Non saprei dire se si tratta di un caso o
meno, ma ad ogni modo i tre maggiori talenti del calcio italiano attuale,
affermatisi (e questo non è un caso) immancabilmente alla corte di Zdenek Zeman,
rischiano tutti di trovarsi a giocare al di là dei confini italiani. E questo
rappresenta un controsenso clamoroso, in un momento in cui la penuria di
talenti nostrani è forse più evidenti che in altre circostanze, mentre le
stesse squadre italiane faticano ad importare giocatori di qualità. Cioè vale a
dire che le valutazioni di mercato in questo caso da parte dei nostri operatori
rimangono quantomeno discutibili in tutte e due le direzioni. Ciro Immobile,
del resto, è stato svenduto una settimana fa al Borussia Dortmund per 20
milioni di euro. Una cifra tutto sommato bassa per un giocatore giovane ed in
ascesa, capocannoniere del campionato italiano, su di cui né la Juventus né altri
hanno deciso di dare fiducia. L’ex-pescarese di Zeman non ha fatto altro che
seguire le orme di un altro suo ex-compagno di squadra, il buon Verratti, che
già da due stagioni è protagonista e detta i tempi del Paris Saint Germain, la
squadra più ricca d’Europa ed in questo momento forse di maggiori prospettive.
Ma a completare i trio magico lanciato e reso celebre da Zeman potrebbe
pensarci Lorenzo Insigne, stellina del Napoli e della Nazionale, invece
richiesto a quanto pare in maniera ufficiale dall’Arsenal. Un fatto sintomatico
e per certi versi inspiegabile per un calcio italiano, in difficoltà più dal
punto di vista organizzativo che da quello tecnico. In tutto questo Zdenek
Zeman rimane attualmente il tecnico più ripudiato del calcio italiano. Dal tempo
delle sue affermazioni anti-juventine in poi il boemo non ha più goduto di
fortune, se non al timone di squadre provinciali, ma senza acuti di rilievo
nelle grandi piazze. Ma questo rimane un tema su cui discutere lungamente e non
solo in vista del Campionato Mondiale.
Certo le questioni interne alle nazionali non
mancano alla vigilia di questa rassegna iridata. Mentre i talenti italiani
emigrano all’estero, quelli del Camerun invece si sarebbero rifiutati di
partire alla volta del Brasile, senza aver prima ricevuto il premio pattuito
con la federazione. “Pagare moneta,
vedere cammello”, pare che sia un motto di un certo rilievo nel calcio
camerunense. Eto’ò ha fatto valere i propri diritti con i ministri del suo
paese, mentre c’è chi si ostina a dire e pensare che il calcio rimane
soprattutto un gioco. Il Camerun ha partecipato per la prima volta al Mundial
nel 1982 e per diverse edizioni ha ricoperto il ruolo della squadra simpatia.
Come dimenticare Thomas N’Kono, il portiere prodigio che andava in porta con un
casco di banane, o Roger Milla, attaccante che si presentò al Mondiale ad oltre
quarant’anni.
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