Questa volta l’annosa condanna del Benfica è
sferrata da un mano fratricida, quella del lusitano Antonio Alberto Bastos
Pimparel, più comunemente conosciuto con il nome di Beto, estremo difensore del
Siviglia, che neutralizzando due rigori, ha regalato la coppa alla squadra
andalusa. La sfortuna indicibile dei benfichisti, già agognanti per l’anatema
lanciatogli contro da Bela Guttman, suo ex-tecnico ungherese degli Anni
Sessanta, ha subito un ulteriore colpo di grazia da parte di questo portiere,
nativo proprio di Lisbona, e particolarmente vincente in carriera. Beto, classe
1982, è cresciuto nel settore giovanile dello Sporting Lisbona, squadra
acerrima rivale del Benfica, ma non è riuscito mai ad esordire con i biancoverdi,
pur avendo fatto la trafila nello Sporting B. Ha poi giocato con il Casa Pia,
il Marco ed il Leixoes, prima di avere notorietà con il Porto. Ha poi difeso i
pali del Cluj in Romania e dello Sporting Braga, prima di approdare al Sevilla
FC nel 2013. Ha indossato anche la maglia della Under 21 portoghese e della nazionale maggiore lusitana. Beto ha
dunque vinto un po’ di tutto sia in patria che in Romania, ed adesso anche in
Spagna, forse il suo trofeo più importante.
Il Benfica, invece, è incappato ancora in una
sconfitta e soprattutto in una cocente delusione. Le Aquile di Lisbona non sono
riuscite a scacciare il fantasma di Guttman, sebbene Jorge Jesus alla vigilia
abbia evitato di dare importanza a questo sortilegio, ma anche questa volta il
Benfica ha patito per la malasorte. La sconfitta è arrivata ai rigori, dopo
aver creato le occasioni migliori in una partita non bella.
Gli addetti ai lavori si sono lamentati per
una finale non bella, ma purtroppo dal punto di vista dei guadagni e del livello
tecnico di conseguenza l’Europa League continua ad essere un torneo minore. Platini
ed i vertici UEFA dovrebbero provvedere a cambiarne qualcosa nella formula e
nella sostanza, prima che sia troppo tardi.
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