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lunedì 14 dicembre 2015

Il calcio in franchising della Red Bull

striscione in Osnabruck-RD Leipzig, divieto di Red Bull
di Vincenzo Paliotto

 Le vere glorie di Lipsia. Lipsia risultò sin dal principio una città calcisticamente ideale per le strategie speculative dei magnati della Red Bull. La città tedesca di oltre 500.000 abitanti era in qualche modo la culla del calcio nazionale (qui il titolo di campione sbarcò addirittura già nel 1903 per merito degli antesignani del Vfb Leipzig, che vinsero battendo il Dfb Prag), ma all'inizio del nuovo secolo però la stessa città non poteva vantare nessuna squadra di spessore sulla ribalta nazionale. Le glorie locali della Chemie Lipsia e della Lokomotive Lipsia, infatti, per motivi diversi erano naufragate ai margini del calcio tedesco. Oltretutto i due storici e blasonati club avevano subito l'inevitabile retaggio e contraccolpo della caduta del Muro di Berlino. La 1FC Lokomotive era senza dubbio una delle squadre più forti della Oberliga ed aveva raggiunto anche una finale di Coppa delle Coppe nel 1987, mentre il Chemie, nelle gerarchie socialiste era considerata come la formazione di rincalzo rispetto alla stessa Loko, ma aveva vinto uno storico titolo nel 1964 proprio ai danni dei cugini. In effetti i gialloblu della Lokomotive, che assunsero quella denominazione a partire dal 1965 dopo l’unione tra Rotation Lipsia e VFB Lipsia, a loro volta fecero molto bene in coppa nazionale, vincendola peraltro per 5 volte, ma mai vinsero il titolo nazionale, che in una occasione gli fu scippato nel 1986 dalla classe arbitrale in favore della Dynamo Berlino. Tuttavia, nel 1987, nella semifinale della Coppa delle Coppe, in oltre 100.000 accorsero allo Zentralstadion per un match contro il Bordeaux. Ad ogni modo, nell'attualità delle squadre appartenenti alla ex-DDR i due club trovavano spazio soltanto nelle serie dilettantistiche. La Lokomotive addirittura era stata rifondata dai suoi stessi tifosi, dopo un rovinoso fallimento, ma quanto meno non se ne erano persi logo e tradizione societaria. Il Chemie era nato invece addirittura nel 1899 con la denominazione di Britannia e che nel ’64 appunto vinse uno dei titoli più incredibili nella storia del calcio tedesco orientale.
 In questa ottica, ad ogni modo, andò ad infilarsi la strategia del franchising calcistico della Red Bull, che cercava terreno fertile anche in Germania per poter impiantare un proprio Fussball Club, così come era già accaduto nei suoi casi più eclatanti a New York o a Salisburgo in Austria, dove l'azienda stessa è nata. Dietrich Mateschitz iniziò la commercializzazione di quella bibita a base di taurina nel 1984 in Austria, importando l'idea da un prodotto simile che aveva scovato nei mercati del sud-est asiatico. Le sue fortune commerciali sono iniziate con mirate campagne commerciali e dallo stesso restyling del contenitore in alluminio. Di lì a poco il suo massiccio investimento nel mondo del calcio e dello sport in generale.

La RB Leipzig ha anche una specie di tifo organizzato,
purtroppo
La speculazione della Red Bull. La sua idea teutonica fu partorita intorno al 2006, ma Mateschitz non trovò subito un terreno fertile nella stessa Lipsia. Il suo tentativo di rilevare il Sachsen Lipsia, che era nato dalle ceneri del glorioso Chemie, fu fatto naufragare dagli stessi tifosi biancoverdi, che non misero in vendita la loro storia e la stessa federcalcio tedesca si manifestò poco propensa a questa macchinazione. Tuttavia, nel 2009 la Red Bull, malgrado tutto, riuscì però a concretizzare la propria ambizione, rilevando il titolo del SSV Markranstadt, una piccola squadra di un villaggio vicino Lipsia, che navigava nella quinta divisione della Oberliga. L'acronimo fu ben presto vergognosamente trasformato: sarebbe stato RB Leipzig, che faceva facilmente intendere Red Bull, ma che per motivi federali fu abilmente trasformato in Rasen Ball Leipzig in modo da non incorrere in sanzioni non preventivate. Quel nuovo club aveva guadagnato nelle stanze della federazione e sul campo dei meriti che non gli toccavano. Normalmente un club di nuova costituzione riparte dall'ultima delle categorie, i "tori" invece ripartirono dalla quinta, ma l'ostilità nei loro confronti fu sin dal principio alquanto evidente. Come in una domenica a Jena contro il Carl Zeiss, dove il pullmann della squadra venne bloccato al termine del match dagli Ultras Jena, in chiaro segno di protesta per quello che era il lato peggiore del calcio moderno.

Il giorno triste della Red Bull Arena. Tuttavia, l’RB Leipzig, pur odiato da tutto il calcio tedesco, sarebbe approdato fino alla Zweite Bundesliga, in quanto il suo magnate continuava a garantire ingaggi importanti a calciatori importanti, anche se la sua era pur sempre una tifoseria in franchising, derisa negli stadi tedeschi ed anzi addirittura seriamente osteggiata. Dal 2009 in poi infatti la dirigenza dei “tori” continuò ad investire tanto nei giocatori, molti dei quali con un passato illustre in Bundesliga. La gente di Lipsia rimaneva intanto fedele sia alla Lokomotive che al Sachsen, anche se la RB Leipzig guadagnò in qualche modo consensi, andando a giocare a partire dal 2010 allo Zentralstadion ed approdando anche in Zweite Bundesliga. Tristemente il glorioso Zentralstadion, aperto nel 1956 con 100.000 posti a disposizione ed al tempo il più grande d’Europa, cambiò nome in Red Bull Arena, spezzando un importante capitolo di storia del calcio tedesco.
 Ma quella degli ultras tedeschi fu un’azione incredibilmente congiunta. La Red Bull pagava la stampa locale per scrivere bene di quel club artificiale, che però non riuscì a giocare amichevoli di spessore contro le maggiori squadre tedesche. Le amichevoli di lusso del caso furono annullate per l’enorme pressione degli ultras tedeschi in tutta la Germania. Dai 4.206 di media nel 2010-11 si è passati ai 25.025 del 2014/2015, ma la speranza di tutti i tifosi è che la RB Leipzig non ce la faccia a vincere mai nulla.

Il fronte anti-RB. Ma all’interno del tessuto del calcio tedesco l’ostracismo nei confronti della RB Leipzig è un argomento alquanto serio. Un vero movimento anti-RB è nato tra gli ultras tedeschi, comprendente le tifoserie di ben 10 squadre: gli Eleven Crew del VfR Aalen, i Fialova Sbor dell’Erzgebrige Aue, i Cattiva Brunsviga dell’Eintracht Braunsweig, i Block 1898, gli Usual Suspects e gli Ultrà De Lis del Darmstadt 98, gli Unitas Aquileiae e i Fanatico Boys dell’1Fc Heidenheim, i Black Red Company e i Supporters Ingolstadt dell’FC Ingolstadt, i Frenetic Youth, i Pfalz Inferno e la Generation Lucifer del Kaiserslautern, i Phoenix Sons, i Rhein Fire, gli Armata Fidelis e i Wild Boys del Karlsruher, i Giasinga Buam del Monaco 1860 e i Blockade Sandhausen dell’SV Sandhausen. Anche se la protesta spesso si estende ben oltre la rappresentanza di questi gruppi, passando per tante città della Germania.

I mai domi e sempre presenti ultras della vera Austria Salisburgo
Vita non facile neanche a Salisburgo. Tuttavia, neanche a Salisburgo, città di appartenenza della stessa Red Ball, il calcio-franchising di Mateschitz ha trovato piena adesione da parte della tifoseria locale. Nel 2005 Mateschitz ha messo, almeno in teoria, le mani sul maggior club calcistico cittadino: il Austria Casino Salisburgo, arrivato nel 1994 addirittura in finale di Coppa UEFA. Ma la tifoseria viola storica dell’Austria Salisburgo ha preferito ripartire dall’ultima lega, pur di conservare i colori, il logo e la vera denominazione sociale, dando un cattivo presagio a Meteschitz ed i suoi. Come dire che il calcio-franchising per fortuna ancora non ha trovato la sua formula vincente.



4 commenti:

  1. Grande articolo! Anche se poi le squadre vincenti, hanno quasi sempre grandi sponsor dietro, non si può prescindere dalla storia, dai tifosi e dalla tradizione. Bravo Vincenzo!

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    1. Ciao Toty, grazie come sempre per i complimenti e a presto.

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  2. Ottimo articolo! Complimenti

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