquistò il titolo mondiale nel 1970. Termina 4-1, ma la serie è ancora giovane.
E a tendere la mano ai ragazzi di Labruna ci si mette pure il regolamento: i criteri della Libertadores dell'epoca non contemplavano la differenza reti nel doppio confronto. Al Millo occorre vincere, dunque, con qualunque risultato. Il sussulto d'orgoglio, non tarda ad arrivare: in un assordante Monumental, le reti di Pedro Gonzalez, l'uomo della provvidenza, e del "Negro" Juan Josè Lopez - attaccante ciudadelino che vivrà anche una parentesi azul y oro con gli acerrimi rivali del Boca - inframezzate dal sigillo del solito Palhinha, consentono al River di trascinare la Raposa allo spareggio. Penalizzato oltremodo da infortuni e squalifiche, il Millo si presenta al desempate di Santiago con una formazione ampiamente rimaneggiata: Labruna è costretto a fronteggiare le defezioni di Ubaldo Fillol, portierone dell'Albiceleste e Passarella, infortunati, e di Gorrion Hector Lopez, squalificato. 
Se Atene piange, però, Sparta non ride. Il colletivo di Belo Horizonte è orfano del suo elemento migliore: rispondendo con un pugno ad una provocazione di Perfumo, Jairzinho, espulso, è costretto a guardare dalla tribuna la gara decisiva.
Ma niente può separare la Raposa dalla conquista della prima coppa Liberatadores. All'Estadio Nacional, la Banda tiene testa alla compagine belo-horizontina, ma alla fine deve farsi da parte. Avanti di due reti, per effetto delle marcature di Nelinho (rigore) e Ronaldo, la Raposa viene ripresa dall'onnipresente Mas e da un affilato diagonale in corsa di Urquiza
Poi, a due minuti dalla fine, il trofeo prende definitivamente la via di Belo Horizonte: è una prodezza su calcio di punizione - da segnalare l'astuta collabarozione dei compagini Nelinho e Palhinha, abili a distrarre il portiere avversario - di Joaozinho, il "John Travolta", cosi come lo chiamavano i suoi tifosi tanto il suo dribbling disorientante assomigliava ad un famoso passo di danza. Al fischio finale può scoppiare finalmente la gioia dei calciatori brasiliani, che sollevano la prima Libertadores della propria storia, dedicandola a Roberto Batata [2], brillante attaccante del Cruzeiro scomparso in un incidente d'auto, appena due giorni dopo essere andato a segno nella trasferta di Lima con l'Alianza.

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