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giovedì 16 febbraio 2012

Sotto due bandiere: Sergio Clerici

di Vincenzo Paliotto (tratto da Napolissimo n. 6 del 2012)


In un’intervista concessa diversi anni fa a Salvatore Biazzo, giornalista della RAI, Corrado Ferlaino, per tanti anni Presidente del Calcio Napoli, affermò che uno dei calciatori che maggiormente lo avevano esaltato in maglia azzurra era stato Sergio Clerici. Per il semplice fatto che in molti casi era l’attaccante brasiliano ad incutere timore ai difensori e non viceversa. Nel calcio degli Anni Sessanta e Settanta di sovente rudi difensori, che avevano anche la rigida consegna tattica di non superare lai il centrocampo, maltrattavano con ogni mezzo i prolificii attaccanti di turno. Il brasiliano Clerici, nato a San Paolo il 25 maggio del 1941, era invece un attaccante dagli evidenti mezzi tecnici, ma dotato anche di un’enorme caparbietà e grinta.

 Lo portò in Italia nel 1961 il Lecco, che lo pescò nelle file dei paulisti del Portuguesa. Le sue discendenze erano però chiaramente italiane. Con i lombardi recitò il ruolo del protagonista, anche se nelle prime stagioni segnò con il contagocce. Quindi nel 64/65, in coabitazione del bresciano Virginio De Paoli, con 20 gol primeggiò nella classifica dei marcatori della Serie B. Tuttavia, il suo passaggio in una squadra più blasonata non tenne fede alle enormi potenzialità dell’attaccante. Nel 1967, infatti, approdò al Bologna ed un anno più tardi all’Atalanta, ma senza troppo brillare. Con i felsinei segnò soltanto 4 gol in un campionato Raccolse maggiori consensi nel Verona e passò successivamente alla Fiorentina, club con cui in due anni segnò 20 gol e non passando inosservato.


 Tuttavia, la vera e propria consacrazione del Gringo Clerici arrivò tardi, all’età di 32 anni per l’esattezza, quando sbarcò a Napoli, città che come clima e calore dei tifosi si avvicina indubbiamente ai ritmi paulisti. In due stagioni e con Luis Vinicio in panchina segnò 29 gol, che lo trasformarono in uno dei calciatori più applauditi ed amati del San Paolo. Clerici permetteva con il suo gioco al servizio della squadra al Napoli di lottare per lo Scudetto, anche se il tricolore non arriverà di un soffio.

 Nel ’75 passò poi nuovamente al Bologna, con cui venne scambiato come contropartita tecnica ed un gran gruzzolo di milioni per Beppe Savoldi, il cannoniere italiano del momento. Ma i tifosi napoletani lo rimpiangeranno sempre, anche perché il Gringo si adattava meglio alle caratteristiche zoniste del modello di gioco praticato da Vinicio. Savoldi aveva caratteristiche da cannoniere ma era più statico, Clerici invece interpretava il ruolo del centravanti moderno di movimento. Concluse la carriera agonistica nella Lazio nel ’78, per poi intraprendere una breve carriera di allenatore in Brasile, dove allenò il Palmeiras, il Santos e l’Inter Limeira. Un giornalista napoletano Davide Morgera per descrivere le sue emozioni da tifoso del Napoli ed anche per descrivere le gesta del club azzurro ha intitolato un suo libro con Volevo essere Sergio Clerici, un vero idolo dei napoletani prima dell’arrivo di Maradona.

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