Dopo
tredici fortunate ed appassionanti edizioni la Coppa delle Fiere, ideata e portata al successo
dal dirigente svizzero Ernst Thommen, nella stagione del 1971/72 si trasformò
in Coppa UEFA, diventando ufficialmente il terzo trofeo continentale per club,
senza peraltro mutare la sua già vincente formula. Effettivamente questa
competizione diventava talvolta anche più importante e tecnicamente meglio
assortita delle stesse Coppa dei Campioni e Coppa delle Coppe. Infatti, alla Coppa
UEFA venivano iscritte non una, ma le migliori squadre di tornei altamente
competitivi come quello inglese, spagnolo, tedesco ed italiano. Oltretutto
questa coppa iscrive un numero maggiore complessivamente di squadre
partecipanti, per cui il cammino per la finale conta anche un turno in più ed
una finale doppia da giocare. La
Coppa delle Fiere, ad ogni modo, fu assegnata definitivamente
al Barcelona che la conquistò battendo in gara unica il Leeds United, in una
sfida che metteva di fronte la vincitrice della prima edizione contro quella
dell’ultima. Del resto i club spagnoli ed inglesi erano quelli che più volte
avevano iscritto il proprio nome nell’albo d’oro della competizione. Aveva
iniziato il Barca seguito da Valencia e Real Saragozza, mentre da parte
britannica il predominio si era esteso dal ’68 con il Leeds fino al ’71, grazie
alle imprese appunto di Leeds United, Newcastle United ed Arsenal. Gli altri
successi erano stati ad appannaggio di Roma, Dinamo Zagabria e Ferencvaros.
Supremazia
inglese. Pur
cambiando la denominazione del torneo, la supremazia inglese comunque continuò
sulle sorti della terza competizione continentale e pertanto la
Coppa UEFA registrò nella sua stagione di esordio
una finale tutta britannica tra il Tottenham Hotspur ed il Wolverhampton
Wanderers. Il torneo complessivamente si rivelò di alta qualità e sia gli Spurs
che i Wolves registrarono molte difficoltà fino all’approdo della doppia
finale.
Il
Tottenham, che nel 1962 aveva vinto la
Coppa delle Coppe, iniziò le proprie fatiche europee sul
terreno dell’ IBK Keflavik, squadra islandese, che uscì di scena dopo aver
incassato due cappotti sia in casa che a White Hart Lane. Un impegno più probante, invece, si presentò all’altezza del
secondo turno al cospetto dei francesi del Nantes. Gli Spurs si imposero
soltanto nella gara di ritorno a Londra, grazie ad un gol di Peters,
vendicandosi anche dello stop infertogli un anno prima dall’Olimpique Lione,
che li aveva estromessi dalla competizione europea. Nei turni successivi invece
il Tottenham affrontò un doppio impegno rumeno contro la Dinamo Bucarest e l’Ut Arad,
tuttavia superate senza eccessivi patemi e approdando direttamente alle
semifinali di fronte all’ostico Milan. Contro le due formazioni rumene in
particolar modo si era distinto il possente attaccante Martin Harcourt Chivers,
che era giunto qualche anno prima dal Southampton, che aveva trascinato gli
Spurs oltre ogni plausibile ostacolo. Contro i rossoneri milanesi, invece, la
doppia sfida fu vibrante. Si giocò prima a Londra ed il Tottenham prevalse per
2-1 in
rimonta con doppietta dello scatenato Perryman, dopo il vantaggio di Benetti.
Quindi a San Siro gli Spurs portarono a casa il pareggio, passando in vantaggio
con Mullery, prima dell’inutile pareggio di Rivera su calcio di rigore.
Travolgenti
Wolves. Ancora
più travolgente era stato, invece, il cammino del Wolverhampton Wanderers che
almeno nei primi turni aveva schiacciato nettamente le avversarie dirette.
Infatti, i Wolves vinsero le prime sei gare del torneo rifilando una doppia
sconfitta ad Academica Coimbra, Den Haag e Carl Zeiss Jena. Curiosamente nella
partita di ritorno contro gli olandesi del Den Haag, vinta per 4 a 0, i Wolves beneficiarono
di ben tre autoreti. Il Wolverhampton si riconosceva in maniera marcata nel
carattere grintoso e nella vena realizzativa del nordirlandese Derek Dougan,
che segnò ben 9 gol nel corso del torneo. Cresciuto nel Distillery, aveva
peregrinato nella massima divisione inglese per poi affermarsi proprio con i
Wolves. Qualche difficoltà, tuttavia, i gialloneri trovarono contro la Juventus , che impattò per
1 a 1 in casa, ma che fu sconfitta
per 2 a 1 a Molineux Ground. Oltretutto
in semifinale incrociarono le proprie ambizioni con quelle degli ungheresi del
Ferencvaros, che si erano affermati nella Coppa delle Fiere nel 1965 e che
nella stessa competizione erano stati battuti in finale dal Leeds United nel
‘68. Dopo il 2 a
2 di Budapest, il Wolverhampton si affermò ancora per 2 a 1 tra le mura amiche contro
la squadra guidata da Florian Albert, guadagnando il biglietto per la doppia
finale.
Gran
finale. Il
3 maggio del 1972, dunque, al Molineux Ground di Wolverhampton si disputò la
prima finale nella storia della Coppa UEFA dinanzi ad oltre 45000 spettatori,
che assistevano ad una sfida tutta inglese. Il Tottenham sembrava
particolarmente ispirato ed infatti al 58’ con il solito Chivers raccolse il pesante
vantaggio. I Wolves risposero con orgoglio e al 71’ pareggiarono con Mc
Calliog. A due minuti dal termine, comunque, ancora lo scatenato Chivers siglò
il secondo gol per gli Spurs che metteva una seria ipoteca sulla conquista
della coppa. Infatti, nella gara di ritorno a White Hart Lane il Tottenham
partiva decisamente favorito, anche se il Wolverhampton vendette la propria pelle
ad un prezzo molto alto. Al 27’
segnò Mullery, ma subito al 39’
Wagstaffe siglò il meritato pareggio, che tenne la gara in equilibrio fino al 90’ . Al triplice fischio
dell’olandese Van Ravens, però, i 54000 presenti a White Hart Lane poterono
festeggiare il secondo trionfo continentale nella storia del Tottenham Hotspur.
Tra gli speroni spiccavano i nomi del nazionale nordirlandese il portiere Pat
Jennings, recordman con 119 presenze, e dello scozzese Gilzean, ottimo centrocampista
arrivato dal Dundee. Anche se nel ruolo di trascinatore si riconosceva Martin
Chivers, che il Tottenham aveva acquistato nel 1968 dal Southampton. In Coppa
UEFA con i londinesi il centravanti avrebbe realizzato in tutta la sua
militanza ben 22 gol, anche se complessivamente le reti con gli Spurs in totale
furono 118 in
268 partite. Chivers scrisse pagine bellissime per il Tottenham ed i suoi
tifosi e in quella prima edizione della Coppa UEFA portò i londinesi sul tetto
d’Europa.
Il
Tottenham Hotspur in Coppa UEFA aveva dato continuità ad un ciclo aperto in
Inghilterra e che gli aveva permesso grazie anche ad un ottimo collettivo di
raccogliere soddisfazioni anche in ambito europeo.
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