di Vincenzo Paliotto (articolo tratto da Napolissimo n. 39)
All’inizio degli Anni Novanta una strana ma efficace abitudine di mercato, senza dubbio avallata da convincenti accordi economici, portò i migliori calciatori del Napoli a prendere spesso e volentieri la strada per Parma, dove stava diventando sempre più quotata in ambito nazionale e non la società emiliana, che senza troppi misteri puntava ad entrare decisamente nella lotta per lo Scudetto. Inaugurò la corsia preferenziale tra Napoli ed il Granducato emiliano Gianfranco Zola, talento di indiscutibili qualità tecniche che l’occhio saggio e sapiente di Lucianone Moggi aveva scovato nelle file della Torres in Serie C1 nel 1989, quando il ragazzo sardo aveva ormai già 23 anni ed assolutamente sconosciuto agli ambienti del grande calcio. Il fantasista di Oliena, piccolo centro del nuorese dove il campione era nato il 5 luglio del ’66, invece, addirittura riuscì ad accollarsi e a superare a pieni voti il compito improbabile per tutti di vice-Maradona. Dall’89 al ’93 Zola giocò nel Napoli 105 gare di campionato con 32 gol ed uno Scudetto vinto all’attivo. Il fantasista sardo, con i dovuti termini di paragone del caso, in molte giocate riusciva ad evocare il Pibe de Oro, essendo dotato di un dribbling stretto e di un calcio piazzato mortifero. Anzi quando nel ’91 Dieguito lasciò Napoli per le note vicende di doping, qualcuno al San Paolo non mancò di invocare a giusta causa il piccolo prodigio intervenuto da Oliena: “Gianfranco conZolaci tu!”, su di uno striscione un giorno al San Paolo in maniera eloquente c’era scritto.
Nell’estate del 1993, ad ogni modo, Zola fu il primo gioiello di famiglia che il Napoli sacrificò sul mercato, in verità insieme alla grinta di Massimo Crippa, che con il Napoli anche aveva scritto delle pagine importanti. Anche a Parma, comunque, Zola non tradì le attese, cercando in qualche modo di proiettare i ducali verso uno Scudetto che però non sarebbe mai arrivato. In compenso in campo internazionale Zola ed il Parma ebbero il tempo di vincere una Supercoppa Europea ed una Coppa UEFA. All’inizio del campionato del 96/97, invece, Zola, favorito anche da qualche malumore con il nuovo tecnico dei parmigiani Ancelotti, scelse l’Inghilterra, approdando al Chelsea che ancora non era diventata una delle grandi del calcio inglese. Anzi proprio con il tamburino sardo i blues tornarono a vincere qualcosa dopo svariati decenni. I londinesi con Zola in campo si aggiudicarono due edizioni della FA Cup, una Coppa di Lega ed una Coppa delle Coppe, proprio con gol in finale di Zola contro lo Stoccarda e con in campo anche Vialli e Di Matteo. L’esperienza inglese per il sardo si prodigò, ad ogni modo, oltre ogni più lecita previsione ed il fantasista addirittura fu eletto come miglior calciatore della storia del Chelsea e venne anche insignito con il titolo di baronetto, cosa non semplice e quasi impossibile per un italiano.
In realtà l’Inghilterra ricompensò Zola di quanto il calciatore sardo in effetti non aveva ricevuto dall’Italia. Nonostante il suo talento cristallino, Gianfranco non ricavò mai grossi riconoscimenti con la maglia della Nazionale azzurra, con cui riuscì comunque a racimolare 35 presenze e 10 reti. Soffrì ovviamente per la stella luminosa ed ingombrante di Roberto Baggio, ma anche delle astrusità tattiche di Arrigo Sacchi.
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