di Vincenzo Paliotto (tratto da Napolissimo n.43/2011 rubrica Amarcord)
Gli invincibili bianconeri del condottiero Trapattoni scesero al San Paolo il 3 novembre del 1985 per ribadire ancora una volta la loro assoluta superiorità in campionato. La Juventus, infatti, aveva inanellato ben 8 vittorie in altrettante gare iniziali di stagione, polverizzando tutti i possibili record del torneo di Serie A. La squadra inspirata dal talento francese di Michel Platini, campione genuino ed imprescindibile ed ancora lontano dalle platee dirigenziali dell’UEFA, pareva destinata a vivere l’ennesima stagione da protagonista incontrastata del calcio italiano. D’altra parte il Napoli non la batteva in campionato tra le mura amiche nientemeno che dal 14 ottobre del 1973, quando la condannò una doppietta del Gringo Clerici. Un’astinenza che durava da troppo tempo contro quell’avversario che per i tifosi napoletani in termini di importanza rappresentava la rivale da battere per eccellenza. Anche più del Milan e dell’Inter, insomma quando si dice il fascino della Vecchia Signora.
Anche il Napoli di Ottavio Bianchi aveva iniziato quella stagione in maniera soddisfacente, con un gioco di buona fattura e risultati soddisfacenti, ma aveva patito la prima sconfitta stagionale proprio sette giorni prima al Comunale di Torino per 2-1, questa volta per mano dell’altra compagine torinese quella granata. Il match contro la Juventus, invece, fu preceduto da una settimana lunga e di febbrile attesa, in cui gli ultimi tagliandi disponibili per il grande incontro del San Paolo andarono letteralmente a ruba. I bagarini realizzarono nell’occasione guadagni di una certa importanza.
Ottavio Bianchi propose un Napoli gagliardo e volitivo con: Garella, Bruscolotti, Ferrario, Renica, Carannante, Pecci, Bretoni, Bagni, Celestini, Maradona e Giordano. Il Trap, invece, rispose con: Tacconi, Favero, Cabrini, Pioli, Brio, Scirea, Mauro, Bonini, Serena, Platini e Miki Laudrup. La partita tuttavia mancò di due gladiatori importanti, quali De Napoli sul fronte azzurro e Manfredonia su quello bianconero. Diresse l’incontro il signor Redini di Pisa. Il Napoli affrontò la partita con il piglio giusto alla ricerca di una vittoria di prestigio. La Juventus invece apparve sin da subito troppo rinunciataria e priva di idee. Redini dovette, però, dirimere sul nascere la prospettiva che il gioco degenerasse e mandò anzitempo negli spogliatoi per reciproche scorrettezze i turbolenti animi di Brio e Bagni. Il Napoli moltiplicò le forze e sfiorò il gol a più riprese, con il fortino della Juventus che però sembrò resistere a lungo. Si arrivò intanto al 73’ ed il Napoli beneficiava di una calcio piazzato a due nell’area della Juventus, Redini non se l’era sentita di accordare il rigore. Sulla sfera si portarono Maradona e Pecci, ma la posizione per far gol sembrava inconsueta ed impossibile. Troppa angolata e troppo poco lo spazio per scoccare una parabola con un tiro a arcuato. Ci sarebbe voluta tutt’al più una conclusione di potenza. Dieguito invece si fece appoggiare dolcemente il pallone e quindi con il suo sinistro accarezzò la sfera che si spense nell’angolo alto alla sinistra di Tacconi, sul palo praticamente più vicino. Il San Paolo era in tripudio ed un boato sotto la pioggia battente accompagnò quell’epico e decisivo gol di Maradona, che regalò al Napoli una vittoria da troppo tempo attesa ed insperata.
Per gli amanti del Lotto e Smorfia Napoletana, ecco i numeri per la "Doppia Sfida" (Serie A + Coppa Italia) Napoli-Juventus :D
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