Luis de Menezes Vinicio |
di Vincenzo Paliotto
Attila Sallustro.
Quando arrivò in Italia la numerazione sulle maglie dei calciatori ancora non
era stata introdotta, ma Attila Sallustro fu idealmente il primo n. 10 del
Napoli. Attaccante funambolico e prolifico, accese le fantasie dei tifosi
napoletani. Dal 1926 al 1937 realizzò ben 106 reti con la maglia azzurra in 208
incontri. Paraguayano di Asunciòn, fu il primo divo calcistico di Napoli. La
città gli concesse tutto. La sua parabola calcistica si eclissò con l’incontro
di Lucy D’Albert, una ballerina bellissima che pare lo distraesse troppo dal
rettangolo di gioco.
Luìs de Menezes Vinicio. Ci
mise appena 40’’ per farsi amare ed apprezzare dai tifosi napoletani. Tanti ne
occorsero al suo esordio contro il Torino del 18 settembre del ’55 per segnare
il suo primo gol. Dal 1955 al 1960 realizzò 69 reti in 152 partite con la
maglia del Napoli. Per la sua grinta fu soprannominato “’o lione”. Poi emigrò al Bologna, ma in due occasioni ritornò a
Napoli nelle vesti di allenatore. E non passò inosservato.
Amedeo Amadei.
Aveva già speso gran parte della sua folgorante carriera tra l’Inter e
soprattutto la Roma, la squadra del suo cuore. Del resto Amadei era di Frascati
(detto il “fornaretto”), ma nel Napoli concluse una carriera straordinaria non
sentendosi mai appagato. Il suo bottino azzurro fu di 171 presenze e 47 gol dal
1950 al 1955.
Enrique Omar Sivori.
Sivori fu il più diretto e naturale predecessore di Maradona. Arrivò al Napoli
dopo le diatribe juventine del ’65. Agnelli se ne privò a malincuore ed una
folla di tifosi lo accolse a Capodichino. Fu il primo vero idolo genio e
sregolatezza del calcio italiano. Per lui 76 presenze e 16 gol nel Napoli,
chiudendo con una squalifica la sua prolifica carriera italiana. “Vide Omar quant’ è bell”, così piaceva
dire ai tifosi azzurri.
Josè Altafini.
Centravanti del Napoli dal ’65 al ’72, siglò alle falde del Vesuvio ben 97 gol,
diventando un idolo del San Paolo. Dopo la partenza di Sivori, gli fu
consegnata la maglia numero 10, che uno come lui onorava ampiamente. Dopo i
trionfi al Milan, a Napoli vinse solo una Coppa delle Alpi. Protagonista di uno
scandalo rosa per aver portato via al compagno di squadra Paolo Barison la
moglie Annamaria Galli, che andò a vivere con lui sposandolo nel ’73.
Salvatore Esposito.
Salvatore “Ciccio”Esposito da Torre Annunziata fu un numero 10 atipico, per
intenderci non dottissimo tecnicamente e di grande fantasia. Tuttavia, dopo
aver vinto uno Scudetto a Firenze nel ’69, divenne un punto inamovibile del
Napoli dal ’72 al ’77 con 128 presenze e 6 gol. Vinse la Coppa Italia del ’76,
il Torneo Anglo Italiano nello stesso anno e venne anche convocato in Nazionale
Italiana.
Josè Guimaraes Dirceu. La
sua permanenza a Fuorigrotta durò il breve arco di una stagione (83/84). Del
resto dovette lasciare il posto ad un certo Maradona, ma quei mesi gli furono
sufficienti per entrare nel cuore dei tifosi azzurri. Fu del resto l’uomo-guida
di una sofferta salvezza del Napoli con 30 presenze e 5 reti. Ferlaino lo
prelevò dal Verona, i cui tifosi gli dedicarono uno striscione poco piacevole: “Adesso sei uno straniero, vai a giocare nel
continente nero”. Manca a tutti Josè, scomparso prematuramente in un
incidente stradale nel ’95.
Gianfranco Zola. “Gianfranco ConZolaci tu” scrissero un
giorno al San Paolo i tifosi azzurri. Maradona era da poco partito e le
speranze azzurre venivano legittimamente riposte in questo piccolo n. 10 sardo,
capace però di cose strabilianti. Nativo di Oliena, nel nuorese, arrivò a
Napoli dalla Torres. Giocò anche con Maradona, riuscendone persino ad emularne
qualche numero di prestigio. 136 presenze e 36 gol complessivi in azzurro. Uno
Scudetto ed una Supercoppa Italiana vinte.
Mariano Bogliacino. Il
centrocampista uruguagio passa alla storia del club partenopeo per essere stato
l’ultimo ad indossare la maglia numero 10 del Napoli, ritirata nel 2000 in
onore di Maradona. Accadde al San Paolo il 18 maggio del 2006 nella finale di
Supercoppa di Serie C1 contro lo Spezia. Bogliacino siglò anche un gol non
sufficiente però per far aggiudicare il trofeo alla sua squadra.
Marek Hamsik. Il
numero 10 sulle sue spalle non lo ha mai avuto, ma concettualmente è come se lo
fosse stato nel Napoli degli ultimi anni. Talento e fantasia, conditi da numeri
da fuoriclasse, hanno fatto di Marekiaro la vera stella della squadra con tutte
le caratteristiche per avere il numero che ogni giocatore considera magico.
Arrivato nel 2007, ha giocato 408 partite con 100 gol all’attivo. Ha vinto due
volte la Coppa Italia (nel 2012 e 2014) e la Supercoppa Italiana (nel 2014).
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