domenica 28 aprile 2013

Il campionato più bello del mondo: Una vittoria per Meroni


 
Gigi Meroni nelle figu Panini
Sarà difficile dimenticare 90 minuti così. E lo sarà difficile allo stesso tempo per la squadra che vinse (il Toro), ma anche per quella che perse (la Juve). Il 22 ottobre del 1967 il Torino si impose al Comunale per 4-0 in un derby ai danni della Juventus, tra l’altro Campione d’Italia in carica e con Heriberto Herrera in panchina. Fu un trionfo autentico, ma tra le lacrime. Qualche giorno prima, infatti, era scomparso l’astro nascente del Torino, il 24enne Gigi Meroni, amato da tutti anche dagli juventini. Dopo la partita vinta in casa ai danni della Sampdoria, l’idolo granata fu investito in pieno centro a Torino e perse la vita in seguito ad un violento impatto con un’auto, guidata dal 19enne Attilio Romero, poi diventato anche Presidente del Toro nel 2000.

 La tragedia scosse tutta Torino, anche quella bianconera, in quanto il valore della rivalità calcistica si conteneva ancora in una grande civiltà e su nutriva un grande rispetto per l’avversario, soprattutto per uno come Meroni, fuoriclasse autentico e genuino, che amava il gioco del calcio ed amava idee proprie, forti e giovani, con il “torto” di essere fuori dalla regole ipocrite e convenzionali della nostra società dell’epoca. La Juve voleva strapparlo proprio ai cugini del Torino con un contratto sontuoso, ma i tifosi granata scesero in piazza per lui e ne impedirono la cessione: “Gigi non si tocca!!”. Il popolo granata lo amava ed aveva ragione di farlo. Più di 20.000 persone parteciparono ai suoi funerali, e il lutto scosse la città. Dal carcere delle Nuove di Torino alcuni detenuti raccolsero soldi per mandare fiori. La stampa sembrò per un attimo perdonare la bizzarria contestata in vita (i capelli lunghi, la barba incolta), ma la Chiesa si oppose al funerale e criticò aspramente don Francesco Ferraudo, cappellano del Torino calcio, per aver celebrato il funerale di un "peccatore pubblico" con riti religiosi. Meroni infatti conviveva in una mansarda di corso Re Umberto a Torino con la sua ragazza di origine polacca, Cristiana Uderstadt, che all'epoca era ancora ufficialmente la moglie (anche se in attesa di annullamento del matrimonio) di un regista romano. (fonte La Stampa).

 Il Toro giocò quel derby ferito nell’anima e nel morale. Una nuova sciagura dopo quella di Superga si era abbattuta sulla grande storia granata. La Juventus di quel giorno di ottobre pareva una vittima predestinata. L’argentino Nestor Combin (che alla vigilia aveva promesso una vittoria), infatti, al 3’ ed al 7’ aveva già bucato due volte l’estremo difensore bianconero Colombo e il punteggio fu poi rifinito dalla terza rete dello stesso Combin e dal quarto gol di Alberto Carelli, giovane granata che scese in campo con la maglia numero 7, proprio quella che era stata di Gigi Meroni. “Meroni Luigino fu triste il destino con te…” recitava una canzone.

Domenica 22 ottobre 1967 Stadio Comunale di Torino

JUVENTUS - TORINO 0-4 (0-2)
Reti: Combin 3', 7', 60', Carelli 67'

Juventus: Colombo, Gori, Leoncini, Bercellino, Sarti, Salvadore, Simoni, Del Sol, Zigoni, Sacco, Menichelli. A disposizione Fioravanti. All.: Heriberto Herrera.
Torino: Vieri, Poletti, Fossati, Puia, Trebbi, Agroppi, Carelli, Ferrini, Combin, Moschino, Facchin. A disposizione Sattolo. All.: Fabbri.
Arbitro: Francescon di Padova.

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