di Vincenzo Paliotto (da Napolissimo n. 41/2011)
Ottavio Bianchi calciatore del Napoli |
Classe ’43 e nativo di Brescia, dove aveva iniziato la carriera agonistica nel ’60, Ottavio Bianchi ha conosciuto i momenti migliori della sua carriera sia nelle vesti di calciatore che in quelle di allenatore a Napoli, adattandosi al clima e ai ritmi partenopei lui che era un lombardo doc tutto d’un pezzo. Approdò all’ombra del Vesuvio nel ’66, all’età di appena 23 anni, ricambiando il Napoli per la fiducia accordatagli e per il talento che poteva esprimere. Non a caso, dopo pochi mesi che era approdato al Napoli, debuttò in Nazionale maggiore a Milano contro l’URSS, piegata da una rasoiata di Aristide Guarneri. In una squadra partenopea ricca di primedonne (Sivori, Altafini, Canè, Hamrin e Juliano tra gli altri) Bianchi era il moderatore ideale in mezzo al campo ed il motore inesauribile di un Napoli che provava ad inserirsi nei quartieri alti del calcio italiano, dopo aver patito le sofferenze della serie cadetta. Tra il ’66 ed il ’71 Bianchi nel Napoli totalizzò 109 partite di campionato con 14 reti all’attivo, accarezzando anche il sogno Scudetto, ancora utopico per la squadra partenopea negli Anni Sessanta.
Nel ’71 ritornò in Lombardia, vestendo prima la maglia dell’Atalanta (diventando il bresciano più amato a Bergamo, ed è tutto dire) e poi del Milan. Nel 74/75, invece, Beppone Chiappella, che lo aveva avuto alle sue dipendenze al Napoli, lo richiese nelle file del Cagliari, squadra che stava attraversando un periodo di rinnovamento dopo i fasti dello Scudetto del ’70. Anche in Sardegna Bianchi svolse egregiamente i compiti a lui assegnati di equilibratore del centrocampo, conducendo i rossoblu isolani ad una non agevole salvezza. Il Cagliari venne, però, condotto alla salvezza da un giovanissimo Gigi Radice, che rilevò in panchina Chiappella. Bianchi scese in campo in quel campionato per 20 volte e firmò un solo gol, ma di estrema importanza. Il 23 marzo del ’75 al Sant’Elia frenò l’ascesa verso lo Scudetto proprio del suo Napoli. Gli azzurri di Vinicio passarono grazie ad un’autorete di Eraldo Mancin, quindi Bianchi impattò al 63’ , vanificando quello che potrebbe essere stato un fondamentale successo esterno per il Napoli.
Tuttavia, Bianchi nell’85 fece ritorno a Napoli, questa volta investito del ruolo di allenatore di una squadra che pensava in grande. Ferlaino lo scelse dopo le ottime performance sulle panchine di Atalanta, Como ed Avellino. Il mister bresciano ottenne alla guida di Maradona e compagni successi a dir poco importanti: Scudetto e Coppa Italia nel 1987 e Coppa UEFA nell’89. Il Guerin Sportivo un giorno meritatamente gli dedicò una copertina dal titolo l’Ottavio Meraviglia, in quanto in quella epoca di grandezza del Napoli c’era anche l’operato di Ottavio Bianchi, un lombardo che in qualche modo amava sentirsi di Napoli.
Nessun commento:
Posta un commento