Quando Franco Dal Cin, plenipotenziario dell’Udinese
e faccendiere del calcio italiano e non, riuscì a strappare Zico al Flamengo e
a portarlo in Italia, il popolo brasiliano e non soltanto quello do club màs querido (cioè il più amato)
vissero un vero ed autentico dramma. Il Brasile era costretto in qualche modo
ad esportare il suo maggior e più illustre talento del dopo-Pelè, l’autentico
patrimonio nazionale del momento. In tanti credevano ed avevano cercato
vanamente l’erede naturale di ‘O rey tra i giocatori di pelle nera o tutt’al
più mulatta, fino a ricredersi quando poi Zico, un brasiliano bianco, salì in cattedra con il suo
Flamengo e con la Selecao. Classe ’53 di Rio de Janeiro e cresciuto nel Flamengo,
con i rossoneri carioca Zico giocò ininterrottamente dal 1973 al 1983, fino al
giorno in cui in pratica firmò per l’Udinese. Il suo passaggio non fu facile
neanche per la burocrazia italiana, ma poi la politica acconsentì a quella che
era il sogno di un popolo, il popolo friulano. Zico con il Flamengo vinse
praticamente tutto dal Campionato alla Copa Libertadores e all’Intercontinentale,
segnando oltre 500 gol in carriera, successi che invece non ottenne con la
Selecao.
Con l’Udinese, invece, non vinse niente ma
regalò emozioni grandissime ed autentici colpi di fuoriclasse. Uno dei suoi gol
più belli lo segnò il 6 novembre del 1983 al Friuli contro la Roma Campione d’Italia
all’85’. Una rete che valse ai bianconeri friulani una vittoria di indubbio
prestigio. Che bello che era il calcio quando c’era Zico.
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