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mercoledì 11 dicembre 2013

Top11- L'Uruguay di sempre 1a


Josè Leandro Andrade
di Antonio Vespasiano (giornalista di Calcio2000)

 
La storia del calcio uruguayano coincide con i capitoli iniziali del romanzo del pallone. L’Uruguay, infatti, non solo è tra i precursori del fútbol sudamericano, ma può ben dirsi che è il protagonista assoluto a livello mondiale delle competizioni calcistiche che andavano nascendo. Dalle sfide della Coppa Lipton (messa in palio dal magnate del tè), con i rivali di sempre dell’Argentina, alla Coppa America, prima competizione per rappresentative nazionali, che prese il via nel 1916 e vide proprio la Celeste vittoriosa. Ma la leggenda dell’Uruguay nacque nel 1924 ai Giochi Olimpici di Parigi, dove gli “oriental” giocarono e vinsero la prima grande rassegna mondiale di calcio, affascinando tutti con uno stile di gioco che mescolava classe e grinta, caratteristiche queste mai smarrite col tempo. L’affermazione quattro anni dopo alle Olimpiadi di Amsterdam e l’organizzazione del primo Mondiale, nel 1930, vinto 4-2 sull’Argentina, certifica a tutti gli effetti la scuola rioplatense tra le superpotenze del calcio.

Dopo la vittoria ai Mondiali del ’50 (nel ’34 e nel ’38 gli uruguayani snobbarono la competizione a mo di ripicca verso le nazionali europee, ree di non essersi presentate nel ’30), l’Uruguay, a parte le cicliche affermazioni in Coppa America, ha perso colpi, ma il brillante quarto posto ai Mondiali Sudafricani del 2010 sembra essere un nuovo inizio, del resto campioni del calibro di Cavani e Suárez fanno ben sperare.

 

Le due vittorie Olimpiche (nel ’24 e nel ’28) così come le due storiche affermazioni Mondiali, quella del ’30, primissima in assoluto, e quella del ’50 tramandata ai potersi come “O Maracanaço”, vista la sorprendente sconfitta brasiliana, che gettò nello sconforto un’intera nazione, hanno permesso alla federazione uruguayana di fregiarsi di ben quattro stelle (la FIFA riconobbe i tornei Olimpici come “Mondiali di calcio per dilettanti”), a dimostrazione di quanto l’Uruguay tenga ai successi che nel passato hanno dato lustro al proprio movimento calcistico. Se questo non bastasse in bacheca ci sono pure quindici Coppa America (basta dire che il Brasile ne ha vinte “solo” otto), che fanno della Celeste la rappresentativa più titolata. Dato il ricco palmares appare difficile che il “Mundialito“ del 1981 sposti di molto l’ago bilancia dei successi di una delle migliori nazionali del mondo.

 

LA FORMAZIONE DI SEMPRE

CLASSE E GRINTA

Il più forte portiere uruguagio di ogni epoca è il leggendario LADISLAO MAZURKIEWICZ, un autentico fuoriclasse nel ruolo. Nonostante il fisico non proprio da granatiere era fortissimo sulle palle alte e agile e attento tra i pali. Vinse da protagonista la Libertadores del ’66 e successivamente anche l’Intercontinentale, vivendo un periodo magico col Penãrol. In nazionale giocò tre Mondiali, ricoprendo un ruolo determinante nel quarto posto del ’70, rivaleggiando in un epico duello con Pelè. I gradi di secondo spettano a ROQUE MÁSPOLI uno degli eroi nella palpitante sfida Mondiale del ’50, quando, nonostante l’incertezza iniziale sul gol di Friaça, non si lasciò intimorire e respinse gli assalti brasiliani fino agli ultimi istanti, ricevendo i ringraziamenti di tutti i suoi compagni.

Nel pacchetto arretrato un posto spetta a JOSÉ SANTAMARÍA, tra i migliori difensori del Mondiale del ’54, visse i suoi anni migliori al Real Madrid dove fece incetta di trofei. Vestì da oriundo la maglia delle Furie Rosse, partecipando ai Mondiali cileni del ’62. Mostro sacro del calcio rioplatense è JOSÉ NASAZZI, “il più grande capitano della storia”, difensore invalicabile contro il quale s’infrangevano gli attacchi avversari. Carisma da vendere e doti da leadership furono alla base del suo soprannome: “el Mariscal” (il Maresciallo). Imbattibile nel gioco aereo, forte nell’anticipo vinse due Ori Olimpici e i Mondiali del 1930 iscrivendo il proprio nome nella storia del calcio. Mediano destro, nello schema del metodo, JOSÉ LEANDRO ANDRADE meglio conosciuto come “la Meraviglia nera”, altro grandissimo calciatore che seppe dar lustro alla maglia dell’Uruguay. Si rivelò al mondo intero alle Olimpiadi del ’24 dove dette saggio delle sue qualità tecniche (facendo credere ai giornalisti di averle affinate inseguendo le galline!). Elegante nei disimpegni, agile e grintoso nelle chiusure, riusciva a portar via la palla agli avversari senza nemmeno sfiorarli, ripartendo con velocità in avanti. Dopo due Ori Olimpici vinse anche i Mondiali del ’30, lui perla d’ebano tra tanti compagni bianchi. Il suo colpo ad effetto era una mezza girata che utilizzava per calciare i palloni a mezza altezza, facendo perno a terra col braccio destro. Mediano sinistro VÍCTOR ANDRADE, nipote del grande campione degli anni ’20-’30, non ne rispecchiava la classe, ma con tenacia e applicazione, nonché col costante supporto che dava in avanti con i suoi frequenti inserimenti, seppe ritagliarsi un ruolo prezioso nel successo Mondiale del ’50, giocando tutte e nove le partite come quattro anni dopo in Svizzera.

I cambi per gli esterni sono SCHUBERT GAMBETTA, pluricampione col Nacional, atleta da corsa, sapeva come dare assistenza agli avanti ma allo stesso modo come ripiegare a protezione della difesa. Tra gli unici del Maracanazo nel ’50, ma già sul podio nella Coppa America del ’41, ’42 e ’47. Sulla sinistra invece PAOLO MONTERO perno imprescindibile della retroguardia della Juve di Lippi. Era un difensore tignoso, che faceva della determinazione, dell’intelligenza tattica e della visione di gioco le sue armi migliori. Autentico leader difensivo, nonché marcatore spietato. Un mix di tecnica, temperamento e personalità, con un piede sinistro capace di lanci millimetrici, ma anche tackle durissimi. Un “cattivo” per antonomasia, suo, infatti, il record di espulsioni in serie A (16). Al centro ATILIO ANCHETA terzino e poi libero del Nacional, dove vinse la Libertadores nel ’71, e successivamente del Gremio, club brasiliano nel quale giocò per diversi anni, meritandosi – lui difensore – il premio quale miglior giocatore del campionato. Quarto con la Celeste ai Mondiali del ’70. Altro grande difensore della scuola uruguagia è stato DARÍO PEREYRA leader della retroguardia del San Paolo dov’era considerato un giocatore fondamentale. Ottime doti tecniche e senso della posizione le sue maggiori qualità, tanto da cavarsela egregiamente anche davanti la difesa.

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