Storie di partite mai giocate
di Vincenzo
Paliotto
L'URSS Campione d'Europa nel 1960
|
Nel novembre del 1973 l’URSS rinunciò ad affrontare il Cile a
Santiago nello spareggio per andare alla Coppa del Mondo, in quanto i sovietici
ritenevano (ed a giusta causa) che il paese andino si trovasse sotto una vera e
propria dittatura militare e che l’Estadio Nacional, dove si doveva giocare la
partita, fosse stato fino a poche settimane prima usato come campo di
concentramento. Non fu l’unica rinuncia di rilievo nella storia del calcio.
Ruggini greco-turche. La prima rinuncia di un certo effetto sopraggiunse nella
stagione del 1958/59, la prima peraltro in cui un club greco veniva iscritto
alla Coppa dei Campioni. All’Olympiakos Pireo, però, toccò l’infelice sorteggio
di dover affrontare il Besiktas, squadra che aveva vinto il primo campionato
turco su scala nazionale. Per motivi politici e considerate le frequenti
tensioni tra il governo turco e quello ellenico, l’Olympiakos si rifiutò di
andare a giocare ad Istanbul, ritirandosi dalla manifestazione. Una scelta
probabilmente oculata, ma molto discussa e propagandata, da parte dei dirigenti
greci, non in grado di affrontare una trasferta definita a rischio. Tuttavia,
nella seconda edizione della Coppa dei Balcani, che si svolse nel biennio tra
il 1961 ed il 1963, proprio un’altra squadra turca di Istanbul, la più famosa
probabilmente, e cioè il Galatasaray, rispose in maniera forse inattesa alla
precedente rinuncia dell’Olympiakos. Infatti, proprio i turchi si ritirarono da
quella manifestazione, in quanto nel proprio girone avrebbero dovuto affrontare
il Sarajevo, lo Steagul Rosu Brasov e proprio l’indesiderato Olympiakos. Per
ironia della sorte gli ateniesi approdarono alla finale per affrontare i
bulgari del Levski Sofia. Dopo le rispettive vittorie di misura in casa
propria, bulgari e greci andarono a spareggiare proprio al Mihat Pasa Stadi di
Istanbul, con vittoria che toccò agli ellenici, anche questa volta di misura,
con rete di Stefanakos.
URSS-Spagna 1959. Una Spagna da favola, illuminata dai lampi di genio di Alfredo
Di Stefano e Luisito Suarez, aveva eliminato senza apprensioni la Polonia e
poteva nutrire ambizioni nella disputa della prima Coppa Europa. Tuttavia, il
sorteggio gli mise di fronte l’URSS, formazione coriacea che da poco si era
affacciata sul palcoscenico internazionale del calcio. Le ragioni politiche del
Generalissimo Francisco Franco ebbero la meglio anche sulle sorti calcistiche
di quella competizione. Franco ordinò alla sua squadra che la squadra
sovietica, paladina del comunismo nel mondo, non andava affrontata per chiare ragioni
politiche. Anche in seguito a quella rinuncia l’URSS avrebbe poi vinto il
campionato europeo. Non capitò la stessa cosa, invece, quando quattro anni più
tardi nella finale della stessa Coppa Europa la Spagna scese in campo per
affrontare l’URSS, superandola per 2-1. Con quattro anni di ritardo le ragioni
politiche non tennero.
L’insensibilità
della UEFA alle avversità politiche. Una nuova defezione
calcistica, comunque, si registrò anche nella seconda edizione della Coppa
Europa, quella che si giocò nel biennio tra il 1962 ed il 1964 e questa volta
le colpe furono in effetti del massimo organismo calcistico europeo. La Coppa
Europa si giocava ancora e per l’ultima volta con il sistema degli scontri
diretta e quelli dell’UEFA misero di fronte per il primo turno la Grecia e l’Albania,
due stati in quegli anni in guerra. Pertanto gli ellenici si rifiutarono di
ospitare gli albanesi ad Atene per l’andata e non si recarono quindi neanche a
Tirana. La decisione della UEFA premiò con una doppia vittoria a tavolino l’Albania,
che così passò al secondo turno. L’Albania poi affrontò la Danimarca, vincendo
1-0 in casa ma poi perdendo bruscamente a Copenaghen.
Mamma li turchi. Tra gli Anni Sessanta e gli Anni Settanta il Goztepe, squadra
storica di Smirne, città ad alto tasso calcistico, che attualmente milita in
terza divisione, visse il suo miglior momento, vincendo per 2 volte la Coppa di
Turchia ed una President’s Cup, una sorta di precursore della Supercoppa. Adnan
Suvari ne era l’allenatore miracoloso che però beneficiava dei gol di Fevzi
Zemzem, attaccante che portò in dote dei giallorossi ben 136 gol in carriera.
Una rinuncia fu probabilmente alla base anche del miglior risultato europeo del
Goztepe. Nel 1969/70, infatti, in Coppa delle Fiere i turchi raggiunsero
nientemeno che le semifinali. Eliminarono nell’ordine Olympique Marsiglia,
Arges Pitesti e OFK Belgrado, mentre nei quarti l’Amburgo rinunciò a sfidarli.
I giallorossi di Smirne giunsero così in semifinale (prima squadra turca della
storia), perdendo però di fronte all’Ujpest Dozsa. Poco noti i motivi della
rinuncia amburghese. Il Goztepe nella stagione precedente aveva eliminato anche
l’Atletico Madrid. Nel
70/71 però ha partecipato per l’ultima volta ad una competizione europea,
facendo seguire poi lunghi decenni di buio.
Lontano
da Derry, lontano dal cuore. Per l’ultima
volta nel 1965 il Derry City si laureò campione dell’Irlanda del Nord, ma per
colpe certamente non sue. La squadra di Derry, oppure Londonderry come amano
nefastamente dire gli inglesi, infatti, fu costretta a non poter più giocare in
un campionato che li vedeva indesiderati, ma non come avversari in campo, ma
proprio nella vita di tutti i giorni. Derry, infatti, rappresentò l’epicentro
deitroubles che
quotidianamente intercorrevano tra inglesi e nordirlandesi in quella che è
considerata una vera e propria guerra civile. Nel 1972 si verificò il più
triste massacro a danno dei civili di quella guerra spietata e sanguinosa.
Anche gli U2 cantarono quel triste giorno come Sunday
Bloody Sunday. Ad ogni modo, per il Derry City divenne sempre più pericoloso
giocare in quel campionato e pertanto la squadra fu costretta a trasferirsi nel
vicino campionato dell’Eire a partire dal 1985, dopo aver peregrinato per
qualche torneo amatoriale. Nella Coppa dei Campioni del 65/66, dopo aver
eliminato al primo turno il Lyn Oslo (era la prima volta che una squadra
nordirlandese riusciva nell’impresa), il Derry City cadde poi sotto i colpi
dell’Anderlecht a Bruxelles. Un inequivocabile 9-0 per i bianco malva. Il
retour-match poi non si giocò. Il Derry City venne sabotato dalle stesse
autorità nordirlandesi e dalla IFA, la Irish Football Association. Il RUC
ritenne l’impianto cittadino, il Brandywell, non in grado di rispettare i
canoni di sicurezza. Si trovava nel quartiere di Bogside, il più ostico per le
stesse truppe inglesi. Era diventato una roccaforte dell’IRA e spesso
inaccessibile anche per le truppe inglesi. Allora la federazione propose
l’esilio di Coleraine, città a maggioranza protestante, ma fu lo stesso Derry
City a declinare l’invito e a non presentarsi in campo per il retour-match per
non sottostare alle decisioni dell’IFA. Gli stessi emissari dell’Anderlecht
effettuarono un sopralluogo al Brandywell, ritenendolo perfettamente agibile.
Il Derry City non avrebbe potuto certo ribaltare il risultato, ma quella partita
contro l’Anderlecht avrebbe rappresentato in un certo qual modo un successo più
sociale che sportivo stesso.
Il blocco dell’est. Un intero blocco di squadre, invece, si ritirò dalla Coppa dei
Campioni e dalla Coppe delle Coppe alla vigilia della stagione 1968/69. Si
trattava del blocco dell’est europeo, che aveva il suo punto politico fermo
inevitabilmente in quello dell’Unione Sovietica. Proprio i sovietici nel ‘68
avevano invaso la Cecoslovacchia, mettendo fine alla Primavera di Praga e gli
attriti internazionali furono a dir poco impraticabili. Pertanto dai nastri di
partenza della Coppa dei Campioni si ritirarono Carl Zeiss Jena, Levski Sofia,
Ferencvaros, Dinamo Kiev e Ruch Chorzow. Scesero in campo soltanto la Steaua
Bucarest, la Stella Rossa Belgrado, il cui governo era notoriamente
indipendente dalle scelte dei sovietici, e lo Spartak Trnava, squadra campione
proprio di Cecoslovacchia, che sfiorò un’impresa storica, venendo eliminata per
un solo gol soltanto dall’Ajax. Stesso discorso si intraprese anche in Coppa
delle Coppe con le preventive rinunce di Raba Eto Gyor, Spartak Sofia, Gornik
Zabrze, Dinamo Mosca ed Union Berlino. Parteciparono gli slavi del Bor, la
Dinamo Bucarest e lo Slovan Brastislava, che vinse clamorosamente la Coppa battendo
in finale il Barcellona. Non ci furono, invece, particolari divieti per la
Coppa delle Fiere, manifestazione non ancora ritenuta sotto l’egida
dell’UEFA.
Un discorso a
parte, ad ogni modo, recitavano le compagini albanesi, che per la prima volta
vennero iscritte ad una competizione europea nella stagione del 1962/63, con il
Partizani Tirana che affrontò, per la verità con molto onore, gli svedesi del
Norkkoping. La loro partecipazioni, poi, alle coppe europee fu altalenante, con
numerose partecipazioni e susseguenti diserzioni. Nel 66/67, infatti, iniziò il
17 Nentori Tirana, che si rifiutò di affrontare i norvegesi del Vaalerengen. La
situazione politica albanese, in effetti, condannava il paese in un isolamento
internazionale voluto dal premier Enver Hoxha, soprattutto in vista dell’uscita
dell’Albania dal Patto di Varsavia. Rottura internazionale nel mondo comunista
che provocò non pochi problemi. Hoxha rimaneva in pratica un convinto
stalinista.
Tragedia nell'albergo di Eindhoven |
Tragedia
ad Eindhoven. Una vera e propria tragedia fu invece alla base di una
ulteriore rinuncia a giocare in una partita di coppa europea e si verificò nel
primo turno della Coppa UEFA del 1971/72. I tedeschi dell’est del Chemie Halle,
infatti, avevano raggiunto il 3° posto in Oberliga, conseguendo quindi il
diritto a giocare la Coppa UEFA. Ospitarono in casa, impattando a reti
inviolate, il PSV Eindhoven. Il 28 settembre dovevano giocare il retour-match
in Olanda, ma quella partita non si giocò. L’albergo che infatti ospitava i
tedeschi registrò un pauroso incendio, in cui morirono 19 persone tra cui anche
alcuni giocatori del Chemie. La qualificazione andò al PSV, che nel 35esimo
anniversario di quella tragedia giocò una partita della memoria contro l’Hallescher
(erede del Chemie) per commemorare quelle vittime.
Il derby mancato. La Germania calcistica trionfò nelle competizioni europee oltre
il previsto nella stagione del 1973/74. Ma si trattò di un trionfo come dire
riunificato, in quanto salirono alla ribalta sia una formazione della
Bundesliga, il pluridecorato Bayern Monaco, sia una della Oberliga, vale a dire
il campionato della Germania Est, con il Magdeburgo che vinse la Coppa delle
Coppe. Le due squadre dovrebbero, quindi, di diritto misurarsi nel confronto
diretto della Supercoppa Europea. Sfida che però per quella stagione non avrà
mai luogo, anche perché beffardamente il sorteggio metterà di fronte le due
squadre anche in Coppa dei Campioni e la sfida tra tedeschi dell’est e
dell’ovest ha pur sempre un gusto particolare. La spunta con molta fatica il
Bayern, ma in ogni caso le due squadre mancano di misurarsi in un altro doppio
confronto che avrebbe fatto lievitare il palmarès o dei bavaresi o dei tedeschi
dell’est. Qualcosa di incredibile era, invece, accaduto nel primo turno della
Coppa UEFA del 1971/72, in cui i tedeschi orientali del Chemie Halle dovevano
affrontare il PSV Eindhoven. Quelli di Halle, però, non poterono scendere in
campo in seguito ad una tragdia che colpì la formazione tedesca durante il suo
soggiorno nell'albergo che li ospitava in Olanda. Il Chemie si ritirò dalla
competizione.
Il
misterio lazial. Quella
della Lazio nella stagione del 1975/76 è una rinuncia tra le più politicizzate
della storia del calcio, in cui la società romana viene chiamata in causa senza
un briciolo di responsabilità. La Lazio dovrebbe, infatti, affrontare nel
secondo turno della Coppa UEFA il Barcellona di Cruyff e Neeskens, ma il
franchismo di stanza in Spagna ne mina indirettamente la disputa del confronto.
Infatti, qualche settimana prima del confronto europeo a Burgos vengono
giustiziati degli oppositori al regime con la “garrota”, cioè una vera e
propria esecuzione con la tecnica macabra del soffocamento, tra le più brutali
mai eseguite tra tutte le dittature. La notizia fa il giro del mondo e al
Presidente Umberto Lenzini vengono fatte delle pressione affinchè la sua Lazio
si rifiuti di affrontare il Barcellona, che storicamente tra l’altro è un club, mès que un club, da sempre schierato
contro il franchismo e la dittatura destroide di Madrid. Tuttavia, nonostante i
tentativi del Presidente laziale di spostare in altra sede la partita, l’andata
all’Olimpico tra Lazio e Barcellona non si giocherà per rinuncia da parte dei
padroni di casa, che poi misteriosamente andranno a disputare il ritorno al
Camp Nou e perdendo pesantemente per 4-0. Ma la qualificazione era ovviamente già
ampiamente compromessa.
Il
Regno Unito che non ci fu.L’Home Championship, vale
a dire il Torneo Interbritannico, è la competizione calcistica per nazioni più
antica del mondo, che si disputò per la prima volta nel 1884 e non ebbe luogo
soltanto nel corso delle due guerre mondiali, poi andò sempre in scena fino al
1984, anno della sua chiusura definitiva, a causa di un calendario agonistico
troppo intasato. Lo disputavano le quattro federazioni dello United Kingdom:
Inghilterra, Scozia, Galles ed Irlanda del Nord. In un’occasione, però, quella
del 1981 il torneo fu sospeso come dire per cause interne. Infatti, la guerra
civile a Belfast e dintorni aveva sortito i suoi poco piacevoli effetti e
soprattutto il 5 maggio di quell’anno il nordirlandese Bobby Sands, prigioniero
politico, era morto nella Maze Prison. Questo clima incandescente consigliò ai
gallesi e soprattutto agli inglesi di non andare a giocare a Belfast per timore
di ritorsioni. Le mancate presenze di Inghilterra e Galles in terra
nordirlandese fecero sospendere un torneo che fino a quel momento sarebbe
potuto essere ad appannaggio della Scozia, che aveva battuto in casa l’Irlanda
del Nord ed aveva vinto a Wembley, dopo essere stata sconfitta a Cardiff dal
Galles. Ma quelle partite non si giocarono e per il 1981 nel Regno Unito non ci
fu alcun vincitore.
Nel regno di Cipro. Dopo aver eliminato i finlandesi dell’HJK Helsinki, i ciprioti
dell’Apoel Nicosia rinunciarono alla loro avventura nella Coppa dei Campioni
del 1986/87, rifiutandosi di affrontare i turchi del Besiktas. Una rinuncia che
rispondeva ad un chiaro risentimento politico della squadra dell’isola.
L’esercito turco, infatti, aveva invaso nel 1974 la parte a nord dell’isola,
dando vita ad uno stato, quello di Cipro del Nord, non riconosciuto dalle
autorità internazionali, ma ugualmente in vita nonostante numerosi
provvedimenti. L’invasione dell’isola rappresentava e rappresenta tutt’ora una
ferita ancora aperta nella vita politica e sociale dei ciprioti. Quello
dell’Apoel fu un gesto estremo, ma molto propagandato dalla politica cipriota
in quegli anni. Il Besiktas approdò così nel turno successivo, venendo poi
eliminato dalla Dinamo Kiev.
Appuntamento in ritardo. Le Isole Far Oer, nel nord estremo dell’Europa, erano state da
poco state ammesse a giocare le tre coppe europee e forse qualcuno non le
conosceva affatto e nemmeno forse poteva immaginare dove si trovassero sulla
cartina geografica. Ma nella stagione del 1993/94 accadde, tuttavia, qualcosa
di insolito. Infatti, i lettoni del RAF Jelgava nel turno preliminare della
Coppa delle Coppe erano stati abbinati proprio ai faroesi dell’HB Thorshavn, in
un doppio confronto non proprio di cartello. IL RAF vinse la partita di andata
in casa di fronte a poco più di 1.000 spettatori con un gol di Kozlov al 78’.
Ma la prodezza del centravanti lettone era destinata a rimanere inutile, in quanto
il 31 agosto del 1993 la squadra della Lettonia non era riuscita ad arrivare in
tempo a Thorshavn, sede dell’incontro e capitale più piccola al mondo con
appena 16.000 abitanti, per disputare la partita di ritorno. L’HB beneficiò del
passaggio del turno, anche se poi venne estromesso nell’impegno successivo dai
rumeni dell’Universitatea Craiova, vittoriosi in casa per 4-0, ma poi bravi nel
retour-match a trovare la strada per le Far Oer, dove vinsero nettamente per
3-0.
I padroni di casa non ci sono. Qualcosa di abbastanza singolare accadde tuttavia nel 1996 in occasione di una gara che doveva essere valevole come qualificazione alla Coppa del Mondo del 1998 in Francia. La Scozia infatti si recò a Tallinn per affrontare la nazionale locale dell'Estonia, ma gli scozzesi nell'allenamento del giorno prima si accorsero che l'impianto di illuminazione non copriva effettivamente tutto il terreno di gioco e pertanto chiesero l'anticipo dell'orario della partita dalle 18:00 alle 15:00 locali. E fu così che la nazionale estone non si presentò prorpio, in quanto tutti i suoi giocatori a quell'ora avevano impegni di ...lavoro. La FIFA poi predispose la ripetizione a Montecarlo e finì 0-0, ma la Scozia ai Mondiali andò lo stesso.
I padroni di casa non ci sono. Qualcosa di abbastanza singolare accadde tuttavia nel 1996 in occasione di una gara che doveva essere valevole come qualificazione alla Coppa del Mondo del 1998 in Francia. La Scozia infatti si recò a Tallinn per affrontare la nazionale locale dell'Estonia, ma gli scozzesi nell'allenamento del giorno prima si accorsero che l'impianto di illuminazione non copriva effettivamente tutto il terreno di gioco e pertanto chiesero l'anticipo dell'orario della partita dalle 18:00 alle 15:00 locali. E fu così che la nazionale estone non si presentò prorpio, in quanto tutti i suoi giocatori a quell'ora avevano impegni di ...lavoro. La FIFA poi predispose la ripetizione a Montecarlo e finì 0-0, ma la Scozia ai Mondiali andò lo stesso.
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