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lunedì 19 ottobre 2015

Pura Vida: Herediano campione e Saprissa sul tetto del Centroamerica


Il 1993 è un annus mirabilis per il futbol costaricano. Il torneo nazionale, come in voga in quegli anni, precedenti all'avvento della formula tutta latinoamerica dell' Apertura/Clausura, adottata a partire dall'annata '97-98, è sezionato in due tronconi. La prima tornata, in cui gareggiano, affrontandosi per ben tre volte, tutte le dodici formazioni afferenti alla massima divisione costaricana, è quella della scrematura: le otto meglio posizionate accedono alla seconda fase, mentre l'ultima classificata, senza possibilità di appelli, viene declassata in cadetteria. Alla "segunda ronda", non senza privilegi,  è ammessa anche la compagine campione: i primi della classe, infatti, hanno già assicurato un posto per la finalissima. 

Ad avere già in tasca un biglietto per l'attesissimo epilogo, nel 1993, sono i giallorossi del Club Sport Herediano. El Glorioso, infatti, con la celebre garra a contraddistinguerlo, nel primo round ha maramaldeggiato, lasciandosi tutti alle spalle. La classifica, daltronde, è chiara nell'esprimere i verdetti.
L'Herediano, guidato dal carisma del baffuto capitano German Chavarria - universalmente conosciuto come "El Caballero del futbol"* , perno arretrato dei Ticos capaci di spingersi sino agli ottavi di Italia '90 - e catapultato in vetta anche grazie alle magie e alla straordinaria vena realizzativa del tandem offensivo composto dal brasiliano, in futuro naturalizzato salvadoregno, Nildeson da Silva Melo, capocannoniere florensessall'alto dei suoi ventuno sigilli stagionali (record heredianos infranto quattro anni più tardi da Allan Oviedo) e dal purosangue Roger Gomez, è saldamente al comando con quarantacinque lunghezze. "Nenei", fratello di quel Gilberto transitato senza far troppo rumore dalla parte neroazzurra del Naviglio, e Gomez, detto "El Policia", che spenderà tutta la carriera in patria, rendono facile la vita al tecnico spagnolo Juan Luis Hernandez, favorendo, a suon di reti, la fuga solitaria dei Florenses:  la più agguerrita delle inseguitrici, la Liga Deportiva Alajuelense, è staccata di cinque punti, mentreCartagines e Puntarenas, appaiate a quota trentasette, e quindi ad otto gradini di distanza, intravedono appena la sagoma della capolista. 


Al secondo step, spalmato su due gironi all'italiana, approdano ancheDeportivo Saprissa, Municipal Turrialba, Carmelita eRamonense. Inserito nel gruppo B, assieme ad Alajuelense, Saprissa, e Carmelita, a guadagnarsi il secondo invito per la finalissima, è il Cartagines: saranno proprio Los Brumosos a contendere lo scettro nazionale allo stupefacente Herediano, con il morale schizzato alle stelle dopo l'esemplare primo segmento di manifestazione.

Il 4 Luglio, l'Estadio Rosabal Cordero, intitolato alla memoria di uno dei fondatori del club, pare avvolto in un manto giallorosso: maglie, capellini, striscioni, e persino gli immancabili ombrellini, ostentatamente heredianos, rispondono alle cromie del club. Spinti da una bolgia simile, chiassosa, ma composta, capace di insufflare picardia e coraggio ad ogni incursione avanzata, los Florenses fanno loro il predominio territoriale: i blanquiazules, intimoriti e spaesati, si limitato ad occupare le proprie zolle di terreno, nel tentativo di schermare, rallentandole, le sfuriate giallorosse. 
A volte però, lo tsunami è incontenibile. Come al '38, quando, falciato all'ingresso dell'area di rigore un uomo dell'Herediano, l'arbitro dell'incontro, il signor Rodrigo Balilla, non può esimersi dai propri doveri: calcio di rigore. Momenti di palpitazione: lo stadio si prepara a far deflagrare il proprio urlo di gioia. Occhi negli occhi si osservano e si studiano, Desiderio Calvo, iconico estremo difensore sancarleño deibrumosos e Marvin Obando, un' autentica istituzione in patria: con seicentoottantacinque presenze nel campionato locale, il volante è, infatti, il calciatore più longevo della Primera Division costaricana. Ad uno cosi, per lui anche cinquantuno presenze condite da un gol con la Sele, temprato abbastanza per certe situazioni, non possono tremare le gambe: rincorsa lunga, interno mancino e palla all'incrocio.  Il vantaggio è il giusto premio agli sforzi dei rojiamarillos. Nella ripresa, poi, la Città dei fiori, può continuare a sognare beatamente. 
Sbilanciati e sfilacciati, per inerzialos de la Vieja Metrópoli, apodo del Cartagines tra i più gettonati in patria,affondano: a dieci minuti dal triplice fischio finale,Rolando Corella riceve in profondità, circumnaviga i tentacoli di Calvo, allungati alla disperata ricerca della sfera, e deposita a porta sguarnita. Il 2-0 è un ottimo biglietto da visita in vista del ritorno: a Cartago, nell'impianto dedicato a Fello Meza, un altro totem del futbol locale, ma più in generale centroamericano, los heredianos gestiscono con saggezza, blindano la porta e, portando a casa un prezioso 0-0, si laureano campioni del Costa Rica per la ventunesima volta nella propria storia.

A dar lustro al fantastico 1993 del futbol costaricano, sarà anche ilDeportivo Saprissa. 
IlMonstruo Morado, peraltro annichilito con un tennistico 6-3 dall'Herediano in uno dei tanti clasicos del buen futbol disputati in campionato, si renderà protagonista di una dirompente e appassionante cavalcata in Concacaf Champions League. Potendo contare su alcune eccellenti indiviualità del calibro di Rolando Fonseca, promettente attaccante guatelmateco da poco affacciatosi sulla ribalta continentale, ma sopratutto Hernan Medford, pilastro delle Sele per tre lustri, traumatizzato, qualche anno più tardi, dall'impatto con l'atmosfera effervescente di Zemanlandia, la "S" non sbaglia un colpo. Anche se, a dirla tutta, la fase preliminare è bypassata con qualche affanno di troppo:  i costaricani regolano prima i messicani del Pueblaai calci di rigore, e poi sono i salvadoregni del C.D. Luis Angel Firpo,  liquidati di misura dopo due incontri tiratissimi, a far sudare le proverbiali sette camicie al Monstruo Morado

Lingua fuori e sospiro di sollievo, i viola carburano, dando il meglio di loro stessi nel gironcino finale. Nel raggruppamento comprendente anche i messicani del Leon, i guatemaltechi del Municipal, e i surinamensi del Robinhood, a fare da discriminante per l'assegnazione del titolo è la differenza reti: decisivo, in questo senso, il roboante 9-1 con il quale i costaricani polverizzano all'ultima giornata  i rossoverdi di Paramaribo, salendo così per la prima volta nella propria storia sul tetto del Centroamerica.  

Herediano campione nazionale e scettro continentale al Deportivo Saprissa. Senza dubbio un' annata da incorniciare per il movimento calcistico del paese più felice del mondo: dal 1949, infatti, la Costa Rica ha rinunciato costituzionalmente al proprio esercito.

Vincenzo Lacerenza 

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