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mercoledì 11 novembre 2015

Gabriele Sandri, Gabbo vive


 
di Vincenzo Paliotto
Aveva due passioni incrollabili il 26enne Gabriele Sandri: la musica e la Lazio. Ma la sua vita fu improvvisamente spezzata in una grigia mattinata di novembre a Badia al Pino, in un autogrill in provincia di Arezzo, in circostanze da descrivere insopportabili per tutti, per gli addetti ai lavori, per i suoi amici, persino per i calciatori della Lazio, ma soprattutto per i suoi familiari. E’ l’11 novembre del 2007, sono più o meno le 9 e 10 del mattino, Gabbo, infatti, a bordo di un’autovettura sta andando in compagnia di altri amici a vedere la sua Lazio in trasferta in quel di Milano in casa dell’Inter, squadra peraltro gemellata con i colori laziali. Ma in quell’autogrill accade qualcosa di strano, anzi persino di imponderabile. Probabilmente si registra qualche lieve tafferuglio con alcuni tifosi juventini, ma nulla di particolarmente grave. Se non fosse che dal lato opposto della rete autostradale l’agente Luigi Spaccarotella decide di aprire il fuoco da distanza siderale, con l’intenzione (secondo alcune sue dichiarazioni postume) di disperdere i disordini o presunti tali. Ma Spaccarotella riesce in tal caso ad avere una mira infallibile ed infatti un proiettile esploso dalla sua pistola va a colpire alla testa il malcapitato Sandri, che sta dormendo sul sedile posteriore dell’auto dei suoi amici. Gabriele Sandri muore quasi sul colpo. L’agente Spaccarotella ha provato a fare qualcosa di irresponsabile, anche di inconcepibile, esplodendo un colpo da arma da fuoco da una distanza di oltre 60 metri.

 Ma i dirigenti delle forze dell’ordine riescono quasi subito a depistare quanto accaduto a Badia al Pino. Più o meno verso le 11 del mattino, infatti, l’agenzia di stampa ANSA batte una nota in cui si racconta di tafferugli scoppiati nell’autogrill toscano, al termine dei quali muore un tifoso della Lazio. Tuttavia, il gioco pare non reggere da subito e si diffonde la notizia un po’ di tempo dopo che non è propria andata così e che forse un colpo di pistola esploso in aria da un agente di polizia, che era nei pressi dell’accaduto, abbia invece colpito a morte Gabriele Sandri. Le voci si rincorrono e si aggravano nel giro di poche ore, mentre stanno anche per iniziare le partite su molti campi di Serie A. Il fratello di Gabriele, Cristiano Sandri, viene avvertito di recarsi ad Arezzo soltanto verso mezzogiorno e con una comunicazione dai contenuti neanche troppo chiari. Giorgio Sandri, il padre di Gabriele, viene avvertito a sua volta dal figlio. Vincenzo Giacobbe, Questore di Arezzo, prova a smorzare il malumore, ma senza troppo successo. La sua conferenza stampa ha il chiaro sapore della farsa. Nessuna domanda da parte dei giornalisti presenti e supposizioni che non fanno altro che non raccontare quanto realmente accaduto. Cristiano e Giorgio Sandri, arrivati a Badia al Pino, si rendono conto che Gabriele in effetti è stato assassinato da un gesto folle di un agente di polizia. Un gesto incomprensibile e criminale, con un proiettile esploso da una distanza troppo lunga per poter effettivamente sedare il tafferuglio di non così grave rilevanza.

 Nel frattempo su campi di calcio accade di tutto. Il Presidente della FIGC Abete prova a far iniziare le partite con 10 minuti di ritardo in ricordo di Gabriele, ma gli ultras non ci stanno. Chiedono il completo rinvio delle partite, la morte assurda di un tifoso non può essere onorata con 10’ di ritardo di ogni partita e basta. A San Siro Inter-Lazio non comincia neanche, troppo alto il rischio di incidenti, mentre a Bergamo gli ultras dell’Atalanta e del Milan si scontrano con le forze dell’ordine. La partita ha anche inizio, ma finisce dopo pochi minuti. L’arbitro Saccani di Mantova ne decreta la sospensione per un tentativo di invasione di campo da parte degli ultras bergamaschi. Ma ovviamente gli incidenti più gravi si registrano nella Capitale nel corso di un pomeriggio lungo e violento. Non giocano, infatti, neanche i cugini della Lazio a Roma. Roma e Cagliari, infatti, non si affrontano in campo all’Olimpico. La zona che circonda lo stadio è teatro di scontri furenti. I tifosi della Lazio e della Roma insieme affrontano le forze dell’ordine, si contano decine di feriti, di devastazioni. Scene da autentica guerra civile attraversano la Capitale. Oltretutto il Commissariato di Via Ferdinando Fuga viene preso d’assalto da centinaia di tifosi. I poliziotti sono costretti a rifugiarsi in caserma alle spalle della porta blindata.

 Nel marzo del 2009 ad Arezzo inizia il processo di primo grado che vede imputato Luigi Spaccarotella, il poliziotto in servizio alla Polstrada dalla cui arma a Badia al Pino è partito il colpo che ha purtroppo ucciso Gabriele. Il 14 luglio dello stesso anno, l'agente viene ritenuto colpevole di omicidio colposo e condannato a 6 anni di reclusione. Il 1° dicembre del 2010 la Corte di Appello di Firenze condanna Spaccarotella alla pena di 9 anni e 4 mesi. La Corte condanna l'agente per omicidio volontario con dolo eventuale. Il PG Aldo Giubilaro aveva chiesto la condanna a 14 anni, ma la Corte ha riconosciuto una riduzione della pena legata al rito abbreviato e alle attenuanti generiche. "Mai più 11 novembre” si legge nella targa inaugurata nel parcheggio dell'Autogrill Badia al Pino Est (Arezzo) per ricordare Gabriele Sandri. Oltre alla famiglia, presente al completo, tanti i tifosi in rappresentanza di Bari, Lazio, Sampdoria, Juventus, Inter, Milan, Fiorentina, Ancona, Cremonese e Arezzo. Presenti anche le autorità locali: il sindaco di Civitella (Arezzo) Ginetta Menchetti ha portato il saluto del comune nel cui territorio è Badia al Pino. Sul luogo dove Sandri venne colpito non sono mancati mai fiori e sciarpe dei supporter di tutte le squadre.

 Il 14 febbraio del 2012 l’agente Luigi Spaccarotella viene condannato a 9 anni e 3 mesi di reclusione per omicidio volontario. Molti tifosi seguono in aula le lungaggini del processo, evitando momenti di tensione, anche se qualche malumore inevitabilmente viene fuori quando i legali di Spaccarotella credono di far credere all’involontarietà del gesto del loro assistito. L’impegno della famiglia Sandri è stato importante e continuo ed anche l’appoggio a loro dato dalle varie tifoserie. Un giorno, prima di un Derby della Capitale, si è visto addirittura il Capitano della Roma Francesco Totti, notoriamente odiato dai tifosi dell’altra parte della città, andare a stringere la mano agli ultras laziali. La Lazio, la Roma e Roma hanno avuto molta sensibilità ed attenzione nei confronti della vicenda di Gabbo. Non le istituzioni però. Quei fiori e quelle sciarpe che giacevano nell’autogrill di Badia al Pino da tempo non ci sono più. Sono state rimosse, ma rimosso non è stato il ricordo di Gabriele Sandri.

 

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