di Vincenzo Paliotto
Contrariamente a quanto si sarebbe respirato in clima
politico ed economico, l’unità europea del pallone tardò clamorosamente a
materializzarsi. L’isolamento in cui vissero almeno inizialmente le federazioni
britanniche e l’importanza esclusiva che si conferiva alla Coppa del Mondo come
unico torneo degno di interesse, portarono alla creazione di un Campionato
d’Europa soltanto nel biennio 1958-60, e in notevole ritardo in quanto ad
esempio era accaduto in Sudamerica, dove il torneo continentale si giocò per la
prima volta nel 1916. Anche se un’idea di campionato continentale aleggiava da
sempre tra le stanze delle varie federazioni europee. Ad esempio, l’Home
Championship, che era il Campionato Interbritannico, si disputava già dal 1888
tra Inghilterra, Scozia, Galles ed Irlanda, mentre dal 1927 si giocava la
Svelha Pokal, o meglio Coppa Internazionale, cioè la Coppa dell’Europa
Centrale, che metteva ai nastri di partenza: Italia, Austria, Svizzera,
Cecoslovacchia, Ungheria e qualche volta anche Romania ed Jugoslavia. In un
primo tempo in qualche modo primeggiava il fattore localizzato e soltanto molto
più tardi l’idea fu allargata ad un campionato continentale.
La manifestazione
nel Vecchio Continente nacque, comunque, per intuizione di un francese Henry
Delaunay, che purtroppo passò inizialmente inosservata o quasi. L’attenzione
per la proposta di Delaunay in realtà si rivelò tiepida e delle 33 federazioni
appartenenti all’UEFA soltanto in 17 si iscrissero alla neonata Coppa Europa,
che cominciò con le qualificazioni nel 1958 e si concluse nella sua fase finale
nel 1960. La gara inaugurale si disputò il 28 settembre del 1958 allo Stadio
Lenin di Mosca e vide l’URSS trionfare per 3-1 sull’Ungheria, che non era più
la Squadra d’Oro di Puskas, Czibor e Kocsis. Tuttavia, il “derby socialista”
registrò un’affluenza sugli spalti di ben 100.000 spettatori. Un elevato numero
di presenze che purtroppo non si mantennero tali in altre gare del torneo.
Approdarono,
comunque, alla fase finale in Francia, oltre all’attesa selezione ospitante,
anche la Jugoslavia, la Danimarca e la stessa URSS, che si trovò la strada
spianta per la rinuncia della Spagna. Le furie rosse, infatti, avevano
agevolmente eliminato la Polonia, ma per ordine del Generalissimo Francisco
Franco dovettero per motivi politici rifiutarsi di affrontare il gigante
sovietico. La dittatura di destra imposta da Franco gli vietava di confrontarsi
con i paladini del comunismo. Ne fece le spese una squadra forte e ben dotata
tra le altre cose del talento di Kubala, un esule magiaro, Alfredo Di Stefano e
Luisito Suarez. Fu uno dei casi non rari ed isolati in cui la politica influì
in maniera decisiva nell’andamento di un torneo calcistico.
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