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venerdì 26 settembre 2014

South Wales Derby

di Francesco Pietrella
 
Siamo in Galles, patria di castelli imponenti e del Nibbio Reale, cuore verde della Gran Bretagna contraddistinto da un passato affascinante, ma allo stesso tempo travagliato a causa delle numerose invasioni subite nel corso dei secoli, le quali però, non sono riuscite a scalfire l’orgoglio di questa popolazione, entrato nella storia per via del suo nazionalismo e suggellato da un’incomparabile sacralità, che cinge questo lembo di terra dal Mar d’Irlanda al Canale di San Giorgio. Inoltre, una forte tradizione canora, l’antichissima ed incomprensibile lingua gallese, miriadi di favole ed infinite leggende avvolgono il Paese sotto un suggestivo alone tradizionalista, uno dei più radicati dell’intero Regno Unito. Ovviamente il Galles, Nazione del Rugby per antonomasia (i Dragoni hanno vinto per ben 36 volte il prestigioso torneo del Sei Nazioni), è anche un Paese con una forte tradizione calcistica, anche se le squadre più blasonate, il Cardiff City e lo Swansea, militano entrambe nel campionato inglese (insieme a Newport County, Wrexham e Merthyr Town), in quanto la Welsh Premier Division è stata fondata soltanto nel 1992 (tra le squadre più importanti troviamo il New Saints e il Barry Town). Tuttavia, la rivalità tra i due club è fortissima, una delle più accese di tutta l’isola, e sfocia nel South Wales Derby, una lotta ideologica a tutti gli effetti.


Sebbene entrambe le tifoserie siano caratterizzate da un accesso nazionalismo – il quale richiama il motto del Paese, Galles per sempre – e da un odio comune verso le compagini britanniche (in Wales, per esempio, le indicazioni stradali sono prima scritte nella lingua nazionale, poi in inglese), fomentato dall’esposizione di bandiere e vessilli gallesi, i due club non si sopportano da sempre, non solo a livello calcistico, ma anche per questioni sociali e societarie. Cardiff è la città più ricca del Galles, nonché la capitale e centro amministrativo, la squadra di casa può contare sugli investimenti del proprietario malese Vincent Tan (in contrasto con gli stessi tifosi per via delle modifiche ai colori e al logo del club) e su un palmarès più ricco (Fa Cup e Community Shield, anche se l’ultimo trofeo risale addirittura al 1927). Lo Swansea Football Club, invece, compagine situata in una cittadina che si affaccia sulle Three Cliff Bays, è salito alla ribalta soltanto negli ultimi anni grazie alle diligenti azioni di un Supporters Trust, il quale ha contribuito a salvare il club e che ora possiede il 20% delle quote della società, acquistate nel 2002 per 200.000 sterline. I cigni, sotto l’attenta guida di Laudrup, hanno conquistato il primo trofeo della loro storia nel 2013, alzando al cielo la Coppa di Lega dopo aver rifilato 5 reti al Bradford.
Da una parte, sugli spalti del Cardiff City Stadium, spopola la temutissima Soul Crew, firm fondata nel 1983 da un gruppo di ragazzi amanti della musica soul, ma oggi caratterizzata da una scarsa capacità organizzativa e da cani sciolti che cercano per lo più la provocazione. Dall’altra, lungo l’East End del Liberty Stadium, troviamo la Jack Army, una tifoseria giovane e determinata, ma non particolarmente pericolosa, resasi famosa per gli scontri avvenuti contro i rivali: nel 1993, al Ninian Park di Cardiff, i tifosi ospiti lanciarono le poltroncine dello stadio ai sostenitori di casa, che, qualche istante prima, avevano invaso il terreno di gioco per festeggiare un gol della proprio team. La stampa ribattezzò l’accaduto come la battaglia di Ninian Park e per diverse stagioni la federazione proibì alle due tifoserie di seguire le rispettive squadre in trasferta. Ma non è finita qui, perché nel 2006, in occasione dei festeggiamenti per la vittoria in League Trophy dello Swansea, che si impose per 2-1 al Millenium Stadium contro i Bluebirds, Alan Tate e Lee Trundle esposero una bandiera del Galles con scritto fuck off Cardiff, contribuendo ad alimentare ancor di più l’odio tra le due fazioni. Inoltre, il 7 Novembre 2009, a seguito di una vittoria dello Swans a Liberty Stadium, la Soul Crew devastò il North Stand causando ingenti danni all’impianto. In virtù dei festeggiamenti per la promozione del Cardiff in Premier, infine, il capitano Mark Hudson lanciò un chiaro affronto ai rivali in vista della stagione seguente: il difensore, oggi all’Huddersfield, intonò un coro inequivocabile, You Jack bastards, we’re coming for you!’.
Nonostante qualche punto di contatto, come il nazionalismo, e i soli 70 km che separano le due città, le incomprensioni tra i Bluebirds e i Jacks sono alquanto evidenti e si inquadrano perfettamente nel contesto storico-sociale di questo Paese, sicuramente il meno blasonato del Regno Unito dal punto di vista calcistico (nel Ranking UEFA, il Galles occupa la posizione numero 50, superando soltanto Gibilterra, San Marino, Andorra e Armenia). Il South Wales Derby è così, più di una rivalità, più di una lotta ideologica, più del disprezzo, è un vero e proprio odio, calcistico e non, ma altrimenti che Derby sarebbe?

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