di
Vincenzo Paliotto
Fondato nel 1925, con ben 39 titoli nazionali
in bacheca l’Olympiakos è la squadra che vanta il maggior numero di tifosi nel
calcio ellenico, anche se sopravanza di pochi punti in percentuale il vasto
seguito di cui gode anche il Panathinaikos. La roccaforte storica della
tifoseria biancorossa è ovviamente installata al Pireo, sede in cui il club è
nato, ma a partire dagli Anni Cinquanta la popolarità dell’Olympiakos ha
contagiato tutta la Grecia, dalla stessa Atene, fino al Peloponneso e alle
isole ioniche. Infatti, il club del Pireo vinse in quella decade ben 8 titoli
nazionali su 10. I biancorossi sono da sempre riconosciuti come la squadra del
popolo, che storicamente insomma rappresenta la working-class del paese in un
momento oltretutto ancora più emblematico e critico come quello attuale.
Tuttavia, i tifosi dell’Olympiakos hanno ormai da tempo invaso anche le altre
classi sociali e il seguito, come nel caso dei nemici del Pana, è diviso e
trasversale e non si identifica più con un esclusivo ceto oppure nella
conformazione politica.
La tragedia del
Karaiskaki. Il
gruppo portante dell’enorme tifoseria dell’Olympiakos si riconosce soprattutto
nel Gate 7, dal nome del settore in cui i supporters biancorossi da sempre si
ritrovano per seguire la loro squadra. A questo stadio che sorge nella zona di
Faliro e a questo settore è purtroppo legata la vicenda di una delle maggior
tragedie del calcio europeo. Infatti, l’8 febbraio del 1981 l’Olympiakos superò,
dopo una prestazione a dir poco esaltante, gli altri odiati cugini dell’AEK
Atene con un eloquente 6-0. I tifosi biancorossi nel tentativo di festeggiare
la loro squadra si ammassarono all’uscita dei cancelli del Gate 7, trovandoli
però chiusi. Morirono in 21, la tragedia non svanì nella mente dei tifosi e dei
dirigenti del Pireo e, tra le altre cose, l’Olympiakos se ne andò a giocare
allo Stadio Olimpico di Atene fino al 1984. Dopo un vario e lungo peregrinare,
tra cui anche quello al Giorgios Kamaras di Rizopuoli, l’Olympiakos è tornato
al suo Karaiskaki (così battezzato a partire dal 1964), che li è stato affidato
in gestione fino al 2052. Il club pertanto ne ha deciso l’abbattimento e la
ricostruzione in tempo di record di 14 mesi, con la realizzazione anche del
museo del club. Lo stadio si chiama New Karaiskaki, aperto nel 2004, ha 33.334
posti ed è sempre intitolato a Giorgios Karaiskaki, eroe dell’indipendenza
greca contro i turchi. Fattore storico che da queste parti ha pur sempre un
effetto determinante. Il record di spettatori per l’impianto è ancora quello
del 7 aprile del 1965 di 42.415 presenti per un derby contro l’AEK.
La rivalità eterna. La rivalità per eccellenza per quanto
riguarda i tifosi dell’Olympiakos è ovviamente quella contro i cugini del
Panathinaikos, tanto è vero che in Grecia questo derby è ribattezzato in
qualche modo come quello “della rivalità eterna”. Quello tra Olympiakos e
Panathinaikos è un derby che si respira tutti i giorni per le strade di Atene e
non solo, ma in tutta la Grecia. Oltretutto le squadre sono acerrime rivali non
solo nel calcio, ma anche nel basket e nel volley, essendo delle polisportive
anche molto quotate a livello internazionale. Questa acredine ha conosciuto
purtroppo anche la pagina amara di un delitto nel 2007, quando le tifoserie
organizzate dell’Olympiakos e del Panathinaikos si scontrarono in occasione non
di una partita di calcio, ma addirittura di pallavolo femminile a Paiania.
Purtroppo morì per una coltellata il giovane 22enne Mihailos Filopoulos,
sostenitore del Panathinaikos. E le immagini dell’uccisione fecero il giro di
tutta la Grecia e del mondo attraverso un’agghiacciante ripresa avvenuta sul
canale web Youtube. Non a caso le due
squadre di Atene dominano da sempre l’albo d’oro del campionato e della coppa
greca, con frequenti intrusioni anche dell’AEK Atene in verità, ma stabilendo
quasi un consolidato duopolio. Negli Anni Cinquanta e Sessanta ad arbitrare il
derby di Atene venivano quasi sempre chiamati arbitri stranieri, in modo che
non potessero essere corrotti o influenzati dai poteri e dalle istituzioni
locali. Nel ’57 ad esempio toccò all’olandese Corno. Nel 1964 però, nonostante
le precauzioni di un arbitraggio d’oltreconfine, la semifinale di Coppa di
Grecia non giunse al termine a causa di gravi incidenti scoppiati sia sul
terreno di gioco che sugli spalti. La strada per la finale fu preclusa ad
entrambe le contendenti e la Coppa nazionale finì nelle mani dell’AEK Atene, la
vincente dell’altra semifinale.
Ad ogni modo, i sostenitori dell’Olympiakos
vivono di altre rivalità importanti, anche se non all’altezza di quella nei
confronti del Panathinaikos. Le ostilità nei riguardi dei giallo neri dell’AEK
Atene anche sono molto forti, anche se un tempo erano maggiori quelle nei
confronti dell’Ethnikos, altra squadra del Pireo, fondata nel 1928. La rivalità
si acuisce in particolare nella stagione del 1956/57, con l’Olympiakos in testa
alla classifica del campionato e seguito a stretto contatto dal Panathinaikos e
dalla sorpresa Ethnikos. Siccome il calendario favorirebbe clamorosamente per
la vittoria finale questi ultimi, l’Olympiakos riesce a far accusare il
Presidente dei cugini meno nobili Karellas di presunto professionismo e quindi
la federcalcio greca squalifica dal campionato l’Ethnikos. Non rimarrà questo
descritto l’unico episodio di rivalità estrema. Nel ’73, infatti, l’Olympiakos
soffia all’Ethnikos il talentuoso Kritikopoulos, vietando così a questi ultimi
di primeggiare in campionato. L’ostilità permane anche da parte del piccolo
Ethnikos, anche se non riesce a vincere un derby dal 1985/86.
I traditori. Non molti sono stati i calciatori che
hanno militato sia con la maglia dell’Olympiakos che del Panathinaikos, ma tra
i pochi però ne risultano molti nomi famosi come Sarganis, Mitropoulos,
Delikaris, lo stesso cannoniere Antoniadis e non ultimo Kostantinou. I veri
traditori sono però considerati lo stesso Delikaris, Galakos e Kyrastas, che
nel 1981 si ritrovarono contemporaneamente nel Pana, dopo aver vinto il
campionato con l’Olympiakos nel 76/77. Essere protagonisti sotto le insegne
biancorosse e poi sotto quelli bianco verdi non è qualcosa di semplice ad
Atene.
Poche
fortune europee. Non troppe fortune europee ha avuto però la sezione
calcistica dell’Olympiakos. I miglior risultato riguarda i quarti di finale in
Champions League nel 1998/99, anche se nel 1963 i biancorossi vinsero la Coppa
dei Balcani, battendo in finale il Levski Sofia e dopo aver eliminato anche il
Galatasaray, tra risse e proteste varie. Non è un caso che nel 1958/59 gli altri
turchi del Besiktas si erano rifiutati di affrontare l’Olympiakos nel primo
turno di Coppa dei Campioni. La squadra non ha grandi risultati internazionali,
ma i suoi tifosi si fanno ugualmente rispettare su tutti i campi del Vecchio
Continente.
3 Clubs, 2 Colours, 1
Religion. Tra le
tante rivalità la tifoseria dell’Olympiakos viceversa può anche annoverare uno
dei gemellaggi più solidi e duraturi del calcio europeo. Infatti, sul finire
degli Anni Ottanta il Gate 7 ha stretto un solido patto di alleanza con gli
ultras della Stello Rossa Belgrado, soprattutto per i colore inequivocabile dei
loro colori sociali. Un’alleanza in cui sono entrati anche i tifosi dello
Spartak Mosca, dai medesimi colori sociali biancorossi.
Zito PAO !
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