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venerdì 22 maggio 2015

FA Cup 1988, il miracolo del Wimbledon


di Giuseppe Platania (www.calciofuorimoda.blogspot.com)

Quel pomeriggio, il vecchio Wembley risplendeva di sole. Era il 14 maggio 1988 e quello era solo il capitolo finale di un’altra, incredibileedizione di FA Cup. Il cammino di coppa aveva visto sia l’avanzata straordinaria di alcune squadre, sia lo svolgersi di alcune sfide epiche: il Luton Town, dopo aver eliminato Southampton, Queens Park Rangers e Portsmouth, era riuscito ad arrivare in semifinale, dove si era imbattuto nel Wimbledon. Il Liverpool, dopo esser passato sul campo dell’Everton per 0-1 nel quinto turno – una sorta di preludio alla finale dell’89 – in una cavalcata strepitosa che ha visto anche l’eliminazione del Nottingham Forest in semifinale, aveva conquistato per l’ennesima volta il pass per Wembley. Ma se la Coppa d’Inghilterra 1988 ha un sapore e un profumo particolari è stato solo per merito dei Dons, che dopo aver eliminato il Luton sul campo neutro di White Hart Lane in semifinale, approdavano per la prima volta nella loro storia nella finale più prestigiosa, per affrontare gli allora campioni d’Inghilterra alla ricerca del double.

Quel pomeriggio, a Londra nord si stava per realizzare uno dei Giant Killing più famosi della storia calcistica d’oltremanica.


I
l sole illuminava il prato perfetto di Wembley, fiammeggiante di verde. Il cielo, d’un azzurro pallido, era macchiato di qualche sbuffo di nuvole qua e là, e l’anello di 98 mila persone fissava il bel colpo d’occhio di quelle maglie blu e rosse scorrazzanti sul campo; i sogni di chiunque, lì dentro, erano sazi di quella torrida atmosfera che solo un grande evento sportivo sa creare.
Il Wimbledon era da soli due anni nell’élite del calcio inglese, e solo nella stagione ‘82/’83 militava ancora in quarta divisione. I tifosi dei Dons, abituati ad acclamare la propria squadra dai piccoli spalti di Plough Lane, non erano di certo avvezzi a certe folle. Diverso il discorso per il Liverpool, che stava per concludere un decennio di numerose vittorie, a livello nazionale e non solo, ed era guidato da Kenny Dalglish, il quale aveva condotto i Reds alla conquista del titolo di campioni d’Inghilterra.

Affrontare la ‘Crazy Gang’ – questo il soprannome affibbiato al Wimbledon, per il comportamento dei propri giocatori sia dentro che fuori dal campo – non era mai una cosa semplice. La filosofia che pervadeva lo spirito del club, almeno sul campo, affondava le proprie radici nel duro ma genuino approccio del calcio dilettantistico, e il successo dei Dons risiedeva proprio in questo: venire a giocare a Merton non era mai semplice per nessuna squadra, e grazie alla propria determinazione la squadra di Bobby Gould aveva conquistato un ottimo settimo posto in campionato, oltre ad aver compiuto un leggendario cammino in Coppa d’Inghilterra: se la finale di per sé poteva già essere considerata un grande traguardo, era certo che DaveBeasant e compagni avrebbero fatto di tutto pur di mettere i bastoni tra le ruote ai campionissimi del Liverpool. E così, alla fine, è stato. Semplicemente.

Mentre i tifosi Reds inneggiavano You’llNeverWalk Alone, le formazioni venivano annunciate allo stadio, mostrate nelle televisioni, vorticando nelle teste di milioni di appassionati.
Per il Liverpool: col numero 1, Bruce Grobbelaar. Right back, Steve Nicol col numero 4, left back Gary Ablett e il suo numero 3, centrali difensivi: col numero 2 Gary Gillespie, col 6 Alan Hansen, capitano della formazione. A centrocampo, Nigel Spackman col numero 5 e Steve McMahon col numero 11 ad accompagnare le corse dell’irlandese RayHoughton col numero 9 e John Barnes e il suo 10. Davanti, Peter Beardsley col numero 7 e un altro irlandese, John Aldridge, con l’8.
Per il Wimbledon: col numero 1, eroe e capitano: DaveBeasant. In difesa, a destra Clive Goodyear col numero 2, Terry Phelan a sinistra col numero 3, mentre centrali difensivi sono il gallese Eric Young col 5 e Andy Thorn col 6. Col numero 10 il nordirlandese Lawrie Sanchez, di origini ecuadoregne, compone un centrocampo di tutto rispetto con Vinnie Jones, altro gallese, numero 4. Alan Cork con l’8 e Dennis Wise con l’11 si muovono da ali, mentre Terry Gibson col 7 e John Fashanu col 9 completano il reparto offensivo.

Fischio d’inizio, si aprono le danze. A Wembley splende sempre il sole.
La partita è bella, divertente, dinamica. Le due squadre giocano a viso aperto e le azioni si susseguono veloci, prima da una parte e poi dall’altra. La prima occasione la trova il Liverpool, con John Aldridge che raccoglie un cross giunto dalla sinistra ma di testa la mette fuori. Si fa subito pericoloso anche il Wimbledon: Dennis Wise ci prova su punizione, ma il tiro oltrepassa di poco l’incrocio dei pali. Di nuovo dall’altra parte del campo, palla ai Reds: Peter Beardsley con suo bel numero 7 sulla maglia rossa salta in velocità due avversari, si accentra e scocca un filtrante per RayHoughton, che dalla destra la lancia bassa in mezzo all’area, verso Aldridge: l’irlandese tira in porta ma Beasant, con un meraviglioso doppio intervento, gli nega la gioia del gol, poi Vinnie Jones spazza via. E’ il primo vero brivido lungo la schiena dei tifosi, nonché il primo vero grande intervento di DaveBeasant, che si dimostrerà grande protagonista della partita. Qualche minuto per riorganizzare le idee, poi si riparte: ora sono i Dons ad attaccare, con Wise che mette un bel cross in area per John Fashanu, il quale di esterno la piazza di poco fuori. Al 37’, finalmente, il primo gol della partita: l’arbitro fischia un calcio di punizione per il Wimbledon, appena a lato dell’area di rigore del Liverpool. Dennis Wise, in grande giornata, va a battere, disegnando un preciso pallone verso Lawrie Sanchez, che con un bellissimo pallonetto, di testa, scavalca Grobbelaar: 1-0. Poco dopo Beasant sarà ancora provvidenziale, salvando con efficacia su un affondo di Hansen, e si andrà negli spogliatoi per l’intervallo con la Crazy Gang in vantaggio.


Il secondo tempo si rivelerà ancora più intenso del primo, col Liverpool che parte forte: poco dopo lo scoccare dell’ora di gioco, Alan Hansen serve Aldridge in profondità, che di sponda scarica per Beardsley il quale, di prima intenzione, fa scattare il filtrante per il numero 8 irlandese ormai in area di rigore, ma il difensore del Wimbledon, Goodyear, giunge da dietro ed entra in scivolata sull’attaccante, toccando sì il pallone ma facendo cadere anche l’avversario. Per l’arbitro non ci sono dubbi, e il fatidico fischio echeggia tra gli spalti della cathedral of fooball. I Dons non ci stanno e inseguono il direttore di gara, mr. Brian Hill dal Northamptonshire, per protestare, ma quest’ultimo li scansa spostandosi verso la porta e indica il dischetto bianco. Non ci sono dubbi. Il Liverpool ha la sua grande occasione e i giocatori Redsne sono consapevoli. Un gol a quel punto della partita avrebbe cambiato le carte in tavola, e avrebbe probabilmente scoraggiato gli avversari. Aldridge dispone il pallone e prende la rincorsa. Non può sbagliare. Scocca il tiro, alla sua destra. Ma DaveBeasant si slancia in un potente volo e riesce ad afferrare il pallone, tra le esultanze rabbiose dei suoi compagni di squadra. A questo punto sorge un’altra consapevolezza, facendosi largo proprio nel medesimo punto in cui quella del Liverpool si era ritirata sconfitta: è la sua finale. E’ la finale di Beasant, è la finale dei Dons. Non c’è più alcun dubbio. Il telecronista urla emozionato: ‘He did, he did!’. L’ha proprio fatto. Il portierone del Wimbledon FC è diventato il primo nella storia della FA Cup a parare un rigore nella finalissima. Comunque vada a finire, lui è già entrato nella storia.


Ma la partita non è ancora finita. Si deve riprendere, e i Dons lo fanno con nuove motivazioni: cominciano a mostrarsi nella trequarti avversaria, facendosi pericolosi come un serpente. Un cross di Wise (sempre Wise!) dalla fascia finisce a John Fashanu, che tuttavia di testa colpisce male e la manda fuori. I Reds reagiscono, profondamente turbati dalla grande occasione fallita: Aldridge viene sostituito da Craig Johnstone, e John Barnes in seguito si divora un gol, fallendo un colpo di testa. Di nuovo Dons, questa volta dalla bandierina: il lancio di Wise viene intercettato da un difensore del Liverpool, che spazza male regalando di fatto la palla ai piedi di Eric Young al limite dell’area, il cui tiro finisce però tra le mani di Grobbelaar.Kenny Dalglish comincia a guardare i suoi giocatori preoccupato, mentre Young se ne torna in difesa con la sua fascia nera intorno alla testa, con fare da combattente. Via via che il tempo passa la partita si fa più spezzettata, con le principali occasioni che giungono dai calci piazzati. Da rimessa laterale, JanMølby, subentrato a Nigel Spackman al 74’, attua un lancio lunghissimo verso l’area di rigore dei Dons, ma un esausto Steve Nicol non riesce ad insaccare. Sarà l’ultima vera occasione per i Reds.

Al fischio finale, Wembley esplode. Un’esplosione di urla, di colori, di emozioni. Il Wimbledon ce l’ha davvero fatta. Non è solo un Giant Killing, la Crazy Gang ha davvero vinto la FA Cup. Andy Thorn sale in groppa a Beasant, vero eroe di questo pomeriggio soleggiato, e insieme vanno sotto la curva ad esultare. Bobby Gould abbraccia tutta la panchina, incredulo. In tribuna si vede il bellissimo sorriso della Principessa Diana, che applaude divertita, mentre i tifosi del Liverpool, nonostante tutto, non cessano di cantare le note diYou’llNeverWalk Alone. E il Wimbledon vince la sua prima, e finora unica, FA Cup, chiudendo un altro dei numerosi,meravigliosi capitoli della lunga storia del football inglese.DaveBeasant alza la Coppa. Un riflesso del sole, il sole di Wembley, la illumina e la fa sembrare ancora più bella.


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